Campus sì, campus no

Da Paolob
Tutto 'è finito', e parlo solo di vacanze, intendiamoci.
Gli squali già da stamattina sono nella grande città, e subito impegnati in quei campus estivi che, grazie a consistenti elargizioni di natura economica, offrono un posto dove metterli in attesa che la scuola muova i suoi primi passi.
'Poveri' bambini.
Prima ai campus per quasi tutto luglio.
Poi al mare per due settimane a nuotare e massacrarsi.
Poi i nonni all'estero.
Poi la montagna, prima con il papà e poi con la mamma.
Ora siamo agli sgoccioli.
La scuola, con i suoi tempi rallentati, apre il 12 settembre, e quindi fino a quel momento bisogna 'riempire', visto che i genitori devono far finta di lavorare.
E siccome questo paese maledetto, con al 'centro' il Vaticano e la famiglia, si organizza per mettere in difficoltà in modo scientifico le famiglie stesse (per fare vivere a suon di euro tutte le associazioni pubbliche degli amici oppure quelle delle parrocchie), allora l'unico modo per avere una soluzione è quello - se non si hanno i nonni a completa disposizione e vicini geograficamente parlando - di sborsare in continuazione danaro, ogni giorno, sempre di più.
È tutto straordinario.
Ma ormai sono rassegnato a questo disastro chiamato Italia.
Conto solo i giorni in cui i miei figli, economicamente permettendo, possano fuggire a gambe levate e permettersi da lontano di guardare il proprio paese, con un sorriso ironico accompagnato da una sonora pernacchia.


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