E' sviluppato ma non soffre.Allora è Cassh.
Dopo Bric (Brasile, Russia, India e Cina) e Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), adesso nel vocabolario finanziario entra un nuovo acronimo: Cassh. Con questo termine gli operatori indicano Canada, Australia, Singapore, Svizzera e Hong Kong: tutti paesi sviluppati che, però, non hanno i problemi dei mercati più evoluti classici. Non camminano sul filo della recessione come gli Stati Uniti (anche se gli ultimi dati americani sembrano allontanare questa possibilità), non sono alle prese con la crisi del debito come il Vecchio continente (il quale peraltro
potrebbe entrare in una fase di ristagno nel 2012) e, a differenza del Giappone, non devono fare i conti con il rallentamento delle altre due macro-regioni (che rappresentano i principali mercati di sbocco per le merci del Sol levante).
Arrivano i CasshGli operatori, tuttavia, sembrano aver dimenticato che i mercati più evoluti del mondo (soprattutto dal punto di vista finanziario) non sono solo Usa, Europa e Giappone. “Ci sono zone piccole ed ugualmente sviluppate che sono più in salute”, spiega uno studio firmato da Russ Koesterich, responsabile della strategia di investimento di iShares. “Alcuni di questi stati hanno minori problemi di debito e buone prospettive di crescita. Nel dettaglio, stati come Canada, Australia, Singapore, Svizzera e Hong Kong dal punto di vista dei fondamentali appaiono più forti di tante altre zone sviluppate”. Per identificare questi asset di investimento l’operatore ha coniato l’acronimo Cassh (che si va ad affiancare agli ormai celeberrimi Bric e Piigs inventati da altre banche d’affari).
I limitiNon sono però solo rose e fiori. Questi paesi rappresentano una piccola frazione degli indici globali come l’Msci. In generale, poi, vengono considerati mercati esotici che non vengono presi in considerazione quando si cercano asset di difesa. Inoltre – e questo è vero soprattutto per Singapore ed Hong Kong – possono essere percepiti come zone emergenti. Infine, i titoli di questi paesi possono soffrire per il fatto di essere conosciuti solo dagli investitori locali che sono comunque pochi rispetto a quelli, per esempio, americani o europei. “Detto questo bisogna anche sottolineare che le crisi arrivano sempre da Usa Europa o Giappone, piuttosto che dai paesi Cassh”, conclude lo studio di Koesterich. “Questi, nel lungo periodo possono rappresentare una scelta prudente per limitare l’esposizione del portafoglio alle zone più rischiose migliorando al contempo la diversificazione”. fonte