Ci scambiamo uno sguardo un po’ stordito ma complice; il treno ha lasciato Milano da un pezzo e ci troviamo fermi sulle rotaie in mezzo al buio. L’avevo lasciata tra le pagine di Pennacchi prima di abbandonarmi ad un sonno scomodo e precario, interrotto ora da suoni meccanici e parole scambiate con noncuranza qualche scompartimento più in là. Assicurandomi di non darle fastidio, stendo le gambe frontalmente, mentre lei le porta a sé, rannicchiandosi lateralmente. Poggia le spalle al finestrino e sposta i capelli al lato destro con una mossa lenta dietro il collo. Il libro riposa indisturbato al suo fianco, mentre entrambe richiudiamo gli occhi in cerca di riposo.
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