di Nicola Pucci
Una triade di fuoriclasse che pare invincibile, Cancellara, Boonen, Sagan; un manipolo di garibaldini all’attacco, Chavanel, Flecha, Van Avermaet; una coppia di tricolori senza paura, Pozzato e Paolini. Benvenuti, amici del ciclismo, al Giro delle Fiandre numero 97, anno del centenario.
Cancellara al Giro delle Fiandre – da sports.fr
Si parte dalla meravigliosa Piazza del Mercato di Bruges, e tra gli uomini forti del pedale che spianano i muri e volano sulle pietre sono questi i nomi degli accreditati al successo che può valere una carriera. Il percorso, lo sapete senz’altro, è tra i più impegnativi per le classiche di un giorno. Quassù, dove il ciclismo è una religione, anzi meglio visto che non semina morte; quassù, dove si nasce e si cresce a birra e pedivelle; quassù, dove nei locali fumosi si contratta se l’uomo del pavè possa considerarsi “il cannibale” Eddy Merckx o “monsieur Roubaix” Roger De Vlaeminck; ecco, tra queste lande grigie, spettinate dal vento, disseminate di viottoli che si arrampicano su per muri dalle pendenze micidiali si sono dati battaglia i giganti della strada. Spazio alla cronaca, dunque, con l’occhio vigile all’altimetria e i campioni che arrancano già da questa mattina.
Diciassette muri, alcuni lastricati di pavè da sembrare più adatti alle capre che alle biciclette, sono da scavalcare lungo i 256 chilometri di passione e vien proprio voglia di metter piede a terra. Molti lo faranno, sul Koppenberg che si impenna al 22% da far venir la gobba anche ai muli; qui si screma il plotone e davanti rimangono gli uomini tosti votati alla vittoria. Il Belgio lacrima già da ore l’abbandono dell’enfant du pays, Tom Boonen campione in carica, costretto al ritiro per una rovinosa caduta al chilometro 19. Qualche temerario ci prova da lontano, tra questi il lanzichenecco Andrè Greipel, poderoso velocista. Il Vecchio Kwaremont, ai meno 17 dal traguardo di Oudenaarde, ha un nome che si perde nella leggenda ed è l’occasione per chi ha la dinamite nei polpacci di provare a far qualcosa. Il freddo è raggelante, le temperature del giorno atrofizzano le idee ma ci prova Jurgen Roelandts, capitano della Lotto.
Laddove fino a due anni fa c’era il Muur per antonomasia, il Grammont tagliato fuori dal cambio di percorso, oggi si eleva il Paterberg come ultima asperità che segna il destino dei pretendenti alla gloria ciclistica. E qui il treno di Berna, Fabian Cancellara, spenge le illusioni di Sagan e Roelandts: accende il turbo e si invola verso il traguardo. Vince con 1 minuto26 secondi di distacco, è il bis dopo il successo del 2010 e mai responso fu più legittimo. Ha vinto il più forte.
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