Magazine Diario personale

Cancelliamo una cosa dell’anno vecchio

Da Chiara Lorenzetti

Se si potesse cancellare, come una magia, una bacchetta magica, qualcosa del 2015, definitivamente, voi cosa vorreste cancellare?

Questa è la mia città, Biella; e questa era la piazza del Duomo.

Foto Antonino del Popolo

Foto Antonino del Popolo

Una piazza il cui selciato è di ciottoli di fiume. Al centro, la fontana del Mosè. Tutto intorno, una fila ordinata di platani. Un insieme coerente con la città, una piazza non molto frequentata perché fuori dal giro solito del passeggio. Quotidiani abitanti: stormi di piccioni, adolescenti e fedeli.

Questi sono i lavori iniziati ad Agosto, con una convenzione tra la Città di Biella e il Capitolo della cattedrale di Biella.

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(chi fosse interessato al progetto, qui il pdf del comune)

Facendo un breve sommario del sottosuolo (di una città che vanta pochi reperti archeologici e quindi tutto quello che si trova è come manna dal cielo) si sono trovate le fondamenta della vecchia chiesa, sepolture medievali, un rifugio della prima guerra mondiale. Poche cose, ma che per mancanza di fondi, sono stati prontamente coperti, dicono per preservarli, io dico per sempre. (qui l’articolo sui reperti archeologici) 

Dopo solo 5 mesi, la maggior parte dei platani abbattuti, i reperti tombati, ecco la piazza oggi.

Foto Antonio Canevarolo

Foto Antonio Canevarolo

Ciottoli inseriti in lastre di pietra lisce e chiare in uno strano gioco di colori e disarmonia. I pennoni? Luci a led e telecamere. I platani? Non ci sono più, al loro posto un quadrato d’erba e un cippo.

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A me questa piazza nuova non piace. Sono stati spesi 2 milioni e 200 mila euro per cosa? Per tentare di rendere moderna una piazza che non lo è? E non lo è perché il suo contesto è un contesto ottocentesco, una piazza raccolta, a pochi passi dal Battistero romanico, costruito con ciottoli locali e laterizi sulle rovine di un sepolcreto pagano tardo romano. Da restauratrice ho imparato a rispettare il tempo, la storia, a dare coerenza tra il restauro e il rifatto; a non invadere, a non prevaricare sull’opera, a lasciare il più possibile la natura originale, nel più assoluto rispetto.

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Dicono che ci abitueremo, che passerà il tempo e tutto tornerà nella mente come vissuto. Io non lo so e se potessi, davvero questa nuova piazza la metterei nel cestino delle cose che non piacciono del 2015.
Poi c’è di peggio, lo so.

E voi? C’è qualcosa da mettere nel cestino e buttare via?

Chiara  


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