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CANCELLIERI E INQUISITORI #carcere #malagiustizia #dimissioni

Creato il 04 novembre 2013 da Albertomax @albertomassazza

cancellieriUn errore l’ha fatto la ministro Cancellieri nella gestione del caso di Giulia Ligresti, ma di sicuro non è stato di essersi adoperata per risolvere la situazione critica di una detenuta.  Lo sbaglio, di pura ingenuità politica, è stato di aver smascherato una di quelle ipocrisie su cui si regge la credibilità di ogni politico: l’ipocrisia dell’imparzialità di fronte ai cittadini. L’imparzialità umana è una chimera, ma il politico deve rappresentarsi come imparziale. Il tono colloquiale delle sue telefonate, in situazioni in cui il personale si è confuso con l’istituzionale, ha dato adito giustificatamente a sospetti circa un’attenzione al caso specifico rafforzata da un suo coinvolgimento personale. Un tale errore di valutazione (o meglio, di sottovalutazione) porterebbe alle dimissioni in società di tradizione anglosassone, germanica o scandinava, ma alle nostre latitudini raramente ci si è mossi dalla poltrona per cose ben più gravi.

La questione sta tutta qui. Non ci sono risultanze di pressioni; al momento della segnalazione, a quanto pare, le procedure per la concessione dei domiciliari erano già state avviate, favorite dalla richiesta di patteggiamento dell’imputata, poi condannata a 2 anni e otto mesi. Di più: come confermato dalle autorevoli testimonianze di Ilaria Cucchi e della madre di Federico Aldrovandi, la Ministro aveva dimostrato sensibilità per altri e più drammatici casi giudiziari. Casi ben diversi da quello di Giulia Ligresti, non solo per gli esiti tragici: da una parte gli eccessi nelle modalità d’arresto da parte delle forze dell’ordine e la negligenza del personale sanitario; dall’altra, una detenuta in attesa di giudizio, per la quale lo stato di salute avrebbe consigliato gli arresti domiciliari. Piuttosto che una crociata contro la Cancellieri, ci sarebbe da farne una contro gli abusi della carcerazione preventiva in Italia, da sempre una delle cause determinanti il cronico sovraffollamento delle patrie galere.

Ciò che sconcerta è l’atteggiamento dell’opinione pubblica, pronta a tirare per i capelli la memoria di poveri cristi che hanno dovuto sopportare un martirio ingiusto e ingiustificabile, con scarsa attinenza al caso specifico, pur di dimostrare la parzialità della Ministro. Il problema della carcerazione preventiva, come quello degli eccessi delle forze dell’ordine, è stato indegnamente travolto dal fervore inquisitorio della crociata anti-casta. Ho letto personalmente invettive deliranti contro Ilaria Cucchi e la signora Aldrovandi sui social network, di commento ai post che riportavano la loro presa di posizione a favore dell’operato della Cancellieri. Quando poi si è saputo del rapporto di lavoro tra il figlio della Ministro e il clan Ligresti, con tanto di liquidazione milionaria, apriti cielo: le forche mediatiche si sono moltiplicate alla velocità della luce. A pagare dazio, come al solito, è stata la chiarezza e la serenità necessarie per crearsi un’opinione obiettiva su una questione delicata come quella sollevata dal caso in questione. E buona parte dell’opinione pubblica si è riconfermata degna della peggiore politica di cui si lamenta; peggior politica di cui la Cancellieri non è sicuramente espressione.



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