Ebbene io credo che questo la dica lunga su come vediamo la vita e come vediamo la malattia, difficilmente ci passa per la mente che quella persona possa trarre giovamento dalla malattia e difficilmente riusciamo a vedere la possibilità di guarigione per questa persona.
Per questo ci ritroviamo completamente spiazzati e non sappiamo come intavolare un discorso.
In genere il discorso passa velocemente a un resoconto delle cure che la persona sta seguendo e sugli ultimi esami svolti, il discorso poi è spesso farcito di parole del tipo “purtroppo” “non si può fare nulla” ” mi dispiace” “speriamo in bene” etc.
Secondo me il nostro compito verso la persona malata non è quello di portargli conforto sottolineando la sua situazione precaria e l’impossibilità di fare qualcosa da parte nostra e da parte sua ma al contrario di spronarlo chiedendogli cosa ha intenzione di fare, quali sono i suoi progetti per il futuro, sì perchè è solo in questo modo che la persona può percepire da noi fiducia nella sua possibilità di guarigione.
Credo che sia controproducente dire parole come “poverino” “che sfortuna” etc. la malattia non è una sfortuna e non è qualcosa da commiserare, la malattia è una possibilità che arriva nel momento in cui una persona è pronta per affrontarla, fa parte del suo percorso di crescita, chi siamo noi per dire poverino? Chi siamo noi per sminuire così il suo percorso?
Il malato non ha bisogno della nostra pietà e noi non siamo poco umani se non gliela diamo, lui sta affrontando il suo personalissimo percorso a ha tutte le carte in regola per oltrepassare il problema: non è poverino…
Per quel che riguarda i consigli non tutti sono pronti ad accettarli, se un malato non è convinto che mangiare davvero sano possa fare la differenza è inutile insistere, le sue scelte per essere efficaci devono essere prese in piena responsabilità e convinzione, se non vuole seguire i consigli, è brutto dirlo, ma è la sua vita e come tale lui ha diritto di viverla esattamente come vuole, non saranno le nostre costrizioni che lo aiuteranno: l’unica persona che lo può davvero aiutare è lui stesso e fino a quando non deciderà di farlo costringerlo dall’esterno non potrà portare a buoni frutti.