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Cancro: Gabriele e il suo appello alle istituzioni

Creato il 12 novembre 2012 da Tipitosti @cinziaficco1

Solo pochi mesi fa combatteva con “il corpuscolo attaccato al suo testicolo”. Oggi si fa in quattro per invocare il rispetto di un diritto sacrosanto: quello alla salute di tutti i cittadini.

E’ la storia di Gabriele Dadati, nato a Piacenza nell’82, scrittore, che, tra marzo e aprile scorsi ha scoperto di avere un cancro. In realtà, se n’era accorto nel 2011, ma non gli aveva dato molto peso. La stessa malattia gli ha portato via una persona molto cara e ha colpito nel frattempo sua madre. Gabriele ha conosciuto per mesi la disperazione. Ora si sente più forte.

Cancro: Gabriele e il suo appello alle istituzioni
“Ho vissuto prima nella paura di morire – afferma –  e ora conosco il timore, più blando, quasi un rumore bianco, del ritorno della malattia”.   Porta ancora dentro di sé i ricordi delle notti in bianco. “I momenti peggiori – ricorda – arrivavano la sera, quando c’è silenzio e buio e devi addormentarti. Allora il brusio della giornata si placa e il pensiero si ostina a riproporti la tua condizione. Quello che puoi fare è allestire un mantra, fatto di dati positivi: casi di persone che ce l’hanno fatta – per il cancro al testicolo il caso più celebre è quello di Lance Armstrong, parole di incoraggiamento pronunciate dai medici, statistiche favorevoli. Dal mantra cerchi di lasciare fuori la possibilità infausta. Ma è complicato. Oltre a questo ci sono le persone che ami e ti amano. Quante telefonate ho fatto loro la sera! Tantissime. Da ultimo, ma questa è una cosa personale, me ne rendo conto, c’è la preghiera. Ho conosciuto persone che dicevano serenamente: ‘Non mi sento sfortunato per la malattia, mi sento miracolato per averla scoperta e avere la possibilità di tentare cure e guarigione’. Ho cercato di fare mio questo pensiero, anche se non è stato sempre facile”.

Gabriele lo ammette: tante, tantissime volte ha avuto terrore. “Spesso – confessa –  la sera andavo in bagno, mi guardavo in faccia e mi dicevo: “Ma possibile che tu sia così fifone? Tu non morirai, non metterlo neanche in conto, quindi smettila. Non darai alle persone che ami e ti amano questo dolore, e in più hai un sacco di cose da fare su questa terra. Nello stesso tempo, c’erano folate di paura, che mi facevano rabbrividire. Pensavo di essere più forte. E invece. Vorrei diventare più coraggioso per il futuro”.

Eh, sì, a Gabriele il coraggio d’ora in avanti servirà molto. Dovrà affrontare un’altra battaglia. “Ora sto bene – ci fa sapere – almeno fino a prova contraria, cioè fino a quando non ci sono recidive. Certo, sono diventato un “sorvegliato speciale”, perché devo fare controlli continui. Ma questo non mi impedisce di rendermi utile, fare qualcosa per gli altri. La malattia non mi ha cambiato. E’ vero, per mesi mi ha tolto la gioia di vivere, progettare, gestire il mio corpo e il mio tempo. Ora mi dà un nuovo obiettivo: far capire alle istituzioni quanto importante sia la prevenzione. Una diagnosi veloce abbinata ad una corretta  cultura alimentare farebbero miracoli.”  Questa è la sua nuova sfida.

“Credo – afferma – che questi due fattori potrebbero migliorare di molto le prospettive nella prognosi. Dunque, ho chiesto alla politica di fare questa riflessione: è il caso di inserire insegnamenti strutturati di cultura sanitaria nelle scuole dell’obbligo? Non deve lo Stato pensare di educare i suoi cittadini sotto questo profilo? Questo ha senso per il singolo cittadino, ma anche un effetto economico per lo Stato. In epoca di tagli alla Sanità, diagnosi tempestive non permettono forse di dover dispensare meno cure e quindi di spendere meno? In questo senso parlo di corsi di educazione alla salute”.

Cancro: Gabriele e il suo appello alle istituzioni

E le risorse? “I corsi di aggiornamento per i docenti delle scuole dell’obbligo – replica pronto Gabriele –  si fanno in continuazione e spesso i presidi fanno salti mortali per trovare qualcosa di interessante da insegnare. Un po’ queste cose le so. Sono figlio di un’ insegnate, fratello di un’ insegnate e io stesso “esperto”, chiamato ogni tanto a parlare nelle scuole. Penso che si possa inserire tra questi corsi, già previsti e finanziati, la formazione necessaria. E aggiungo: molti oncologi, all’interno di una programmazione seria, farebbero formazione gratuitamente. Se fosse stata diagnosticata prima la mia sola malattia sarebbe costata diverse migliaia di euro in meno allo Stato.

E ne fai di formazione con qualche migliaia di euro! Insomma: il risparmio sarebbe, penso, superiore alla spesa. Dopodiché, chiederei ai futuri Governi di ascoltare i primari, incontrarli, parlare con loro”.

Scriverà un libro sulla sua storia? “Ho già scritto un romanzo – afferma – che parla di cancro. Si intitola “Piccolo testamento” ed è uscito prima che mi ammalassi. Per ora basta così”.

                                                                                                                         Cinzia Ficco

                                                                                                            


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