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Candidato a sorpresa: Jay Roach ci presenta la politica
Creato il 18 settembre 2012 da SaramarmiferoCam Brady (Will Ferrell) è un deputato in carriera. Con alle spalle quattro mandati assegnati per mancanza di avversari, la professione politica per lui si traduce in tagli di nastri, strette di mano e pupi da baciare. È un esperto nel dire nulla, somministra alternativamente alle platee il motto “America, Gesù, Libertà” e un accalorato “Sosteniamo i nostri soldati!”. Tutto fa pensare che verrà riconfermato, ma un'orrenda gaffe a sfondo sessuale cambia le carte in tavola, facendo precipitare il suo indice di gradimento. I milionari senza scrupoli che fino a quel momento lo hanno sostenuto, cominciano così a spalleggiare, a suon di quattrini, il sempliciotto Marty Huggins (Zach Galifianakis). Il 'candidato a sopresa' del titolo non sembra possedere il physique du role necessario a concorrere, ma l'intervento del più spietato manager sulla piazza segnerà la sua metamorfosi da grassottello pesce pagliaccio ad autentico squalo dell'arena elettorale, complici due carlini dal respiro inopportuno messi in quarantena, una moglie che trasuda probità domestica acconciata come Hillary Clinton e, dulcis in fundo, la sostituzione in casa di pizzi e merletti con fucili e teste di cervo appese alle pareti. La competizione tra Marty e Cam si farà via via più feroce, fino a quando la posta in gioco non sarà più soltanto la conquista di un seggio al Congresso, ma la propria stessa sopravvivenza politica.
Diretto dal Jay Roach di Ti presento i miei e della saga di Austin Powers, dai quali affluisce il medesimo umorismo scatologico e di cattivo gusto (non per questo inefficace), Candidato a sorpresa, conscio di non poter evitare la mannaia della censura, elabora una serie di gag politicamente scorrettissime, almeno quanto i suoi immorali protagonisti. Perfetto il cast, composto dai comici dello storico programma Saturday Night Live, tra i quali spiccano Will Farrell, ormai avvezzo al doppiopetto da politico dopo anni di gloriosa imitazione di George W. Bush, e il veterano Dan Aykroyd. Inutile dire che, per realizzare una commedia davvero dissacrante in cui lo spettatore possa riconoscere, sotto forma più o meno stereotipata o enfatizzata, le storture del presente, occorre partire da un solido fondamento realistico. “Stiamo mostrando, in maniera buffa e divertente, come viene fatta la salsiccia”, afferma Galifianakis. E Roach è certo in grado di assolvere questo compito, data la sua recente regia di due lungometraggi tv targati HBO. Game change e Recount, affrontavano con tono ben più serio, rispettivamente, le elezioni presidenziali americane del 2008 e il broglio rilevato in Florida durante il testa a testa Bush-Gore, nel 2000.
Tra scazzottate con bambini, video porno, blasfeme pantomime del Padre Nostro e surreali indiscrezioni sul collaborazionismo di Cam, negli anni della scuola elementare, con un certo “paese arcobaleno” sospettato di fomentare l'ideologia comunista, Candidato a sorpresa, pur concedendosi l'happy end di rito, getta una luce sinistra, semmai se ne sentisse l'ulteriore bisogno, sul mondo della politica, in cui i leader migliori sono quelli che riescono a confezionare la frase ad effetto più convincente, quelli che come un camaleonte sanno offrire, a seconda del target che hanno di fronte, la faccia da uomo qualunque, da Superman o da self made man. Un'immagine politica che non può prescindere da due scenari peculiari: il focolare e l'altare. Famiglia e fede religiosa sono le coordinate cui l'elettore smarrito si affida per ritrovare il “retto” candidato. Si accendono così riflessioni non nuove. È dai tempi degli spot televisivi a mezzobusto “Eisenhower risponde all'America”, che gli Usa discutono sulle conseguenze del marketing applicato alla politica, per cui si tenta di vendere ai cittadini un presidente come si venderebbe una saponetta. Più interessante, in un'ottica cinematografica, sarebbe notare come gli autori di Candidato a sorpresa operino in modo non molto dissimile dagli orchestratori di campagne elettorali messi qui alla berlina: apparecchiando ad uso e consumo dello spettatore uno show senza esclusione di colpi, che fa leva su una conoscenza pressoché scientifica degli oliati ingranaggi comici, al fine di conquistare più voti, pardon, più risate possibili. Insomma, un film divertente ma furbetto, che cerca di sfruttare al meglio il clima effervescente della campagna presidenziale statunitense appena iniziata.
Film in uscita il 21 settembre 2012. Ecco il trailer:
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