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Cani

Creato il 26 maggio 2015 da 19stefano55

Un pezzo non pubblicato per precoce morte di LUOGOS. Ciao.

Cani

Passeggio per le strade, per i viottoli, per piccoli sentieri e osservo. Sto verificando mentre leggo dei bei romanzi che lo scrittore non può usare gli occhi come se fossero lì , impressi sopra il naso, senza valore, fintanto che non ti creano fastidi, bruciori o cominci a vederci di meno.
Gli occhi sono delle torce nel buio. Le usiamo ormai poco ma quando ne abbiamo bisogno concentrano il fascio di luce dove ci serve e vediamo bene proprio in quel punto.
Il romanziere penetra lo sguardo dentro l’oggetto e ne scopre l’essenza materiale e , in alcuni, spirituale e ce le proietta su carta per offrirle alla nostra mente svagata, quale amica “facile” con i nostri occhi.
Da questi ragionamenti traggo ammirazione per tali siffatti scrittori e costernazione per me, sapendo quanto in questi anni abbia usato questi miei occhi senza fare connessioni. Si dice nel proverbio “chi cià il pà nun cià i denti” , pensando a come non sfruttiamo le risorse.
Con questi pensieri limitanti questo mio voler essere lo scrittore, ho omesso volutamente l’articolo indeterminato “un” perché non mi motiva, mentre “lo ” mi dilata, mi veste, mi adula nella cerchia degli ossequiosi amici. E’ peccato, lasciatemelo, mi serve per agire bene, come reazione all’indifferenza. Insomma non vorrei sembrar Don Abbondio, mancherebbero oggi i matrimoni, ma camminavo con questi strampalati pensieri quando intravedo e non pesto una cacca di cane. Banalità e fortuna ma il risveglio dallo scampato pericolo mi rende , finalmente! la vista acuta.
Tre passi e un’altra, 5 passi e nell’angolino noto un muro bagnato con onde sinusoidali e un’ umidità a terra. Mi verrebbe immediata la frase dell’ironia collegata alla situazione del paese ma mi par bastante già l’argomento.
Ad un angolo di una stradina un cartello avvisa” se ti colgo a far fare la pipì sul mio marciapiede, ti meno, brutto stronzo. Tu sei , il cane”. In un’altra parte del paese ne ritrovo scritto un altro ma pur dello stesso tenore, con altra creatività. Relazioni sociali, buon vicinato. Possibile che un cane possa creare questa realtà di odio?
Certo son vie secondarie , ormai i guinzagli hanno gli accessori , ma i padroni non si chinano. Non è da padroni inchinarsi. I cani non sono più quelli di una volta, come il clima. Una frase che mi è sorta spontanea vedendo le varietà di razze che a fianco di padroncini, camminano con vari portamenti e vestiari. E’ durata poco l’idea di un commerciante ad aprir un negozio per accessori per cani e gatti, nonostante l’amore per gli animali , i soldi ne girano poco e quindi l’idea è morta dopo pochi mesi.
Mi ricordo che a scuola vinsi come premio bontà (bastava stare immobili, non rispondere ai compagni di banco e il premio era sicuro, ma poi avevo un tremendo formicolio ai piedi …tutta colpa del maestro unico!) un libro sulle razze canine. Era un libro di foto, didascalie, ma sempre foto erano. Oggi no, sul corso sono esposte tutte le razze: molossi, volpini, una miriade di mastini, pincher, pure qualche raro animale da terrore tipo Rottweiler. Un libro vivente, musi mai visti, prezzi pari ad automobili dell’ usato sicuro e componenti di famiglie anche con figli.
A volte ho la tentazione di accostare il viso del proprietario a quello del suo cane, va bene l’ironia ma questa è pura cattiveria, però almeno la mole. Ma no guarda quella con quei tacchi alti che si porta a spasso…un barboncino! Tacchi e barboncino, un messaggio subliminale. Miro rari passeggini ma qualcuno c’è n’è in strada e sui volti del papà e della mamma, vedo negli incontri con amici abbracciati ad un Chihuahua, uno sguardo dimesso. No, non è la paura per il lillipuziano e nervoso petit chien, ma la mancanza di un cane, di razza, di moda.
Ho avuto un cane, brutto, bastardo che ubbidiva poco e questo è un’umiliazione profonda per un uomo ma nella solitudine di adolescente ho parlato molto con lui. E’ morto per trascuratezza, perché comunque era un cane, a cui doveva bastare gli avanzi di pranzo. Allora c’erano campi e quando passeggiavamo la faceva lì, senza miei sensi di colpa né paure di vendette urbane, era un cane!
Il cane può essere un esempio di come il bene comune è parola dei tempi e insoluti rimangono gli scempi (la rima baciata , abbiate pazienza) : la cacca è mica tanto un bene comune! Eppure tutti ricercano momenti della giornata e spazi nuovi per devolvere agli altri il debito contratto con il proprio fedele amico. Rimangono gli extracomunitari, senza cani , con tante bocche da sfamare, ma grazie a Dio lo stato sociale offre i pannoloni.

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