Valori contro il valore? Il fallimento prevedibile della moralizzazione
di J.Verraes
L'illusione per cui ci sarebbe libero arbitrio, nel processo di modellare il mondo secondo l'economia di mercato, persiste presso tutte le correnti di destra e di sinistra, e presso tutti coloro che denunciano gli eccessi di questo mondo, ma senza mai riferirsi al loro carattere oggettivo.
Come se si potesse avere Politica all'interno del capitalismo!
Ci si richiama così, eternamente, ad una "migliore distribuzione della ricchezza", ad una "trasparenza" del potere e, soprattutto, alla "moralizzazione del capitalismo finanziario", sempre tenendo presente che "l'economia di mercato è naturale come l'aria che respiriamo."
Ma la rivendicazione moralista non si ferma al mondo della finanza, tanto demonizzato nella sfera politica. Non serve essere dei preti, per "indignarsi" di fronte ad una vera e propria forma di decadenza morale che interessa tutte le dimensioni dell'esistenza. Quando un imprenditore vende dei falsi prodotti biologici, o delle protesi mammarie non omologate o dei farmaci contaminati, quando un altro produce un film porno ed un altro prosciuga un lago in Cina, possiamo essere sicuri che avevano un'assicurazione e la buona coscienza moderna sintetizzata dal motto che "ciò che vende è buono, ciò che è buono si vende". E quando non viene giustificato da uno pseudo-realismo e dal "senso comune" degli esperti, allora la cosa avviene col senno di poi, e questo tipo di affari si rivela uno scandalo solo dopo che la torre è caduta.
Gli esempi recenti della "Primavera araba" mostrano bene la distanza che esiste tra le ambizioni e le possibilità di azione nel campo della morale. I regimi autoritari, prima del 14 gennaio 2011, avevano la pretesa di essere gli eredi dei movimenti di liberazione anti-coloniale, che continuavano il processo di modernizzazione e adeguamento cui avevano dato inizio gli stessi coloni. Avevano recuperato positivamente i concetti progressisti dell'Illuminismo, accompagnando la creazione del moderno sistema di produzione e distribuzione delle merci così come veniva già praticato in Europa e negli Stati Uniti. Dopo aver abbandonato il potere militare, gli ex coloni avevano mantenuto la relazione di interdipendenza a colpi di contratti sulle materie prime, o attraverso l'invio di un numero crescente di turisti. In cambio, le ex colonie rispettavano le due condizioni indispensabili ad una buona circolazione di valore: la repressione del fondamentalismo e il controllo dell'emigrazione, con tutti i mezzi. Il doppio sviluppo capitalistico, materiale ed ideale, si affermava come è avvenuto in Europa, ma su un terreno molto meno dissodato in termini di ideologia. Ciò ha avuto per conseguenza la valorizzazione del campo religioso, come una forma di resistenza alla dominazione straniera. Non rimaneva più, a questa tendenza, che di trovare un'organizzazione e dei leader politici per diventare ciò che si chiama sotto i nomi di "Ennahda" in Tunisia o di "Fratelli Musulmani" in Egitto. Queste organizzazioni clandestine, prima della "primavera araba", diventando delle autorità sul piano politico, sono come dei folli guardiani contro la decadenza insita nella modernità proveniente dall'esterno. Si battono in nome dell'Islam e di un'identità musulmana, ispirati da uno soffio divino nella lotta contro la perversione dei valori. Questi nuovi cani da guardia della morale immaginano di perseguire il loro obiettivo senza curarsi della "realtà del mercato". Quando le esigenze dell'economia tunisina o egiziana si faranno sentire, quale leader oserà mettere un freno allo "sviluppo" del paese, a rischio di perdere la sua credibilità?
Proprio come l'ecologia dev'essere criticata in quanto critica parziale che non tiene conto delle dinamiche reali del capitalismo, l'ideologia moralista non ha alcun avvenire, che non sia quello dell'oscurantismo, senza che sappia indicare le vere ragioni del crollo. il mondo della merce non risponde che ai suoi propri bisogni, e non ha altro limite che quello imposto dalla concreta realtà. Dal momento che il processo di valorizzazione può essere fatto, allora si farà, avendo cura di passare tutti i confini, che siano naturali, ideologici o morali. Davanti al rullo compressore ideologico e materiale, nessun buon sentimento può fare nulla senza la critica più profonda delle categorie fondamentali capitaliste, che sono il lavoro,la merce, il denaro e lo Stato.
- J.Verraes -
fonte: http://palim-psao.over-blog.fr