Poteva essere l’apoteosi della mia serata cinematografica.
Denzel Washington è, attualmente, il mio attore preferito in assoluto. Lo amo in tutto ciò che fa. In Training Day ha raggiunto la massima perfezione, in The Hurricane è stato mitico, Malcolm X, in Codice genesi è stato intenso e mistico, Deja vu, Il Collezionista d’ossa, sensibile e toccante in JohnQ. E ce ne sono tantissimi altri, tutti degni di nota. Denzel più invecchia più e bello e bravo!
Mark Wahlberg mi sta conquistando. Credo però di essermi innamorata come un’adolescente di lui in Pain & Gain. Una faccia da culo di prima categoria! Spavaldo, arrogante, egocentrico, sexy da morire. Delle sue interpretazioni sicuramente The Italian Job e Four Brothers sono quelle che preferisco. Mirabile anche in The Fighter e The Departed.
Mai avrei pensato di ricevere una delusione da questa pellicola.
E invece il regista ha tessuto una trama piuttosto poco credibile, inconsistente, tanto baccano per nulla.
La cosa peggiore, però, è stato l’esercizio di stile assolutamente autoreferenziale con cui Kormákur ha tentato di usare le tecniche imparate dalla lezione di Tarantino. In questo film ha creato solo caos con troppi flashback e poca struttura.
Ci vedo anche un tentativo di coralità alla fratelli Cohen nelle inquadrature panoramiche introspettive.
Peccato…
Lascia stare, ritenta e sarai più fortunato!
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