Sono tutti schierati alla griglia di partenza i ventidue film che dal 16 al 27 maggio concorreranno per la Palma d'Oro. Cannes 2012 è alle porte e già il consueto chiacchiericcio su chi vincerà cosa ha fatto versare fiumi di inchiostro sui giornali. Il carrozzone delle scommesse è partito con il suo carico di nomi illustri e habitués della kermesse, dall'austriaco Michael Haneke (Il nastro bianco, La pianista), che torna a dirigere la pupilla d'oltralpe Isabelle Huppert, agli impegnati Ken Loach e Abbas Kiarostami, passando per Cristian Mungiu, cantore numero uno della nuova generazione di film-maker rumeni, il “dogmatico” Vinterberg (Festen), il talentuoso indipendente statunitense Jeff Nichols, secondo alcuni uno dei papabili per la vittoria, fino a David Cronenberg e il suo atteso Cosmopolis, un'anti-odissea firmata De Lillo che schiera nelle vie di Manhattan l'ex Twilight Robert Pattinson, come al solito alla disperata ricerca di un'interpretazione che gli permetta finalmente di togliersi quella scomoda dentiera da vampiro.
Reality di Matteo Garrone
Ad aprire le danze Moonrise Kingdom dello stralunato Wes Anderson e il suo cast affollatissimo (Bill Murray, Bruce Willis, Edward Norton, Harvey Keitel, Tilda Swinton, Frances McDormand) che da solo basterà a riempire di stelle il firmamento di questa 65° edizione. Infine, il sempre verde novantenne Alain Resnais, monumento vivente del film d'autore europeo, chiamato a fare gli onori di casa con Audiard e Leos Carax, e il diamante grezzo del cinema nostrano Matteo Garrone, che con Reality tenta di bissare il trionfo di Gomorra.Ventidue registi (e sottolineo il maschile plurale) per una selezione variegata in quanto a generi, età e provenienza geografica dei cineasti. Ce n'è per tutti i palati. Un nutrito plotone di autori nelle retrovie e una combattiva avanguardia di nuove leve più o meno giovani, più o meno promettenti, più o meno Sundance-style. I bibliofili avranno di che sfamarsi, stuzzicati dal già citato Cosmopolis e dalla trasposizione del capolavoro di Kerouac, Sulla strada, ad opera del brasiliano Walter Salles. I cuori più nazionalisti potranno consolarsi della presenza di un solo titolo italiano selezionato grazie al presidente di giuria, Nanni Moretti, e alle proiezioni fuori concorso di Io e te di Bertolucci (grande ritorno dopo The Dreamers) e di Dracula 3D di Dario Argento.
Sembra non manchi niente a Cannes 2012 e invece manca tutto. Che fine hanno fatto le registe? Soltanto un anno fa, la kermesse francese aveva regalato alla stampa di tutto il mondo il sogno di un quartetto di giovani donne in competizione (Naomi Kawase, Julia Leigh, LynneRamsay e Maïwenn, quest'ultima insignita del premio della Giuria), capitanate dalla veterana Jodie Foster fuori concorso. Dodici mesi più tardi, il miracolo è finito, quel che è peggio nella totale indifferenza di quanti, appena ieri, profetizzavano l'avvento di una cinematografia internazionale più paritaria.
Berenice Bejo
Certo, la Croisette pullula di donne. Dalla madrina Berenice Bejo, fresca del successo planetario di The Artist, alle attrici Nicole Kidman, Kristen Stewart, alla giurata Diane Kruger: i fashion-addicted e i magazine pronti ad offrire la loro dose massiccia di abiti di gala e red carpet minuziosamente radiografati non si lamenteranno. Ciliegina sulla torta, la prorompente bellezza in bianco e nero di Marilyn Monroe, icona ufficiale di questa edizione. Nessuno critico che si sia accorto di quella poltroncina desolatamente vuota dietro alla macchina da presa. Morale: nella darwiniana selezione di ciò che è o non è notiziabile, sopravvivono di norma i fatti considerati straordinari, dove per "stra-ordinario" si intende qualcosa che supera l'ordinario. Quattro donne che figurano nella rosa dei registi selezionati a Cannes è una notizia. Una lista di soli uomini è ordinaria amministrazione. Se avessero presentato una selezione ufficiale senza giovani, o senza titoli extraeuropei, allora sì ci si sarebbe interrogati sul perchè e il per come, deplorando una scelta in controtendenza con i tempi.Purtroppo, Cannes 2012 non fa che confermare le cifre di una recente ricerca realizzata dal Center for the study of women intelevision&film, pubblicata lo scorso dicembre. Focalizzandosi sul mercato americano, lo studio rivela che solo il 5% dei registi del piccolo e grande schermo nel 2011 erano di sesso femminile. Allargando il campo all'industria del cinema nella sua globalità, le donne rappresenterebbero il 18% di registi, produttori, sceneggiatori e addetti ai lavori dei 250 migliori successi al box office dello scorso anno. I dati del 2010 erano superiori di 2 punti, e la percentuale di registe recensita nel 1998 era addirittura il doppio rispetto ad oggi.
Kathryn Bigelow, Oscar alla migliore regia nel 2010
Si allontanano sempre di più, e non solo cronologicamente, i tempi in cui Jane Campion agguantava, prima donna nella storia, la Palma d'Oro per Lezioni di Piano. Era il 1993, e di lì a poco la corsa agli Oscar avrebbe lasciato all'autrice neozelandese le briciole di un banchetto riservato in primis a pellicole maschili. Bisogna attendere il 2010 perchè il "sesso debole" riesca a far breccia nella fortezza di maschilismo dell'Academy. É Kathryn Bigelow con il film di guerra The Hurt Locker a rubare la statuetta di miglior regia dalle mani di James Cameron e della sua creatura in 3D Avatar. Curioso che a tagliare per prima il traguardo (prima di lei, oltre alla Campion, le uniche candidate al titolo sono state la nostra LinaWertmuller e Sofia Coppola), sia stata proprio la Bigelow, abile frequentatrice di generi tradizionalmente poco amati dal pubblico rosa, come gli action movie (Speed), la fantascienza (Strange Days) e l'horror (Il buio si avvicina), cui i colleghi uomini attribuiscono uno stile registico smaccatamente maschile. Senza dubbio considerandolo il migliore dei complimenti.Film in concorso
“Amour” - Michael Haneke
“The Angels’ Share” - Ken Loach
“Baad el mawkeaa” - Yousry Nasrallah
“Beyond the Hills” - Cristian Mungiu
“Cosmopolis” - David Cronenberg
“Holy Motors” - Leos Carax
“The Hunt” - Thomas Vinterberg
“Killing Them Softly” - Andrew Dominik
“In Another Country” - Hong Sang-soo
“In the Fog” - Sergei Loznitsa
“Lawless” - John Hillcoat
“Like Someone in Love” - Abbas Kiarostami
“Moonrise Kingdom” - Wes Anderson
“Mud” - Jeff Nichols
“On the Road” - Walter Salles
“The Paperboy” - Lee Daniels
“Paradies: Liebe” - Ulrich Seidl
“Post tenebras lux” - Carlos Reygadas
“Reality” - Matteo Garrone
“Rust and Bone” - Jacques Audiard
“Taste of Money” - Im Sang-soo
“You Haven’t Seen Anything Yet” - Alain Resnais