si stende il tappeto rosso per la Salle Debussy
Dopo quelle estenuanti sei ore e passa di treno Milano-Cannes – trasbordo obbligato a Ventimiglia, e soste in tutte le città e citadine e borghi di mare da Genova in poi – eccomi alla meta, e sono le 15,40 (partenza 9,10 da Milano Centrale). Il Ventimiglia-Cannes (capolinea Grasse) è partito con un quarto d’ora di ritardo, e poi s’è capito, e visto, il perché. La Gendarmerie, nella persona di due guardie assai francesamente sicure e comprese di sé e del proprio ruolo, hanno setacciato tutto il treno, aprendo naturalmente anche i cessi, per stanare eventuali clandestini. Ne hanno beccati quattro, tre africani, peraltro dignitosissimi, e un nord africano. Compiuta la missione d’ordine pubblico contro il pericolo venuto da lontano, il convoglio si è messo in moto a ritmo blandissimo verso la città della Croisette, delle star e delle palme. Si arriva al Palais dove campeggia la grande affiche dei questo Cannes 68, efficace nella sua semplicità, con una foto di Ingrid Bergman anni Cinquanta che gigantografata devo dire è un bel marchio per questo festival. Mai viste file così lunghe per il ritito dell’accredito: non ditemi, per favore, che i giornalisti quest’anno saranno di più, il che vorrebbe dire file e calche ancora peggiori per le proiezioni. Domani (mecoledì 13) vedremo. Anche se l’opening ufficiale sarà alle 19 con La tête en haut di Emmanuelle Bercot (con l’iconica Catherine Deneuve), gli screening per la stampa partono alle 10 di mattina, con, ovviamente, il film d’apertura. Alle 13 Umimachi Diary del giapponese Kore-Eda Hirozaku (concorso), su cui son parecchi a puntare. L’Italia arriva alle 19 con la proiezione stampa di Il racconto dei racconti di Matteo Garrone in Salle Debussy, con replica all 21 alla Salle Bazin. Sarà interessante vedere come il film – nella mia opinione non buono – impatterà con la platea dei giornalisti internazionali, che son poi quelli che determinano la sorte di un film. Il racconto dei racconti avrà ben due proiezioni ufficiali giovedì 14, alle 11,30 e alle 22,30, segno che Cannes ci conta. Dopo l’accredito, ritirato anche le sac, la borsa festivaliera con dentro il catalogo e altra roba, quest’anno in forma di vezzosa cartella scolastica vintage, e però in plastica di un bel blu. Un bell’oggetto che sta piacendo parecchio ai giornalisti, anche se non proprio comodissimo. Intanto, clima abbastanza quieto da giorno prima, con ancora lavori in corso. Operai che stendono il tappeto rosso, pareti pittate di fresco, scale mobili del Palais purtroppo non funzionanti, e bisogna salire a piedi fino al Wifi Café a ritirare la password. Da domani sarà una bolgia, oggi s’è potuto perfino prendere un caffé lì allo spazio wifi (caffè che nei giorni più convulsi alle 10 di mattina è già bell’e finito, lo stesso l’acqua minerale). Incredibilmente, pochissimi cinesi. Arriveranno nei prossimi giorni o l’invasione si è fermata? Quei pochi son tuti muniti di fotocamera e lì a fotografare ossessivamente chiunque e qualunque cosa. Clima ottimo: fa caldo, c’è il sole, il che è una notizia, e la sera un fresco da mare. Dite che è il minimo sulla Costa Azzurra in maggio? Mica tanto. Due e tre anni fa tempratire quasi invernali e implacabile pioggia sulle teste, e gli ombrelli, dei festivalieri in coda.
La bag blu del festival a forma di vezzosa cartellina scolastica: è molto piaciuta ai giirnalisti