Anno: 2013
Durata: 94′
Genere: Drammatico
Nazionalità: Francia
Regia: Jean-Charles Hue
Acclamatissima la proiezione di Mange Tes Morts del cineasta francese Jean-Charles Hue, classe 1968, che nel piovoso pomeriggio di lunedì ha presentato il suo film, insieme a tutto il cast, nella sezione Quinzaine Des Realisateurs, concepita proprio nel 1968, durante i giorni caldi del Maggio Francese.
Il film segue il filo conduttore della produzione di Hue, che dai primi anni zero racconta le storie del mondo gitano attraverso vari cortometraggi; nel 2009 gira Carne Viva, primo lungometraggio mentre nel 2011 esce La BM du Seigneur, ambientata nella comunità nomade degli Yèniche, nel nord della Francia, nel quale riprende le avventure della famiglia Dorkel (alcuni dei quali interpreti quasi nei panni di sé stessi in Mange Tes Mortes)
All’interno di una comunità nomade riappare Fred (Frédéric Dorkel), dopo essere stato in prigione per quindici anni per via dei furti continui; Fred, dopo la scomparsa del padre si era sentito responsabile nei confronti della madre e dei fratelli più piccoli, Michael (Michael Dauber) e il più giovane, Jason (Jason Dorkel); il suo ritorno crea tensioni all’interno del nucleo familiare e sociale, il cui sostentamento è legato al furto, principalmente di ferro e rame. La voglia di riscatto da parte di Fred, il desiderio degli altri di prevalere su di lui, che nonostante la lontananza è considerato un capo carismatico, e la voglia di Jason di farsi riconoscere tra gli adulti affiorano piano piano dopo i convenevoli e i saluti di bentornato.
Questo intreccio di sentimenti e passioni alimenta il racconto di Hue, che riesce a rendere una tensione crescente, supportata anche dalla presa diretta e dallo stile quasi documentaristico del film; il regista si fa narratore extra-diegetico, completamente esterno alla storia, che osserva lo svolgersi degli avvenimenti e l’intricarsi dei sentimenti che li muovono, arrivando fin nel pieghe più nascoste dell’anima e in ogni piccolo gesto, a testimoniare la sua autentica conoscenza della comunità nomade.
Anna Quaranta