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Cannes 67: “The search” di Michel Hazanavicius (Concorso)

Creato il 28 maggio 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

The search

Anno: 2014

Durata: 149′

Genere: Drammatico

Nazionalità: Francia

Regia: Michel Hazanavicius

Dopo il successo e l’Oscar ottenuti con The Artist, il regista francese di origini lituane Michel Hazanavicius torna in competizione a Cannes con un’opera completamente diversa, incentrata sul conflitto in Cecenia del 1999 e sul dramma delle vittime civili, per evidenziare e denunciare gli orrori di tutte le guerre e l’indifferenza della maggior parte delle istituzioni politiche internazionali che, troppo spesso, si limitano a giudicare i conflitti e le tragedie dei profughi da lontano, come ‘pratiche burocratiche’.

Pur affermando di non voler dare al suo lungometraggio un carattere politico, Hazanavicius si schiera, eccome, con i civili uccisi spesso solo ‘per gioco’ (come nel filmato amatoriale autentico che apre il film e da cui il regista trae spunto per la sua sceneggiatura, in cui marito e moglie vengono uccisi da un giovane soldato per puro divertimento), e racconta da un lato la storia di una famiglia smembrata, dopo la mattanza priva di senso dei genitori, ed il vagare della figlia maggiore in cerca dei suoi fratellini fuggiti per paura, dall’altra – in parallelo – la triste vicenda di Kolja, un ragazzo russo come tanti che suonava la chitarra e usciva con gli amici, spedito al fronte perché beccato con un po’ di fumo in tasca, e della sua escalation verso un atteggiamento sempre più violento, per ottenere il rispetto dei commilitoni che lo picchiano ed umiliano continuamente.

Interessante il personaggio interpretato dalla dolce Bérénice Bejo, quello della cooperante Carole, giovane ed idealista, pronta a prendere in casa e ad adottare il piccolo Hadji, un bambino di 9 anni, traumatizzato e reso temporaneamente muto dalla guerra, che la sorella cerca disperatamente ovunque fino all’epilogo con happy end. Bel ruolo e ben recitato quello di Annette Bening, una donna che lavora nelle organizzazioni umanitarie, resa ormai scettica dall’indifferenza della politica e del mondo verso la sofferenza degli individui, che crede solo nelle azioni concrete.

Nonostante un approccio piuttosto didattico e forse non originalissimo, il film si lascia gustare e le vicende dei protagonisti catturano l’attenzione e ci conducono senza fatica in un viaggio cinematografico di oltre due ore, nei territori della solidarietà e dell’empatia, magari con qualche sbavatura ma, in questo caso, perdonabile.

Elisabetta Colla


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