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Cannes 67: “The Tribe” (Plemya) di Myroslav Slaboshpytskiy (Semaine de la Critique)

Creato il 22 maggio 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Anno: 2014

Durata: 130′

Genere: Drammatico

Nazionalità: Ucraina

Regia: Myroslav Slaboshpytskiy

Alla Semaine de la Critique il regista ucraino Myroslav Slaboshpytskiy presenta il suo primo lungometraggio, girato completamente attraverso il linguaggio dei segni, senza sottotitoli e senza voice-over e narrato in “terza persona”, come si intuisce sin da subito dai rumori di scena.

Il giovane cineasta ucraino parte dalla sua scuola d’infanzia, accanto alla quale c’era una scuola per sordomuti: lì ha avuto modo di ammirare la bellezza del linguaggio dei segni che lo porta nel 2010 a girare il suo primo cortometraggio Deafness, sulla brutalità dei poliziotti nei confronti dei sordomuti; accolto calorosamente dalla comunità di sordomuti di Kiev, il suo lavoro ha avuto visibilità anche ai festival internazionali di Locarno e Berlino e in coincidenza con la riforma della Fondazione del Cinema Ucraino, che per questioni di censura poco prima  non avrebbe mai finanziato un film del genere, è riuscito ad ottenere i fondi per questa sua opera prima.

La mancanza di sottotitoli impone allo spettatore di guardare il film in un altro modo, prestando particolare attenzione alle immagini ai gesti e ai minimi particolari che raccontano la storia; non è difficile, dice il regista, che sostiene di aver pensato a questo tipo di impostazione dopo aver visto il film La Mort De Dante Lazarescu di Cristi Puiu; il film rumeno, con sottotitoli in estone ha dato modo a Slaboshpytskiy di lasciarsi portare dalle immagini, esperienza che ha voluto riproporre nel suo film.

Le tinte molto fosche: è la storia di un gruppo di ragazzi, interpretati da giovani attori sordomuti non professionisti, che studiano in una scuola e per sbarcare il lunario mettono in piedi furti, racket e giri di prostituzione; Slaboshpytskiy si è ispirato a Gomorra di Matteo Garrone – e in effetti ne ricorda la crudezza per il mancato passaggio all’età adolescente dei personaggi, ragazzini anagraficamente ma già adulti rabbiosi e disincantati; e lo schema narrativo richiama anche il genere Western: c’è una comunità, già ben strutturata, e arriva uno “straniero” (Grigory Fesenko), che si innamora dell’eroina (la giovane Yana Novikova, presente alla proiezione insieme a Slaboshpytskiy e mette scompiglio nella “tribù”

The Tribe dà particolare risalto alla condizione dei sordomuti, che in Ucraina vivono una situazione di isolamento sociale, e il fatto che la censura non consentisse fino a poco tempo fa al regista l’ottenimento dei fondi per il film la dice lunga; ci sono scene che richiamano tra le righe anche l’attuale situazione politica del Paese, ancora pesantemente divisa tra chi vuole entrare in Europa e chi vuole restare con la “grande madre Russia”; in classe l’insegnante mostra ai ragazzi la cartina dell’Europa accanto alla quale c’è, in bella vista, una bandiera dell’Unione Europea; in un’altra scena  un uomo  arriva a scuola con buste di merci provenienti da Spagna e Italia, e i ragazzi lo accolgono con entusiasmo.

E sul palco della Semaine il regista, che si esprime in ucraino e viene tradotto nel linguaggio dei segni, in inglese e in francese, offre uno spunto politico di come, attraverso il cinema, si possono superare le diversità e si possono mescolare  contenuti e modalità espressive già esistenti, con altre sperimentali, per crearne di nuove.

Anna Quaranta


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