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Cannes 68: Marguerite & Julien di Valérie Donzelli (Concorso)

Creato il 27 maggio 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
  • Anno: 2015
  • Durata: 110'
  • Genere: Commedia drammatica
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Valérie Donzelli

Ritorna a Cannes – 68esima edizione – la regista francese Valérie Donzelli, con la sua consueta libertà, ispirazione e fantasia, in competizione con il film Marguerite & Julien, liberamente tratto da una storia realmente accaduta, trattando un tema forte e trasgressivo, quello dell’incesto, con lo stile personalissimo che la contraddistingue, per il quale molti accostano le sue opere a quelle di maestri come Rohmer, Rappeneau e Truffaut. Proprio per quest’ultimo celebre regista, fra l’altro, era stata scritta, da Jean Gruault negli anni Settanta, una prima sceneggiatura relativa alla storia di Marguerite e Julien de Ravalet, fratello e sorella, figli di Jean III de Ravalet, signore di Tourlaville.

I due fratelli, legatissimi fin dall’infanzia, vennero separati volutamente dai genitori per lungo tempo ma si ritrovarono in gioventù e cedettero al loro amore, creando grave scandalo nell’intera società del tempo: oltre all’incesto, infatti, dovettero rispondere anche del reato di adulterio, visto che Marguerite era sposata con un nobile di ben 32 anni più agé, e pagarono con la morte per decapitazione il loro amore. Questo racconto, che Truffaut decise poi di non trasformare in film, viene oggi ripreso dalla Donzelli, che riscrive la sceneggiatura con il suo ex-marito Jérémie Elkaïm (protagonista anche in quest’ultima pellicola, come nelle precedenti), ponendo la storia ‘fuori’ dal tempo cronologicamente inteso, così da renderla universale. Laddove infatti la vera storia dei due fratelli/amanti si svolge tra Cinquecento e Seicento, qui si mescolano epoche e luoghi, musiche e tecnologie, abiti d’epoca ed elicotteri. Interessante e sperimentale, oltre che visivamente riuscito, il film mantiene un buon ritmo e, per essere un melodramma, risulta godibile ma, in generale, non riesce ad emozionare davvero: eppure gli ingredienti del dramma passionale ci sarebbero tutti ma l’alchimia non funziona al punto di provare empatia per i protagonisti, che rimangono un po’ distanti.

Per la prima volta la Donzelli sceglie di non essere attrice del suo stesso film ed, al fianco dell’immarcescibile Jérémie Elkaïm, mette una sua giovane alter ego Anaïs Demoustier nel ruolo femminile principale. “Volevo fare un film di un certo respiro – ha raccontato la regista –  un film per tutti, con una dimensione di fiction, cavalleria e avventura, e sentivo che questa storia conteneva tutti i temi a me cari: l’amore impossibile, la fusione, l’idea di considerare l’amore come una malattia, o come un destino. Volevo filmare una vera e propria tragedia. Al tempo stesso non m’interessava fare una ricostruzione storica dei fatti, ma volevo la libertà di creare un mondo a partire da alcuni elementi reali, come il castello della famiglia Ravalet, ancora esistente”.

Elisabetta Colla



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