- Anno: 2015
- Durata: 110'
- Genere: Drammatico
- Nazionalita: USA
- Regia: Gus Van Sant
Tutti si aspettavano qualcosa di più (‘più’ originale, indie, trasgressivo?) dal sempre imprevedibile regista Gus Van Sant, in concorso alla 68esima edizione del Festival di Cannes con il film The Sea of Trees, prodotto con un budget piuttosto consistente ed interpretato da un cast di tutto rispetto. Ma lui, Van Sant – vincitore della Palma d’oro nel 2003 con Elephant e due volte candidato all’Oscar per pellicole come Will Hunting-Genio ribelle e Milk – ama stupire il pubblico e rinnovare la sua pelle, spesso alternando pellicole descrittive, quasi documentaristiche, ad altre decisamente più sentimentali, coinvolte, affettive, per così dire.
La foresta immensa cui fa riferimento il titolo è quella di Aokigahara, alle pendici del monte Fuji in Giappone, un bellissimo parco noto come ‘la foresta dei suicidi’ perché considerato fra i migliori luoghi al mondo per darsi la morte. È qui infatti che il protagonista, Matthew McConaughey, dopo la tragica dipartita della moglie (interpretata da una brava Naomi Watts) ed a causa di alcuni seri problemi di coscienza, si ritira per un viaggio senza ritorno con pillole in abbondanza e tanti ricordi da elaborare. Ma accade qualcosa di inaspettato: un uomo, ferito e sventurato (nel ruolo Ken Watanabe), comparso dal nulla, richiederà il suo aiuto per ritrovare la strada perduta, trascinandolo (letteralmente) sempre più in profondità nei meandri della labirintica foresta, del senso della vita e della morte, della ricerca del vero Sé: tale esperienza, ai confini fra magia e spiritualità, aprirà nello scettico scienziato McConaughey, spiragli a mondi ‘divergenti’ dove è possibile dialogare con i morti, coltivare orchidee, occuparsi della propria e dell’altrui umanità. Ricorrono nel film tanti dei temi cari al regista: la natura misteriosa e sovrana, l’interesse per la cultura giapponese e per le ‘altre’ dimensioni, il rapporto stretto fra la vita e la morte, la complessità dei sentimenti e delle vicende umane in genere.
Non ben accolto dalla critica alla presentazione ufficiale del Festival di Cannes, The Sea of Trees tocca momenti di grande regia ed intensità, ad esempio in alcune scene all’interno della foresta, che fanno pensare a tratti onirici alla Kurosawa, ed altri quasi grotteschi e goffamente melò, soprattutto nei flash-back della vita quotidiana fra moglie e marito, liti e riconciliazioni annesse. Ad un’impertinente giornalista che in conferenza stampa chiedeva a regista ed interpreti di commentare i fischi in sala, Matthew McConaughey ha risposto senza scomporsi: ‘Ognuno ha il diritto di dire “booo” come ognuno ha il diritto di applaudire’.
Elisabetta Colla