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Cannes caput mundi

Creato il 12 maggio 2011 da Kelvin

CANNES 64: LA 'TERRA DELL' ABBONDANZA'
Cannes caput mundi. Eh sì, quest'anno i francesi hanno fatto davvero le cose in grande... dopo un paio di edizioni (o forse più) decisamente sottotono, il 'cast' della 64. edizione è qualcosa di simile a un cielo stellato: provate a dire un nome qualsiasi di un Autore con la 'A' maiuscola e vedrete che ci sarà. Perchè quest'anno sulla Croisette ci saranno davvero tutti: mai visto un 'menu' più appetitoso di quello che il Festival sta per proporci.
E sarà davvero dura per il presidente di giuria Robert DeNiro e i suoi illustri colleghi proclamare la pellicola meritevole della Palma d'Oro: ovviamente stiamo parlando 'a scatola chiusa', senza averne viste nessuna, e altrettanto ovviamente ci saranno solenni delusioni ma anche belle sorprese. Fattostà che tra i venti film in concorso c'è davvero l'imbarazzo della scelta in fatto di gusti e passioni personali.
Venti titoli, venti storie diverse, e un favorito d'obbligo. Pronostici pressochè unanimi, infatti, per Terrence Malick e il suo Tree of life. La ricetta è esplosiva: metti un 'guru' del cinema moderno, inavvicinabile e non inquadrabile artisticamente (cinque film in quasi cinquant'anni di carriera), un'accoppiata di interpreti di 'mostruosa' bravura (Brad Pitt e Sean Penn), una trama avvolta nel mistero più fitto. Malick non si smentisce mai e l'attesa è davvero spasmodica... tutti lo aspettano al varco.
Ma Cannes 64 sarà anche il festival di autori conclamati: applaudiamo fin d'ora il ritorno del grande Aki Kaurismaki, in gara con Le Havre (commedia a sfondo sociale e piena di umanità). Salutiamo con altrettanta enfasi anche i nuovi lavori di Pedro Almodovar (Le piel que habito, con cui il cineasta iberico torna a misurarsi con l'estremo e il surreale) e Radu Mihaileanu (La source des femmes), così come aspettiamo con ansia di vedere il turco Nuri Ceylan, il cui film è tutto un programma già dal titolo: Once upon a time in Anatolia.

CANNES 64: LA 'TERRA DELL' ABBONDANZA'

'Tree of life' di Terrence Malick

Ci saranno poi gli habituè del Festival, come i fratelli belgi Jean-Pierre e Luc Dardenne, già vincitori due volte della Palma: quest'anno ci riprovano con Il ragazzo con la bicicletta, in cui schierano per la prima volta un'attrice affermata, la bellissima Cecile de France. E vedremo se ci proporranno qualcosa di diverso dai 'soliti' film disperati e sterotipati cui ci hanno abituato... altro assiduo frequentatore della Croisette è Lars Von Trier, forse il più abile venditore di fumo che il cinema ricordi, col quale il sottoscritto ha da tempo troncato ogni rapporto... ma questa è un'altra storia. Fattostà che il suo Melancholia (scommettiamo?) sarà ancora una volta l'ennesimo FINTO film-scandalo della competizione. Scandalo assicurato invece con la debuttante Julia Leigh, 'protetta' di Jane Campion (qui in veste di produttrice) e in gara con Sleeping Beauty, storia di una candida studentessa universitaria che, per guadagnarsi da vivere, si concede ogni notte a uomini anziani e facoltosi per poi 'dimenticare' tutto il mattino successivo... detta così sembra la trama di un porno, vedremo. Sesso a go-go anche in L'Apollonide del francese Bertrand Bonello: film d' 'interni' ambientato nelle case chiuse del secolo scorso. Tra le prostitute-interpreti anche la nostra Jasmine Trinca.

CANNES 64: LA 'TERRA DELL' ABBONDANZA'

'Melancholia' di Lars Von Trier


Ma ci saranno anche e soprattutto gli italiani. Con due 'pezzi da novanta' e molto, molto agguerriti! Nanni Moretti schiera subito il suo Habemus Papam, forse il suo miglior film dai tempi di Caro Diario, e di gran lunga il più bel film italiano dell'anno. Il regista romano è amatissimo in Francia, già vincitore tempo fa con La stanza del figlio e sempre apprezzatissimo dalle giurie. Un pensierino alla Palma è lecito farlo, Malick permettendo. E Michel Piccoli si candida fin da ora al premio per il miglior attore: il suo papa dubbioso, timido, scostante e molto 'umano' pare fatto apposta per far breccia nel cuore degli spettatori.

CANNES 64: LA 'TERRA DELL' ABBONDANZA'

Sean Penn in 'This must be the place'

Non si sa molto invece di This Must Be the Place, ma a dirigerlo è Paolo Sorrentino, e questo ci basta: le poche immagini che abbiamo visto, con uno Sean Penn truccatissimo e irriconoscibile nei panni di una rockstar in declino che va a trovare il padre morente, ci hanno già messo addosso una tale voglia di vederlo... e pensare che da noi arriverà solo a ottobre! Ma varrà la pena aspettare, ne sono convinto.
Ma Cannes non è solo concorso. Da sempre anche nelle sezioni collaterali si possono ammirare titoli interessanti e importanti. Non rientra secondo me in questa categoria lo stanco divertissement di Woody Allen, ormai abbonato ai filmini romantici e noiosamente civettuoli come Midnight in Paris. Ma da gente come Spike Jonze, Jeff Nichols, Kim-Ki-Duk, Gus Van Sant, Michael Radford e Andrej Zvyagintsev (ricordate lo splendido Il ritorno, vincitore a Venezia?) è lecito aspettarsi qualcosa di buono. E sono curioso anche di vedere cosa porterà sullo schermo una come Jodie Foster, al suo ritorno alla regia dopo sedici anni. Il film si chiama The Beaver e promette di essere una storia inquietante e disturbante sul tema della depressione, con il discusso (e discutibile) Mel Gibson come protagonista.
Insomma... ce n'è per tutti i gusti. Buon Festival a tutti !


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