Cannes: Garrone vince il Grand Prix con "Reality". Palma d'oro a Haneke

Creato il 27 maggio 2012 da Kelvin


Cannes incorona di nuovo Michael Haneke, ma per noi italiani gli applausi sono tutti per Matteo Garrone: il suo Reality conquista il prestigioso Grand Prix, ovvero la 'medaglia d'argento' del concorso, a quattro anni di distanza da Gomorra. Per il cineasta romano è la definitiva consacrazione nell'Olimpo degli Autori con la 'A' maiuscola, ottenuta oltretutto con un film rischiosissimo e surreale, che unisce commedia e dramma, sentimento e sarcasmo feroce: la storia del pescivendolo napoletano disposto a vendere l'anima al diavolo pur di partecipare al Grande Fratello era di per sè una grande scommessa, felicemente vinta. Garrone promette uno spaccato feroce e grottesco della televisione italiana, e noi moriamo dalla voglia di vederlo. Non stiamo adesso a disquisire sull'annoso (e palloso) tema dell'ennesima 'rinascita' del cinema italiano, è un argomento che come sapete non ci appassiona. Però va pur detto che dopo il trionfo dei Taviani alla Berlinale questo è un altro riconoscimento importante alla nostra produzione. E qualcosa vorrà pur dire.

Michael Haneke (al centro) e il cast di 'Amour'

Vince Haneke, dicevamo, e questa invece non è certo una sorpresa: come (fin troppo) annunciato dai 'rumors' provenienti dagli addetti ai lavori, il regista austriaco si porta a casa la 65. Palma d'Oro, la seconda personale dopo quella vinta tre anni fa con Il nastro bianco. Il suo nuovo film si chiama semplicemente Amour, e racconta la struggente storia d'amore tra una coppia di insegnanti di musica ultra-ottantenni, messa a dura prova dalla malattia che colpisce la moglie. Canovaccio come si vede non certo originale, ma pare che le interpretazioni di Jean-Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva valgano da sole il prezzo del biglietto. Vedremo. Certo resta la curiosità di vedere come un regista solitamente 'agghiacciante' e torbido come Haneke si sia cimentato in una vicenda sentimentale. Anche se, c'è da scommetterci, conoscendolo difficilmente ci sarà il lieto fine...

Ken Loach

Per il resto, pochi 'scossoni' anche per quanto riguarda gli altri premi: come si evince leggendo il palmarès, infatti, mai come quest'anno si è voluto premiare l' 'usato sicuro': quasi tutti i vincitori sono personaggi già premiati in passato, a testimonianza di una certo conformismo di fondo (malgrado la 'mina vagante' Moretti presidente di giuria) e, probabilmente, di una qualità artistica complessivamente non eccelsa. Ed allora, ecco che il Premio della Giuria va al 'vecchio' Ken Loach con il suo The angel's share, mentre la miglior sceneggiatura è quella del romeno Christian Mungiu (quello di 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni) in gara con Beyond the hills, film che vede premiate ex-aequo anche le due attrici principali, Cosmina Stratan e Cristina Flutur. Miglior attore in gara è invece il danese Mads Mikkelsen, interprete de La caccia, film di Thomas Vinterberg, ex allievo di Lars Von Trier (la piccola Danimarca, quindi, continua a mietere successi). Premio per la miglior regia, invece, al messicano Carlos Reygadas per Post tenebras lux.


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