Cannibal Music: i dischi di giugno 2015

Creato il 28 giugno 2015 da Cannibal Kid
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Questo mese rischiavo di non farcela, preso com'ero ahimé tra i migliori e i peggiori tormentoni dell'estate, ma alla fine ce l'ho fatta. La rubrica dei dischi di Pensieri Cannibali ahivoi va avanti ancora e questo mese ci sono suoni di un po' tutti i tipi: pop, rock, electro e persino country!
Florence + the Machine “How Big, How Blue, How Beautiful”
Forse stufa di essere considerata una Dea, la rossa di capelli Florence Welch è tornata con i piedi per Terra, con il suo disco probabilmente più umano. Cosa che non significa che io abbia smesso di rivolgere a lei una preghiera ogni sera prima di andare a dormire. Rispetto al precedente “Ceremonials”, in questo nuovo album Florence sembra però aver voluto usare un tono meno religioso, meno sacro. È una Florence più diretta, come nel singolo radiofonico “Ship to Wreck”, più rock, come nella bomba “What Kind of Man”, più sognante, come nella stu-pen-da “St. Jude”, più spensierata, come dimostrano i coretti anni 50 di “Third Eye”, e persino più sculettante e quasi danzereccia, come nel cambio di ritmo di “Delilah”, Soltanto il tempo ci dirà se questo disco è meglio rispetto ai precedenti, quel che è certo è che per la terza volta Florence ha centrato un disco big, blue e soprattutto beautiful. Dio, cioè lei, la benedica. (voto 8/10)

Muse “Drones”
Non capisco. Non capisco se sono io a essere cambiato, o sono loro. O entrambi. I primi tre album dei Muse li avevo adorati. Da lì in poi ho invece fatto quasi fatica ad ascoltarli. Questo “Drones” mostra qualche leggero segnale di ripresa, un paio di pezzi come “Psycho” e “Reapers” sono parecchio esaltanti, eppure non riesco più ad amarli. Mi sembrano sempre più eccessivi, barocchi, pomposi e sempre più presi dalla loro - per carità innegabile - bravura tecnica. I Muse, come conferma anche la tematica fantascientifica di questo concept album, sono diventati come un blockbusterone di Michael Bay: tutti effetti speciali, zero sostanza e, soprattutto, niente cuore. Non il mio, almeno. (voto 5/10)
P.S. I cori da Chiesa della conclusiva “Drones” ce li potevi anche risparmiare, caro Matthew Bellamy.

Ash “Kablammo!”
Se l'amore per gruppi come i Muse, o ad esempio anche gli Smashing Pumpkins, è svanito nel corso del tempo, c'è una band per cui il mio cuoricino non ha mai smesso di battere: i sottovalutati Ash. Dopo un'assenza dalle scene durata alcuni anni e in cui il cantante Tim Wheeler ha pubblicato un disco solista, i tre nordirlandesi sono tornati a fare quello che sapevano fare meglio: un pop-rock frizzante e potente in grado di gasare oggi quanto ieri, intervallato qua e là da qualche bella ballatona. Nessuna rivoluzione o innovazione musicale. Solo una manciata di canzoni semplici e genuine. Gli anni non sembrano essere passati per loro e, almeno quando li ascolto, nemmeno per me. (voto 7/10)

Giorgio Moroder “Deja Vu”

"Mi faccio una birra per consolarmi della bocciatura di Pensieri Cannibali."


To', guarda un po' chi si rivede: Giorgio Moroder. Tirato fuori dalla soffitta dai Daft Punk con l'enorme pezzo “Giorgio by Moroder”, il produttore italiano più cool degli anni '80 è tornato con il suo primo album da 30 anni a questa parte ed è... Una delusione. O, almeno, una mezza delusione. Chi si aspettava un nuovo disco in grado di reinventare la musica Disco come fatto appunto dagli amichetti Daft Punk con il loro ultimo “Random Access Memories” dovrà abbassare, e di parecchio, le sue aspettative. “Deja Vu” è una raccolta di canzoni pop-dance che ripescano il suono commercial-house di primi anni zero di Spiller e Modjo piuttosto che dei Daft Punk o del Moroder de 'na vorta, con pezzi che passano dal carino, come “Diamonds” con Charli XCX o la title-track cantata da Sia, al pessimo, come la cover di “Tom's Diner” di Suzanne Vega interpretata da Britney Spears. E lo dico da fan di Britney ma proprio no, non ci siamo. Il nuovo album di Giorgio Moroder per un ascolto estivo è sempre meglio di una compilation Hit Mania Dance, ma da uno come lui era lecito aspettarsi di più. Parecchio di più. (voto 5,5/10)

Jamie xx “In Colour”
In attesa del nuovo dei Chemical Brothers, il disco di musica elettronica dell'anno l'ha tirato fuori Jamie xx, con il suo primo album solista in libera uscita dai The xx. Si tratta di un lavoro talmente trasversale e all'infuori di ogni classificazione di generi che potrebbe piacere anche ai meno appassionati di musica electro. Più che un disco di musica dance, un gran trip che quest'estate vi permetterà di viaggiare, anche se non avete prenotato da nessuna parte. (voto 8/10)

Kacey Musgraves “Pageant Material”
Da quando ha deciso di fare la popstar a tempo pieno, Taylor Swift ha lasciato vacante il posto di reginetta della musica country. Parlo al passato, perché adesso bisogna inchinarsi a una nuova sovrana. Dopo aver realizzato un gioiellino di esordio come “Same Trailer Different Park”, Kacey Musgraves con la sua opera seconda ha fatto ancora di meglio. “Pageant Material” è il disco di pop-country perfetto, quello che le protagoniste della serie tv Nashville si possono sognare di realizzare soltanto in cartolina. Il primo singolo “Biscuits” racconta con la semplicità del country una delle grandi verità del mondo: fatti i biscotti tuoi anziché quelli degli altri e vedrai che la vita ti andrà meglio. Al di là del singolo, tutte le canzoni dell'album hanno il potere di restare impresse e vanno a comporre un disco consigliato a tutti. Non solo ai buzzurri di campagna. (voto 8/10)

Canzone del mese Beck “Dreams” Con il suo ultimo osannato disco “Morning Phase”, Beck ha indossato i panni del cantautore serio e impegnato ed è andato a vincere facile il plauso della critica tradizionale, oltre al Grammy Award di miglior album del 2014. Con tutto il rispetto per quel Beck, ma il Beck che preferisco io è invece quello più cazzaro, più frizzante, più divertente, più pop. E questa “Dreams” rappresenta il ritorno a quel Beck, il Beck dei miei sogni.

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