Con questo articolo vorrei riallacciarmi al post in cui si parlava della terribile capacità dell’uomo di perpetrare atti violenti, ossia a quell’articolo in cui si invitava a ripensare attraverso immagini storiche crude ed impietose a quanto si sia potuto e si possa spingere il senso dell’odio e della crudeltà umana. Un lettore attento mi fece osservare con grande correttezza che una di quelle immagini non era storica ma bensì cinematografica e relativamente recente. La ripresa cinematografica in questione riprendeva, vedi il caso e l’origine dell’equivoco, la stassa orrida pratica dell‘impalamento dei propri nemici, spesso donne o anziani (non riesco ad immaginare l’impalamento di bambini ma ritengo purtroppo che la realtà supera sempre la più fervida fantasia). Quando vidi quell’immagine in effetti non mi colpì tanto la donna indigena raffigurata nella sua misera condizione, quanto l’indifferenza o se si vuole il distacco o se si vuole la freddezza degli individui intorno a lei che la filmavano come per collezionare souvenirs da portare a casa da mostrare come trofei al mondo ritenuto cosidetto civile (per chi volesse avere in chiaro l’immagine può visionare il post intitolato appunto Ricordiamo. riguardiamo, ripensiamo… è la quarta foto in discesa…).
Qualcuno di voi avrà anche visto l’intero spettacolo del regista in questione che fece scalpore proprio per l’estremo realismo delle scene proposte da Ruggero Deodato (1980) e che fu accusato di fare cinema di Sensazione……; in sostanza si racconta di quattro reporter che vanno in Amazzonia per riprendere le popolazioni locali, ma che non rientrano più alla base per la semplice ragione che una volta giunti in loco si ritengono licenziati a commettere atti di una violenza talmente inaudita da indurre le tribù coinvolte alla ribellione ed all’uccisione, con gli stessi metodi, degli stessi.
Tutta la storia non fa che confermare l’idea che intendo proprio sostenere: la violenza nella sua forma più atroce ed inquietante non è legata ad una realtà che vive lontana dal progresso (come sarebbe consolante pensare) me è legata al contrario proprio all’uomo più evoluto della specie; più l’uomo si evolve e più diventa capace di violenza inaudita perchè è lo stesso male che apprende ad avvalersi della stessa tecnologia e delle stesse sofisticate tecniche di tortura ( anche psicologiche) che l’uomo indigeno, bene o male, disconosce, non possiede, e non possedendole non può perpetrarle.
Tutto questo sconsolante discorso non fa certo dell’indigeno un buon selvaggio rousseiano ma nello stesso tempo incrimina la nostra civilissima società alle proprie colpe e alle proprie necessarie considerazioni, ossia la società civile non sa volgere ad un livello sociale e politico l’uso della tecnica e del sapere ad un fine benefico; lo sa fare solo nel suo privato, nel suo piccolo, nel suo quotidiano, nel suo volontarismo (ed è già qualcosa) ma non lo sa conseguire e trasmettere ad un livello istituzionale.
Non solo non lo sa fare a livello istituzionale, ma al contrario è stato capacissimo di portare l’agire maligno là proprio nel cuore delle Istituzioni, negli ingranaggi della sua burocrazia, arrivando ad elaborare con lo sterminio degli ebrei ad opera del regime nazista, come con lo sterminio dei dissidenti ad opera del regime comunista, la possibilità e la razionalizzazione del male radicale, quello che Hannah Arendt ha definito nella sua speculazione filosofica la banalità del male.
Un’altra forma assai più sottile ed insidiosissima di cannibalismo in cravatta è la speculazione perpetrata ad opera di un certo sistema bancario ai danni del cittadino qualunque, per lo più ignaro, inconsapevole, non tutelato od ingenuo.
Vedasi quello che sta accadendo in Grecia dove il paese è, per lo più per colpa di manovre speculative, sull’orlo di una guerra civile.
E questo non è forse un cannibalismo in cravatta che si aggiunge al cannibalismo primitivo? La differenza tra i due è che là sono ben visibili ed in parte più comprensibili gli uomini che sbranano e uccidono, qui non sono affatto visibili ed affatto comprensibili sul piano immediato gli individui nascosti e mascherati che agiscono nell’ombra in totale libertà; se ne possono solo vedere in sucessione le debite ed inevitabili conseguenze di piazza…