Se per sperare di vincere una sola medaglia ai Mondiali di Poznan l'Italia dovrà affidarsi domani alla 46enne Josefa Idem (e non sarà neppure facile in una finale davvero competitiva), si comprende senza particolari difficoltà come il livello di questa disciplina sia al momento a dir poco scadente e distante anni luce da potenze come Germania ed Ungheria. Dai tempi di Antonio Rossi e Beniamino Bonomi sembrano trascorsi secoli. Il miglior risultato odierno, si fa per dire, è costituito dall'ottavo posto di Stefania Cicali nel k1 1000 femminile. Addirittura ultimi sono giunti nelle rispettive finali il k1 1000 di Maximilian Benassi ed il k4 di Scaduto-Richetti-Pierotti-Facchin. Disastrose, poi, le qualificazioni di tutti gli equipaggi tricolori nella nuova distanza olimpica dei 200 metri, esclusi mestamente dalle finali per le medaglie. Tra questi è da sottolineare l'ennesima delusione per Michele Zerial (nella foto) nel k1: dopo l'illusorio argento degli Europei di Milano del 2008 (nei 500), il giovane talento azzurro non ha successivamente ottenuto alcun risultato di rilievo, piombando in aurea di inquietante mediocrità. L'Italia, ora, si trova davanti ad un bivio: o si svolta in maniera decisa nel tentativo di ottenere risultati immediati oppure, per evitare brutte figure a Cinque Cerchi, si dovrà mettere da parte l'obiettivo Londra 2012 (con conseguenti senatori) per lavorare su alcuni giovani di talento che negli ultimi 2 anni hanno ben figurato ai Mondiali juniores ed under23. In questi anni le medaglie della formidabile Idem (oltre al bronzo alquanto fortuito di Facchin-Scaduto a Pechino 2008) hanno quasi sempre nascosto la vera realtà della canoa italiana, dove i difetti sono innumerevolmente maggiori dei pregi. E' tempo di intervenire, poiché il Bel Paese non può accontentarsi di semplici piazzamenti, bensì deve ambire sempre ai metalli più pregiati.
Federico Militello
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