Magazine Media e Comunicazione

Canone Rai, la guerra dei vent'anni contro la odiata tassa sulla tv

Creato il 15 dicembre 2013 da Digitalsat

Canone Rai, la guerra dei vent'anni contro la odiata tassa sulla tvLa ''tassa piu' vergognosa che ci sia in Italia'', un ''balzello iniquo ed antiquato che non ha piu' ragione di esistere''. Gli slogan sono sempre gli stessi, l'obiettivo pure: abolire il canone Rai. E' la 'guerra dei vent'anni' della Lega in Parlamento, che si rinnova ad ogni legislatura. Con tutti gli strumenti a disposizione: proposte di legge, mozioni, ordini del giorno. Persino una petizione, firmata da oltre 14mila persone, e depositata al Parlamento europeo, anche se poi la Commissione europea ha escluso un proprio intervento, sostenendo di non essere competente sulla questione.

Da quasi un ventennio, il Carroccio batte su questo tasto,
anche se finora il tentativo di cancellare il canone Rai non ha avuto l'esito sperato. Anche in questa legislatura la Lega torna all'attacco, con due provvedimenti: uno alla Camera, primo firmatario Davide Caparini, e l'altro a Palazzo Madama, con il ddl che porta la firma di Giacomo Stucchi, senatore del Carroccio e presidente del Copasir. Le motivazioni sono sempre le stesse: ''il canone -spiega caparini- e' un'imposta antiquata, istituita da un regio decreto del 1938, quando ancora la televisione non esisteva. Un balzello ingiusto sia socialmente che territorialmente. Socialmente perche' colpisce indiscriminatamente ogni fascia della popolazione, indipendentemente dall'eta', dal reddito e dall'utilizzo del televisore; territorialmente perche' viene pagata per il 95 per cento dalle famiglie del Nord, mentre vi sono oltre quattro milioni di evasori nel Centro e nel Sud''.

In effetti, i dati dell'evasione sul canone indicano come sia sostanzioso il mancato introito nelle casse statali: nel 2012 è stato evaso oltre un miliardo e 700 milioni. E sono sempre di più le famiglie che evadono: tra il 2005 e il 2012 la percentuale è raddoppiata, secondo le cifre fornite dall'Associazione contribuenti italiani, che individua i picchi massimi (90%) in alcune regioni del Sud. Ancora più alto il tasso di evasione delle imprese. Nel 2005 il 22% delle famiglie evadeva il canone: alla fine dal 2012 il dato ha toccato quota 44%.

Le cause? Secondo un sondaggio commissionato dall'Associazione dei contribuenti è anche l'eccessiva presenza dei partiti in Rai e la qualità sempre più bassa del servizio pubblico ad indurre gli italiani a non pagare il canone. Le province in cui si evade di più sono Caserta, Imperia, Foggia e Bolzano, vicine al 90%. Quelle più virtuose, intorno al 12%, sono Aosta, Siena, Pescara e Campobasso.
La Rai incassa oltre 1 miliardo e mezzo di euro dal canone ogni anno, ma secondo le stime circa il 25% dei telespettatori lo evade, contro una media sotto il 10% in Germania e Gran Bretagna e un solo 5% di evasori in Francia. Il canone Rai, tuttavia, non è il più alto in Europa: in Svizzera, per esempio, costa circa 290 euro, in Svezia 220, in Gran Bretagna e Germania 200.
Il canone Rai, sottolineano Caparini e Stucchi, «è diventato una vera e propria tassa di possesso sulla televisione presupponendo il dominio dell'etere da parte dello Stato. Un balzello che non ha alcun motivo di esistere anche in virtù del maggiore pluralismo indotto dall'ingresso sul mercato di nuovi editori e dall'apporto delle nuove tecnologie, Dit, Ddt, Dvbh, tv satellitare, Adsl, Wi-fI, cavo e analogico». Il canone va abolito, dunque, insiste la Lega, «insieme alla relativa tassa di concessione governativa, definendo una forma alternativa di finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo secondo criteri di equità, efficacia ed appropriatezza», dice caparini. La Lega, poi, ricorda come l'abbonamento alla Rai sia «dovuto per la semplice detenzione di uno o più apparecchi televisivi, indipendentemente dai programmi ricevuti». Ma, ricorda la Lega, La Corte costituzionale, nel 2002 «ha riconosciuto la sua natura sostanziale d'imposta, per cui la legittimità dell'imposizione è fondata sul presupposto della capacità contributiva e non sulla possibilità dell'utente di usufruire del servizio pubblico radiotelevisivo al cui finanziamento il canone è destinato».

Anche il Movimento 5 Stelle, inizialmente, era più 'barricadero' sulla cancellazione del canone, chiamando i cittadini ad una mobilitazione per la disdetta. Negli ultimi mesi, però, con Roberto Fico alla presidenza della commissione di Vigilanza sulla Rai, la posizione dei pentastellati si è fatta più articolata: sullo sfondo resta l'idea dell'abolizione, ma in alternativa può essere anche 'rimodulatò per fasce di popolazione: «io -ha spiegato Fico- l'ho sempre pagato e invito tutti gli italiani a farlo, ma anche su questo va fatta una riflessione. La Bbc, ad esempio, fa pagare il canone ma non mette pubblicità nei suoi programmi. l'Italia comunque deve prendere una posizione».
Nel 2008, in campagna elettorale, anche Berlusconi era stato tentato dal promettere l'abolizione: «dipende dal ruolo che si vuole dare alla tv pubblica. Il canone avrebbe senso se la Rai rinunciasse ad agire come una televisione commerciale», aveva affermato il cavaliere in una intervista. 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :