Magazine Diario personale

Canta Sanremo e tutta la Riviera

Da Iomemestessa

Quelli che non lo guardano proprio sono, in realtà, pochissimi. Molti, un po’ snobbetti, fingono di non guardarlo e poi sbirciano dalla serratura.

Iome, che di tanti difetti, lo snobismo televisivo, ecco, quello no, ieri sera si è piazzata con tablet e nana alla visione. Per la nana paillettes e lustrini rappresentavano ragione più che sufficiente, per mamma sua, tutto il resto del baraccone.

Si parte ricordando le canzoni che hanno vinto le passate edizioni. Dalla Nilla nazionale che intona Grazie dei Fior, alle braccia spalancate di Modugno, mentre vola felice, felice più in alto del sole ed ancora più su. Claudio Villa e la Cinquetti, Iva Zanicchi e Nicola Di Bari. Toto Cutugno, Albano e Romina, i Ricchi e Poveri. E quelli che avevi rimosso: Mino Vergnaghi, Gilda, Tiziana Rivale. Sessantasei anni della nostra storia.

Nel frattempo, Iome era anche parecchio affacendata al telefono con il gruppo d’ascolto in remoto, e si sentiva davvero molto moderna e multitasking.

Premessa. Per iome resterà nella memoria come strepitoso il primo Festival di Fazio, anno 1999, valletti la Casta e Dulbecco. Perchè c’era un’idea. Perchè era uno spettacolo nello spettacolo.

Parecchio meno la convinse la seconda prova di Fazio, con la Littizzetto, nel biennio 2013-2014. Più che altro, sembrava Che tempo che fa sul palco dell’Ariston.

Ma in un mondo senza Fazio, il meglio alla guida del tram resta sempre il vecchio Pippo nazionale, uno che la liturgia la conosce alla perfezione, e, alla fine, confeziona sempre uno spettacolo godibile

Ma veniamo alla serata. E alle pagelle.

Gli officianti

Conti, Carlo. Da Castiglioncello. Senza infamia e senza lode. Come il brodo di dado vegetale. Non è male. Ma sa di poco. A confronto, Pippobaudo tutta la vita.

Garko, Gabriel. Dario Oliviero da Torino, è attore mediocre. Come co-conduttore (come tiene a precisare, che valletto evidentemente lo vive come una diminutio), è, se possibile, pure peggio. Goffo ed inespressivo.

Ghenea, Madalina. Bella è senz’altro bella. Gli abiti li porta bene. Legge senza guizzi testi banali. In media, con chi l’ha preceduta e chi la seguirà.

Raffaele, Virginia. La Raffaele non porta se stessa sul palco, scegliendo di mostrarsi con uno dei suoi alter ego. Una Ferilli coatta e spassosa, nella fattispecie. Probabilmente, una delle cose migliori della serata.

I superospiti

Aldo, Giovanni e Giacomo. Celebrano se stessi e 25 anni di attività con uno sketch, lungo, rimaneggiato e un po’ stantio. Il tempo passa per tutti. Anche per loro. Però, hanno devoluto il loro cachet in beneficenza. Non è da tutti.

Pausini, Laura. Da Solarolo. Appena appare sullo schermo, iome latra con la sua consueta grazia canora: ‘Marco se ne è andato e non ritorna più’. In realtà, non é mai stata tra le sue predilette, ma tant’é. E’ pur sempre un pezzo del suo percorso generazionale. E’ brava e in un mondo di supponenti mantiene sempre garbo e una certa genuinità. Canta Strani amori, e lancia un messaggio.

Elton John. Sir Elton John. 69 e non sentirli. Si aspettano la polemica, non ne ha bisogno. Gli basta un accenno alla sua paterna felicità. Poi parte Your song. E ti perdi

I cantanti

Fragola, Lorenzo. Con tutta la buona volontà, tra lui e la canzone, non si capisce chi sia peggio. O chi abbia la peggio.

Noemi. In gara con un pezzo di Masini, decoroso. Come buona è la sua interpretazione. La percezione del pezzo migliora con l’avanzare della serata. Paragonato al resto diventa ben più che dignitoso.

Dear Jack. Buon cielo. Il cantante non prende una nota che sia una. Neppure io, per inciso. Infatti sono sul divano.

Caccamo, Giovanni e Iurato, Deborah. Se vi state chiedendo chi sono e perchè siano tra i big, benvenuti nel club. Un duetto che vorrebbe ricordare il trottolino amoroso, ma non ci si avvicina manco per sbaglio. Peccato. Perchè la canzone di Sangiorgi, se ti focalizzi su testo e musica e non ascolti quei due, non è male. Alla Iurato la palma di peggio vestita della serata. Quei tatuaggi di stoffa gridavano vendetta al cielo.

Stadio. Bella la canzone. Belli loro. Curreri s’è fatto vecchio. E noi con lui. Generazione di fenomeni. Tutti eroi. Piaciuta. Probabilmente una delle migliori della serata

Arisa. Vestita a sorteggio, come spesso accade. Con i capelli un po’ così. Poi canta. E anche se, al pari di Noemi, non pare simpaticissima, stacca la truppa. La classe che fa la differenza.

Ruggeri, Enrico. Con gli Stadio, il migliore della serata. Anzi, il migliore tout court. Musica, testo, interpretazione. Una spanna sopra, sempre. Vai Rouge

Bluvertigo. Morgan non c’è. Non c’è la voce e, forse, non c’è nemmeno lui. Ma quando li ascolti, hai chiara la percezione di quel che avrebbero potuto essere e non sono stati. E di quel che i Dear Jack non saranno mai, nonostante tutta la buona volontà

Rocco Hunt. E vabbé, è paraculo. E vabbé, non è questo gran rapper. E vabbé. Però a me è piaciuto. che ci posso fare.

Irene Fornaciari. Essere la figlia di Zucchero apre porte, ma alza anche l’asticella di ciò che si deve dimostrare. Non è una big, siamo onesti. Ma ha una buona canzone che interpreta con garbo e una certa capacità. Meglio di molti altri

Cala il sipario. A domani


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