Mi piove sulla testa un temporale. Di nuovo e ancora. Perché non basta quello che è passato. Se avessi potuto, se avessi potuto dire “voglio” avrei voluto quello che avevo scelto, ma… è vero, il richiamo dell’avventura è stato ingannevole e ho fatto un passo falso, falso come le loro facce. Le rivedo, tutte intorno a me. Tutte insieme, sguardi complici, forse un filo di preoccupazione, ma tanto contro noi piccoli quella piccola infinitesimale preoccupazione non avrebbe mai avuto ragione di essere.
Vado avanti lungo la scia di passi ancora non fatti. Vado avanti per di là, dove il cuore mi dice che è giusto camminare. Creando una famiglia che non è solo fatta di sangue. Avrei baciato tutti a quel lungo tavolo, l’avrei fatto, e l’immagine di me l’ha fatto. Ma contro quell’immagine c’è la realtà delle parole e dei gesti più duri che vengono proprio da chi non dovrebbero arrivare. Da chi avrebbe dovuto insegnarmi la via della dolcezza e dell’amore e della maternità.
Confusione, non potrebbe essere altro che confusione la mia vita.
Piccoli gesti imparati qua e là per la strada. Solo la strada ha voluto insegnarmi. E spesso la strada è bastarda, ti insegna solo ciò che piace a lei.
Ma io vado avanti. Prima o poi imparerò.
Prima che tutto finisca di nuovo, prima o poi imparerò.
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