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Cantiamo che (forse) ci passa

Creato il 24 novembre 2011 da Chit @chit67

Tanto per rassicurare lettrici e lettori che si sono chi pubblicamente, chi in via privata interessati alle ragioni della mia assenza, oggi “rubo” un po’ di tempo alla solita routine di lavori d’ufficio, a quelli casalinghi (perché non ci crederete ma sono ancora con la casa sottosopra per la ristrutturazione) ed alle “sfighe varie di giornata”, come cantava Vasco tanto per… dare un senso a questo blog che forse tutto sommato un senso non ce l’ha!

E’ un periodo di ricostruzione, sia a casa mia, sia nel Paese; io, spero non ve ne abbiate a male, ma da qualche settimana ho deciso di concentrarmi sui lavori domestici dopo gli errori commessi.  Quali errori mi chiedete?

Il primo di assegnare le opere di  muratura e impiantistica alla stessa ditta che ha lavorato alla ristrutturazione della cappella Sistina. A dire il vero non sono sicuro siano esattamente loro ma… i tempi alla fin fine risulteranno più o meno quelli. Il secondo quello di affidare l’appalto della successiva posa, levigatura e verniciatura dei palchetti a personaggi simpatici e di compagnia fin che si vuole ma professionalmente alquanto simili a questi due anche se nel mio caso, vi assicuro…  non c’è stato e non c’è proprio da ridere!?!

Così, preoccupato e occupato da altri eventi, mi rendo conto che ho colpevolmente-ma-volutamente-e-consciamente saltato la celebrazione del 12/11/2011, da molti ribattezzato il nuovo giorno di liberazione nazionale.

In realtà ho volontariamente atteso ed aspettato ad esprimermi, perché a differenza di molti da tempo non credo più a Babbo Natale, credo ancora meno ai miracoli, sono allergico al prosciutto sugli occhi ed insensibile alle folgorazioni e quindi ho voluto attendere, finora perlaltro invano!
Quindi no, non parlerò di Monti. Per lui purtroppo parla già ed in maniera abbastanza cristallina (ed inquietante ndr)  il suo curriculum: io per ora non posso far altro che attendere le sue riforme, senza nessuna ansia o fretta particolare, ben conscio che alla fin fine ne parleranno e scriveranno molti di meno ma faranno sicuramente più danni delle famose armi di distruzione di massa di Saddam Houssein.

In fondo cosa potrebbe mai cambiare in 15 giorni nella guida di un Paese se si “pesca” sempre dallo stesso cappello e le soluzioni possibili escono sempre dalle solite teste di… ?

Credo o nulla, se non lasciare che a fare tutto questo sia un manipolo di risolutori pronti a mettere faccia e firma su leggi chieste da altri, salvo poi tornare nell’oblio lautamente ricompensati per l’ingrato compito assolto. Perchè se qualcuno ha ancora dei dubbi state pur certi che rendite finanziarie a parte (che sicuramente non verranno toccate) alla fine delle riforme quella chemolti prima definivano la “scure di Tremonti” ho terribilmente paura che a confronto sembrerà un semplice ‘cutter’.

In fondo non dobbiamo dimenticare che siamo il paese delle canzonette, siamo stati per due repubbliche il paese del “fin che la barca va” ed ora non cambierà nulla, in meglio intendo. L’unica cosa che ci chiedono solo di cambiare il leit-motiv, quindi mettiamoci sotto ed impariamo bene le parole di quello che ben esprime il nuovo tormentone nazionale…

Clicca qui per vedere il video incorporato.

in un passaggio di questo magnifico brano, il grande Gaber canta:


Liberi, sentirsi liberi
forse per un attimo è possibile
ma che senso ha se è cosciente in me
la misura della mia inutilità.

Vero… che senso ha?

Ebbene, se vi andasse di compiere un piccolo sforzo in cambio di sentirvi un po’ meno inutili, come indicato nel banner in home page, rinnovo l’invito a leggere e (se d’accordo) a diffondere la notizia dell’inqualificabile episodio di discriminazione compiuto dai gestori del parco giochi di Gardaland nei confronti delle persone affette da sindrome di down con la speranza che se la barca riprenderà ad andare, su quella barca, ci sia un posto anche per loro!

BlogBabel Tags: crisi economica, crisi politica, discriminazioni, gardaland, giorgio gaber, governo, italia, mario monti, politica interna, sindrome di down


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