I “nostri rappresentanti” dilettanti allo sbaraglio, si sono incartati nella ricerca di manovre impossibili per cercare di trovare la quadratura del cerchio.
I sindacati hanno perso la capacità propositiva e difendono l’indifendibile invece di proporre nuove ricette per la ripresa.
I disoccupati aumentano assieme agli anziani e agli indignati.
L’era industriale è finita, la globalizzazione ci ruba ciò che è possibile clonare, bisogna ritrovare ciò che ci appartiene come identità, che ci offre le potenzialità per ricrescere, migliorando la nostra vita, non solo economicamente, ma anche nella vivibilità e soddisfazione.
L’utopia dell’urbanizzazione e dell’emigrazione verso le grandi città, si è dimostrato un fallimento creando occupati frustrati e disoccupati disperati, ed è arrivata a saturazione. Consigliamo, non l’emigrazione verso paesi esteri, ma il ritorno verso i nostri paesi abbandonati.
La scuola di massa, con l’interferenza dei mezzi di comunicazione di massa, hanno creato solo inculturazione di massa.
Bisogna ritrovare ciò che ci rende unici e irripetibili nel mondo, che, grazie a Dio e agli uomini che ci hanno preceduto, ci offre un tesoro che aspetta solo di essere utilizzato: Agroalimentare, Ambiente, Cultura, Arte, che tanto piacciono al mondo intero.
Restaurare, ricostruire, bonificare aree industriali dismesse, riattivare 16000 km di ferrovie dismesse e migliorare le tratte ancora arretrate, scavare aree archeologiche e curare i beni culturali, recuperare e ripopolare i più di 1000 comuni in stato di abbandono ripresidiando i territori, curando i luoghi violentati dalla cementificazione e dall’abusivismo.
Promuoviamo l’istallazione di energie rinnovabili.
Superiamo l’atteggiamento dei nostri padri e dei nostri nonni che pensavano fosse disdicevole fare lavori manuali. Oggi possiamo studiare per lavorare meglio in campagna e nell’artigianato. Possiamo usare le nuove tecnologie e le macchine per rendere più leggeri i lavori di ieri. I mezzi di comunicazione che rendono più vicine le zone che ieri erano isolate dalla “civiltà”.
Smettiamola di imporre a tutti di sottoporsi ad una scolarizzazione superiore che frustra molti, orientiamo verso lavori di maggior soddisfazione, nell’area turistica, artigianale, agricola, turistica, edile.
La politica si incarichi di razionalare i servizi sul territorio, alleggerisca gli ospedali con servizi sanitari di base, migliori i trasporti pubblici, migliorino il gioco di squadra, non sopprimendo Comuni o Province, ma creando sinergie per migliorare i territori, il loro uso e la distribuzione di popolazione, servizi e lavoro.
Basta blandire il popolo, il buon padre di famiglia, quando sceglie per il meglio, decide e impone, altrimenti, non solo non risolve, non educa, ma rende insicuri i figli. Medico pietoso fa la piaga cancrenosa.
Tagliamo la classe politica e la spesa relativa, ma auspichiamo che tutti i politici, nazionali e locali, scendano per le strade, osservino, conoscano, ascoltino e poi progettino e decidano. Ma per favore, prendano coscienza del Paese che si propongono di dirigere e rappresentare.