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Cantiere (prima settimana)

Creato il 20 ottobre 2011 da Danemblog @danemblog

Dovrei avervelo già detto che in questi giorni sto lavorando in cantiere. Ricordo di averlo accennato, quella volta che vi ho raccontato di come Silvio hagià capito tutto. Va beh, oggi è brutto tempo, quindi in cantiere non si sta: quando piove c’è poco da fare, e allora posso scrivere. Gli operai fanno quello che devono in magazzino, quelli come me che sono più fortunati, tornano al caldo.
Perché il cantiere è un posto scomodo: c’è fango e freddo, fatica, sudore, incazzature, risate e lavoro. Duro, spacca schiena, pesante e poco appagante. Eppure in fondo si sta bene. Questi omaccioni, tendono tutti all’essere simpatici: ognuno a suo modo, magari, ma è raro trovarne qualcuno davvero stronzo. Parlo al maschile, perché in cantiere le donne non ci sono. Si trovano ancor più raramente degli stronzi. E non siate maliziosi da associare le une agli altri. E non siate sessisti. Le donne in cantiere non ci stanno, perché è giusto così. Per me. La parità tanto lottata e difficilmente raggiunta – c’è ancora da lavorare – in casi come questi nessuno si sogna di chiederla. Ed è giusto così, ripeto, per non passare io, stavolta, da sessista. Essere donna, sempre per me, significa impersonare, dare un corpo, entità metafisiche, come la grazia, la dolcezza, la tenerezza, la bellezza, e mettete altre “-ezze” a piacimento, tanto avete capito quello che voglio dire. Stare in un cantiere, non è il caso: oh, poi se qualcuna ci vuol venire, per me e sempre per me, facesse quel che vuole. Il cancello è aperto, così come la mia mente. Bando alle ciance, perché sennò si rischia di andare OT. Che i più fighi e geek, utilizzano - per me e sempre per me, sbagliando - per dire che la questione va fuori tema. Adesso, vorrei far notare a questi, che Off Topic, ha le stesse iniziali di On Topic, che però vuol dire esattamente l’opposto. Ergo, a meno che non ricorriate alle massime dei vocalist progressive anni ’90 “chi è fuori è dentro, chi è dentro è fuori”, meglio utilizzare qualche altra abbreviazione. Questo vale per me, poi che gli altri facciano come credono. Il discorso tende nuovamente a divergere, esce di tema. Forse perché ne ho perso il punto, oppure perché non ho voglia di dire niente, se non di scrivere. Magari è così. Perché in cantiere non è facile starci, anche dal punto di vista dialettico. Nei POS, leggi spesso sotto la voce “Istruzione” la scritta “nessuna”. Per dire che gli argomenti non sono così alti, ma si impara di molto lo stesso. Lì capisci quello di cui parla la gente. Visto che adesso ricordo quello che volevo dire, ve lo dico subito. In cantiere, questi uomini con le mani macchiate, ruvide, aspre, che sono abituati a faticare anche – e purtroppo spesso – oltre il limite fisico umano, che parlano e riparlano di gesta eroiche, durante le pause si trasformano. Quando vai a pranzo, li vedi seduti educati che attendono il loro turno, con tutti i “buongiorni-e-buonasera” del caso, quando finiscono ripongono correttamente le posate, mettono la mano davanti alla bocca se devono risponderti e sono a bocca piena. E poi hanno quegli occhi teneri. Gli occhi di chi è spesso lontano dagli affetti e dall’affetto, di chi ha una corteccia dura e una linfa dolce, di chi condivide con chi c’è, tutto il buon che ha nel cuore. Sono persone eccezionali, sorprendenti, straordinarie. Sono le persone che ti insegnano la vita, te la fanno amare come ami le tue braccia, ti danno l’orgoglio per andare avanti, la dignità per esistere. Tutto qua, era questo che volevo dirvi. Quando passate davanti ad un cantiere fateci caso, se ci riuscite, a quegli sguardi meravigliosi. Em
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