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Canto della pianura – Kent Haruf

Creato il 23 febbraio 2016 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

Canto_pianura_coverUNA STAGIONE DA LEGGERE Rubrica dedicata alle stagioni nei libri, perché ogni storia ha la sua stagione.

di Emanuela D’Alessio

INVERNO – Canto della pianura di Kent Haruf

[I MCPHERON]

Maggie Jones guidò fino dai McPheron in un freddo pomeriggio di sabato. Diciassette miglia a sudest di Holt. Lungo la strada c’erano chiazze di neve nei campi incolti, cumuli e merletti induriti dal vento nei fossi. Mucche nere spelacchiate erano sparse fra le stoppie del granturco, a testa bassa e sottovento brucavano senza agitarsi. Quando svoltò nello sterrato, dal ciglio della strada si levarono in volo piccoli uccelli che il vento trascinò via. Lungo la recinzione, la neve brillava sotto il sole.

Fuori, il vento era aumentato rispetto al pomeriggio. Lo sentivano ululare attorno alla casa, gemere e rumoreggiare fra gli alberi spogli. La neve farinosa, sollevata dal vento, passava davanti alle finestre e sfrecciava in raffiche improvvise attraverso il cortile gelato, alla luce di un fanale appeso a un palo del telefono sul retro. Candidi, vorticosi mulinelli nella luce azzurrina. In casa regnava il silenzio.

L’aria invernale si stava facendo più fredda e il sole iniziava a calare verso ovest, mentre dall’altra parte della strada l’edificio in blocchi di granito del tribunale si stagliava grigio e solido sotto il tetto di tegole versi. Una volta raggiunto il veicolo, posarono le scatole sul pianale posteriore fissandole con uno spago giallo preso dalla cassetta degli attrezzi. Quindi si rimisero in strada e uscirono lentamente dalla città, risalendo lungo la valle del fiume South Platte verso il gelido inverno degli altopiani.

canto della pianura

I McPheron sono due anziani fratelli, induriti dal vento e dalla solitudine e dalla vita di campagna, abituati alle vacche piuttosto che agli uomini. Tutto sembra immutabile nelle loro giornate fino a quando Maggie Jones, l’insegnate della scuola, li pone di fronte a una scelta impensabile, prendersi cura di Victoria Roubideaux, un’estranea, una ragazzina di sedici anni rimasta incinta, abbandonata dal ragazzo e cacciata dalla madre.

Sono loro alcuni dei personaggi che si intrecciano a Holt, piccola cittadina immaginaria del Colorado non distante da Denver, dove uomini e donne conducono le loro giornate al ritmo delle luci e delle ombre di un inverno percorso dal vento del Nord e dalle tempeste sugli altopiani, consumando il tempo nella sfida universale dell’esistenza, giorno dopo giorno, senza clamori e furori, ma lasciando entrare nelle proprie vite quegli stravolgimenti necessari a sconfiggere il dolore e a conquistare il riscatto.

Un libro che accarezza la superficie dell’animo fino a oltrepassarla, lasciando tracce che resisteranno al tempo e all’oblio.

Canto della pianura, secondo romanzo della Trilogia della pianura, è stato tra i cinque finalisti del National Book Award nel 1999. NN Editore, la casa editrice milanese che sta riproponendo con sorprendente successo i libri di Kent Haruf, dopo gli esiti trascurabili di Rizzoli,  pubblicherà nel 2016 Crepuscolo, che insieme al primo Benedizione, completa la trilogia e Our Souls at Night, l’ultimo romanzo dell’autore americano, uscito negli Stati Uniti ad alcuni mesi dalla sua morte, avvenuta nel 2014.
In un’intervista rilasciata a Denvercenter.com poco prima di morire, Haruf ha dichiarato: «Voglio pensare di aver scritto quanto più vicino all’osso che potevo. Con questo intendo dire che ho cercato di scavare fino alla fondamentale, irriducibile struttura della vita, e delle nostre vite in relazione a quelle degli altri».

Canto della pianura
Kent Haruf
trad. di Fabio Cremonesi
NN editore, 2015
pp. 301, € 18

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