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Canton Ticino: approvata la legge anti-burqa, infrazioni punite anche con 10mila franchi. Ma sarà utile all’integrazione?

Creato il 25 novembre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante
Canton Ticino: approvata la legge anti-burqa, infrazioni punite anche con 10mila franchi. Ma sarà utile all’integrazione?

Fa discutere l'approvazione con 56 sì, 3 no e 10 astensioni, con un emendamento, la Legge sulla dissimulazione del volto negli spazi pubblici (anti-burqua), avvenuta lunedì 23 novembre. L'imprenditore franco-algerino Rachid Nekkaz ha ribadito ieri che è disposto a pagare tutte le multe che le autorità ticinesi infliggeranno alle donne che indossano il burqa, così come ha già fatto in paesi in cui un divieto simile è già stato introdotto come in Belgio, Francia e Olanda. Eventuali infrazioni saranno punite con sanzioni pecuniarie fino a 10mila franchi, ma la proposta era già stata accolta in votazione popolare il 22 settembre 2013.

Canton Ticino, il divieto d'indossare burqa e niqab nei luoghi pubblici è legge. Lo ha deciso lunedì sera ad ampia maggioranza il Gran Consiglio approvando la normativa ad hoc relativa alla dissimulazione del volto elaborata dalla Commissione della legislazione. Oltre al disegno di legge citato, che toccherà principalmente le turiste velate, è stato altresì approvata a larga maggioranza anche la revisione della Legge sull'ordine pubblico. La cosiddetta norma anti-burqa mira a promuovere l'integrazione e l'interazione sociale, quella sull'ordine pubblico, di natura più repressiva, a punire reati quali l'accattonaggio, il littering e più in generale chi si copre il volto per motivi delittuosi.

L'intervento della Natalia Ferrari Micocci per la "Legge sulla dissimulazione del volto negli spazi pubblici". "[...] La Legge sulla dissimulazione del volto negli spazi pubblici, più solida rispetto ad un singolo articolo in un'altra legge, ha come scopo di preservare le condizioni fondamentali del vivere assieme, nel senso della garanzia della libera interazione sociale, quale elemento della protezione dei diritti di ciascuno e delle libertà altrui - spiega Natalia Ferrari Micocci -. Ossia il diritto, ma anche dovere, di ciascuno di mostrarsi, di interagire con gli altri attraverso il suo volto, e la libertà di ognuno di vedere in volto gli altri. Pensiamoci, ci sembra evidente, banale, scontato, perché fa parte delle nostre abitudini, della nostra cultura. Ma anche se andiamo oltre all'abitudine, se riflettiamo a fondo sul tema, non possiamo non essere tutti d'accordo che il volto di ogni persona è fondamentale nell'interazione sociale e che l'opportunità di rapportarsi agli altri in maniera naturale passa anche dal contatto visivo ed è la premessa per il rispetto delle esigenze della vita in società in una realtà democratica quale è la nostra. Il divieto di dissimulare il volto persegue lo scopo di favorire l'interazione e, in questo modo, costituire una premessa per l'integrazione sociale. Non siamo solo noi a chiedere ad altri di mostrare il loro volto, anche noi ci impegniamo a guardare queste persone in faccia, cioè a dare una chance di stabilire un contatto, magari anche solo breve ma tale. Oggi si parlerà molto di divieto di dissimulare il volto. Io preferirei invece parlare di un dovere di mostrare il volto. Decidiamo che il volto deve essere libero e quella che imponiamo è perciò una libertà. E' però anche un segnale: diciamo no a obblighi che non rispettano un'idea della libertà individuale, della parità dei sessi e della libera convivenza che riteniamo universale e perciò difendiamo. Ma, come ogni libertà che sia tale, anche quella di questa legge, fa nascere dei doveri.
Fonda un divieto per altri, ma anche una responsabilità per noi: decidere di far mostrare il viso a qualcuno non permette più di far finta di non vederlo. L'obbligo che oggi possiamo rendere operativo, in realtà, vincola anche noi. Anzi, forse soprattutto noi. Basta pensarci per comprenderlo. Imporre a qualcuno di farsi vedere in faccia, di farsi guardare negli occhi, non ha senso se poi noi guardiamo dall'altra parte, se chiudiamo i nostri di occhi, se veliamo noi stessi con l'indifferenza o con il silenzio. La scelta che facciamo oggi ha dunque ragione solo se - davvero - ci interessa provare a conoscere, in un certo provare a incontrare chi, altrimenti, non potremmo neppure vedere. Così diamo una chance a ciascuno di guardarci, di parlarci, di conoscerci. Ciò che gli diciamo è quindi che 'anche tu ci interessi', 'anche tu sei tra noi' e non 'stai alla larga da noi'. Vedere qualcuno e il primo modo per accoglierlo, invece di escluderlo dalla nostra società. Una lettura emarginatrice della nuova norma le toglierebbe, invece, il senso e la legittimazione ultima. La nostra forza è la misura. Per difendere una società aperta, bisogna essere aperti. Non ingenui, ma disponibili. Non arrendevoli, ma attenti. Sempre, ma soprattutto in questi momenti storici, e in mezzo alle cronache tragiche di questi giorni. E allora mi permetto di dire che il divieto di coprire il volto non è un'operazione di polizia, ma soprattutto di libertà. Così come deve essere libero questo dibattito, purché sia rispettoso di tutti. La democrazia non solo non ha paura, evita anche di far paura inutilmente. La democrazia avanza solo con il dialogo. Il mio personale auspicio è che quello di oggi possa essere pacato, adeguato al momento. La richiesta della quasi totalità della Commissione della legislazione quella di sostenere il messaggio governativo e il nostro rapporto, accogliendo entrambi i disegni di Leggi proposti".
L'entrata in vigore delle leggi non è immediata visto che il Consiglio di Stato ha espressamente chiesto di poter fissare autonomamente questo termine, e la Commissione, sempre sulla fiducia, ha accettato.

L'imprenditore Rachid Nekkaz: "Pronto a pagare tutte le multe inflitte alle donne che indossano il burqa". L'imprenditore franco-algerino Rachid Nekkaz ha ribadito ieri che è disposto a pagare tutte le multe che le autorità ticinesi infliggeranno alle donne che indossano il burqa, così come ha già fatto in paesi in cui un divieto simile è già stato introdotto come in Belgio, Francia e Olanda "Due anni fa sono stato a Ginevra e a Locarno e mi sono impegnato pubblicamente a pagare le multe al posto delle donne sanzionate perchè portano volontariamente il velo", ha dichiarato Nekkaz ad RSI all'indomani dell'approvazione in Gran Consiglio della legge contro la dissimulazione del volto. "Dal 2010 tutto il mondo musulmano sa che pago le multe (in quell'anno ha messo a disposizione un fondo di un milione di euro con questo scopo), ho un sito internet con il mio nome e quindi è facile contattarmi", ha concluso spiegando come le donne eventualmente multate potranno farsi pagare l'ammenda.

Il Ticino è il primo cantone a livello svizzero ad aver accolto una legge di questo tipo. Il tema della dissimulazione del volto negli spazi pubblici è molto sentito anche a livello nazionale: lo scorso 29 settembre il "Comitato di Egerkingen" ha infatti presentato una proposta del tutto simile a quella ticinese suscitando aspre critiche sia in ambienti politici sia in quelli economici.

Come in altri paesi in cui vi è questo divieto, riuscirà la legge anti-burqa a garantire maggior sicurezza ed ordine pubblico in Canton Ticino e, allo stesso tempo, tutelare l'integrazione sociale di persone alle quali è stato impedito di "esprimere" la loro libertà e la loro cultura?

per leggere l'intervento a nome dell'ampia maggioranza della Commissione della Legislazione, da parte di Natalia Ferrari Micocci, sulla Legge sull'ordine pubblico e sulla Legge sulla dissimulazione del volto negli spazi pubblici.


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