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Canzio, presidente della Cassazione: “Il reato di clandestinità è ‘inutile’ e dannoso”

Creato il 28 gennaio 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

Lo ha denunciato il primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, aprendo l’Anno giudiziario a piazza Cavour. “Per perseguire il reato di immigrazione clandestina, la risposta sul terreno del procedimento penale si è rivelata inutile, – ha messo nero su bianco Canzio nella sua relazione – inefficace e per alcuni profili dannosa, mentre la sostituzione del reato con un illecito e con sanzioni di tipo amministrativo, fino al più rigoroso provvedimento di espulsione, darebbe risultati concreti”.

(Foto Twitter)

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Il primo presidente della Cassazione ha inoltre aggiunto che l’Italia “ha sete di giustizia, legalità, efficienza ed efficacia della giurisdizione”. Il Paese, ha avvertito Canzio “chiede che la legge venga applicata in modo uniforme e rapido e che tutti abbiano un uguale trattamento in casi simili o analoghi”. In un passaggio fondamentale della relazione, il primo presidente dice che “le risposte dei giudici alle pressanti domande di legalità devono essere sì pronte ed efficaci, ma anche eque e razionali, qualità queste che pretendono capacità di ascolto e di attenzione, di dialogo con l’avvocatura e la comunità dei giuristi, tempi adeguati di studio e di riflessione, scelte serie e responsabili”.

Sul fronte della minaccia terroristica Canzio ha sottolineato che “la lotta a ogni forma di criminalità organizzata o terroristica, anche quella internazionale di matrice jihadista deve essere condotta nel rispetto delle regole stabilite dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato”. Se non si procede nel rispetto delle regole, ha ammonito, “tradiremmo la memoria dei magistrati caduti in difesa dei più alti valori democratici, come Emilio Alessandrini, e non faremmo onore al giuramento di fedeltà che abbiamo prestato”.

Giovanni Canzio, aprendo l’Anno giudiziario ha inoltre detto con chiarezza che c’è urgente bisogno di una riforma per fare fronte all’emergenza in cui versa la Cassazione: è in “crisi di identità”, ha evidenziato il primo presidente. ”Per superare la crisi di identità della Cassazione – ha sottolineato – s’impone l’urgente e coraggioso avvio di un percorso di autoriforma, mediante l’adozione, anche sperimentale, di misure organizzative ‘interne’ radicali e inedite, le quali richiedono un condiviso approccio culturale degli stessi magistrati di legittimità, al fine di assicurare la coerenza, la qualità e l’autorevolezza della funzione nomofilattica”. Nel concreto, Canzio ha chiarito che “occorre mettere in campo una serie di interventi che, in una logica di semplificazione e accelerazione delle procedure, portino in breve tempo a risultati concreti”. Tra le misure da mettere in campo, il primo presidente della Suprema Corte ha evidenziato che devono essere valorizzati maggiormente “i compiti di direzione organizzativa dei presidenti di sezione, motore propulsivo e di raccordo del lavoro sezionale”. (ADNKRONOS)


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