25 OTTOBRE – Prendiamo un docente universitario, avvocato pure, poi ancora un pianista, un’amicizia che li lega e una passione che li accomuna, una sala del circolo ufficiali di Castelvecchio e un pubblico curioso. Quale sarà il risultato di questa singolare combinazione? Ne risulterà un itinerario di musica e poesia che prende il via da Schubert, passando da Schumann, Debussy, F. P. Tosti e si conclude con l’operetta di Léon Bard.
Il professor Alberto Tedoldi, docente di diritto processuale civile nella Facoltà di Giurisprudenza di Verona, si è rivelato un appassionato tenore, amante della musica da camera, dell’opera e della poesia, una passione che condivide e porta avanti con il pianista Alberto Sgrò, dagli anni del servizio militare nell’Aeronautica Militare; infatti insieme ci hanno condotti nelle atmosfere romantiche, fredde e solitarie di Schubert eseguendo dei Lieder scelti tra i più significativi de il “Die schöne Müllerin”, dove i sentimenti di dolore e di desiderio di morte del protagonista giovane mugnaio sono cantati dallo stesso ruscello che scorre, mormora, canta sotto le note del pianoforte che scorrono fluide. Successivamente nel “Winterreise” nel quale chi ascolta accompagna il Wanderer nel suo notturno errare, in mezzo alla neve gelida, alla ricerca del senso della vita fino all’appuntamento con la morte.
Schumann invece scende in profondità nella natura più individualista del romanticismo con i Lieder del “Dictherliebe”, cui fa da contraltare un stile del pianoforte rivoluzionario, originale, a tratti passionale e ricco di sfumature.
Un salto nel tempo ci fa arrivare a Debussy, nei primi del ‘900 che, antiwagneriano per definizione, compie una sintesi musicale tra i canoni estetici classici e il moderno, infatti nelle Estampes, molto suggestivi sono i brani che evocano l’oriente, le atmosfere gitane e spagnole come in Pagodes e La soirée dans Grenade, per concludere con l’immagine evanescente della pioggia autunnale con Jardins sous la pluie accompagnato dalla recitazione quanto mai appassionata de “La pioggia nel pineto” di G. D’Annunzio, poeta al quale si deve anche la collaborazione ai testi del compositore F.P. Tosti, di cui si è assaporato ‘A vucchella, Malia e Chanson de l’adieu.
Ultima tappa di questo viaggio metaforico nella musica e nella poesia; l’operetta piccante e ironica di Leon Bard, al secolo Carlo Lombardo, con il Valzer di Frou Frou tratto da “La duchessa del Bal Tabarin” per risollevare gli animi in questa serata di un autunno mite.
Ilaria Gaggiano
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