Come stai? Ho passato il confine
doloroso tremendo funesto.
Punto e a capo. Ho cambiato registro
da quasi novanta mattine.
Come stai? Mi domando assai spesso
se al di là del confine c’è il mondo
che ho lasciato, o solo un caos bianco
che se ritorno si ricomporrà.
Ti scrivo da un’area di servizio
malcelata tra un vortice e l’altro
incollata col mastice sotto
un cartello di pubblicità.
E le macchine passano accanto
schiaffandomi l’aria d’intorno.
Punto e a capo. E scompaiono bianco
dentro i vortici che l’inghiottono.
Ti rivedo col mastice in mano
ricomporre corolla di un fiore
che un profano aveva smembrato
per amore, i petali a divinare.
Ti ricordo, perché so che il ricordo
non si copre di false apparenze
come il mondo da dietro il confine:
c’è solo se ricordo, e l’ammette.
Così anche tu non smetterai d’esistere
finché ti scrivo da un’area di servizio:
come stai? Non risponderai certo.
Qui tra i vortici non ho un indirizzo.
Giulia Martini