cap. 17- nella Lombardia islamica

Creato il 25 gennaio 2015 da Claudiober

Il direttore del  Papier diplomatique trasecolò:  lesse l’articolo confezionato dal computer, ma firmato da  Giavazzi e Alesina, che doveva comparire in prima pagina. Il titolone diceva:
“Svolta storica alla moschea del Leonkavallo , 
diritto di voto e di elezione per le donne
Incredulo, si lesse le prime righe del pezzullo:“Il mullah Abdullah bin Abdul Aziz   Alì Monta ,nonché  emiro del Califfato, presidente della Consulta per l’ordine pubblico , dell’Api, delle Coop e della Karitas  ha annunciato domenica che le donne entreranno a far parte della Shura (il Consigli di zona ) del califfato di Milano  a partire dalla sua prossima sessione e che potranno candidarsi alle prime elezioni che seguiranno quelle del 29 settembre, per loro ancora vietate, e che potranno esercitare regolarmente il diritto di voto”.

( nella foto accanto, un picciotto del Califfato di Corleone pronto a diventare martire)  

Il computer aveva già confezionato il discorso di Alì Monta che così era riportato nell’articolo:”«Dato che rifiutiamo di emarginare le donne in tutti i ruoli della società che sono conformi alla sharia abbiamo deciso, dopo consultazioni con i nostri consiglieri religiosi e con altri di inserire le donne nella Shura come membri a partire dalla prossima sessione».
Fabrizio Bortoli riflettè amaramente: nel regno wahhabita ultraconservatore  di Milano,le uniche elezioni che si svolgevano  erano quelle dei consigli di zona.  La concessione del diritto di voto e di elettorato era un passaggio estremamente significativo in una Milano  in cui le donne da decenni non potevano viaggiare, lavorare o subire interventi medici senza il permesso di un maschio della propria famiglia .
Forse il Califfato di Milano, l’enclave integralista  che resiteva al centro della autoproclamata Repubblica Cisalpina, avvertiva la sua fine…
Decise di richiamare Alina Suchianova da Roma e di inviarla al fronte: nella striscia di Broni , regno degli ayatollah irianiani, nelle campagne pavesi, dove si erano  insediati  i califfati di Crotone  e di Corleone. L’invasione era dovunque contrastata dalla Contra Lombarda….
” Senta, ho  deciso di farla scrivere  al posto  Lina Sotis, per fuorviare il computer centrale che riscrive i pezzi   dei redattori . E per fare un dispetto al commissario politico di questo ex quotidiano, Massimo Robotnik. Le affido la rubrica Qui Bon ton Islamico” , vada a vedere cosa  fuori da questo grigio  ufficio per le strade. Prenda nota di tutto. ..”pontifico’.
“Vede, una recente invenzione israeliana trasforma il gas  metano  durante la raffinazione in  un idrocarburo compatibile con l’automobile. Ottima benzina, quindi. Nessuno ne parlò in modo approfondito, nè sulla Stampa né su Libero ,i due unici giornali in lingua italiana sopravvissuti.Ora ha compreso?”
“Aha aha”
“ Bene.Qualcuno in Caldea e nel Golfo non vuole che si faccia il gasdotto dalla Sicilia dove sono stati scoperti enormi giacimenti di gas metano: il gasdotto dovrebbe rifornire l’Europa e il Baltico.
Quando il metano siciliano  sarà raffinato col metodo israeliano, addio prezzo del  barile
Medioorientale.Comprende perché gli emirati del Golfo hanno finanziato Cosa Nostra e il Califfato di Corleone…
Rifondazione Leninista lo aveva capito.  E Akbar Fonzi  pure. E hanno appoggiato gli emirati, per sete di potere.
Capisce ora  che  l’Islam radicale è solo   un paravento? E’ imperialismo puro.
L’Islam e la Sharia non sono la nuova Internazionale ,né la nuova emancipazione.E
Maometto non è il  nuovo Marx, come Mohammed Bertinotto e la Aisha Rossandovich.
Volevano farci  credere”.
Alina  accennò a una domanda.
“Niente domande…Ma…- Fabrizio alzò il dito montanelliano: “Stia lontano dai  colleghi buonisti della Karitas , per carità”
Sorrise, poi si compose. E  aggiunse, numinoso nella sua profezia: ” E se le chiedono che lavoro fa, risponda che è escort di San Pietroburgo “.
In un batter d’occhio, Alina commissionò una ricerca all’archivio del giornale, situato dentro una enorme cantina fiocamente illuminata con un soffitto reso nero dalla sporcizia e le pareti coperte di macchie di umidità: erano le caldaie di quell’incrociatore di carta.
Laggiu’ vivevano strani fuochisti impiegati otto ore al giorno a ritagliare articoli da giornali italiani e stranieri, e pagine da enciclopedie, depliant, dispense. Poi, argomento dopo argomento, notizia dopo notizia, le classificavano, le imbustavano dentro cartellette gialle da ospedale che finivano pressate dentro scaffali grigi , in un labirinto di corridoi bianchi,

( nella foto ,  talebani nella striscia di Broni )

La ricerca , base per ulteriori reportage, arrivo’ subito tramite un tubo pneumatico che collegava l’archivio alla redazione del giornale, la “sala macchina’” dell’Incrociatore da battaglia ” Papier Diplomatique” .

L’eroina dei Talebani ? E’ fuorilegge secondo i clero sunnita italiano.- ( dal Giorno, 23 agosto 2023)
Wahdad, il quotidiano in lingua pashton pubblicato a Varese ha recentemente riportato  un’eccezionale dichiarazione del Consiglio del Clero islamico padano sulla produzione di eroina nelle campagne intorno a Voghera e Tortona. Il consiglio sostiene che attualmente nella Bassa padana vi sono circa 96 centri di  produzione di eroina, situati in cinque località: San Colombano al Lambro, Lodivecchio, Miradolo, Melegnano e Casalpusterlengo.  Nella dichiarazione si afferma che  la maggior parte delle famiglie di Cosa Nostra del Paese ha trasferito i laboratori clandestini in questa zona. Secondo il Consiglio, i papaveri da oppio, utilizzati per la produzione di eroina, verrebbero coltivati  nel Lodigiano e da lì spediti a un Centro sociale di Milano. La dichiarazione del Consiglio del clero islamico, di fede sunnita, pubblicata da Wahdad, prosegue sostenendo che i gruppi mafiosi pagano al  regime islamico  dei Talebani  pavesi una tassa su ogni chilo di eroina prodotta, ricevendo in cambio  una specie di cittadinanza politica.

 Ovvianotti e l’oppio padano- ( dal Corriere della Mecca,  29 settembre 2020)

 Dal cortile delle cascine dell’Oltrepo’, dove tramano i boss di Corleone, alle basi del narcotraffico in Svizzera:  in meno di due mesi, da quando è stato nominato vicesegretario alle Nazioni Unite, l’italiano Ovvianotti, cantante e sociologo di fama, senatore uscente  eletto nel collegio del Mugello, ha già il suo asso nella manica da giocare sulla ribalta internazionale.  Un accordo, firmato venerdi scorso, dalle milizie integraliste , che governano due terzi della Pianura Padana, sulla distruzione delle coltivazioni d’oppio. “ Un accordo storico” ha annunciato Ovvianotti all’assemblea generale del’Onu” che puo’ salvare la vita di milioni di persone, tanti quanti sono i consumatori di eroina in Europa.” Come? E’ presto detto: “ offriremo coltivazioni alternative ai Talebani pavesi che dovrebbero garantire la scomparsa della droga nei prossimi due anni”.  Ovvianotti debutta cosi’ in un terreno doppiamente insidioso:  quello del narcotraffico e quello  della Sharia, nella sua interpretazione piu’ radicale . “Ma è proprio la legge coranica che ci ha permesso di arrivare all’accordo. La sharia non tollera la droga”dice.
Ma i Talebani  non hanno incrementato la produzione?
” La Pianura Padana è un paese allo stremo.  Ma tutto sta nell’offrire una fonte di reddito alternativo: le coltivazioni biologiche della soia.”
Quanto costerà questo piano?
“Venticinque milioni di dollari , poco piu’ di 4O miliardi  vecchie  lire.Ve le ricordate?  Niente, rispetto a quello che rende l’eroina venduta in Europa”
“ I Talebani pavesi non vorranno in cambio anche un seggio all’Onu?
“Non è un problema che mi riguarda personalmente. Noi ci occupiamo solo del controllo del mercato della droga”.

 L’oppio padano fa litigare Ovvianotti e Laura Pausanic -( dal Manifesto di Allah, 20 novembre 2023)

Lui, dalla sua poltrona  all’Onu, lancia “una iniziativa senza precedenti: un accordo per la distruzione delle piantagioni d’oppio in Italia”.  Lei, dal suo podio  dell’Unione Europea, ribatte fulminea: “ è un errore, accordi di questo tono non hanno mai funzionato in nessuna parte del mondo”’.  Oggetto della lite: i talebani, gli studenti coranici pavesi, signori ormai di due terzi della Pianura Padana,- da ieri ribattezzato Emirato arabo- dopo il loro massiccio afflusso nel secolo scorso  in Lombardia come mungitori grazie all’opera del governo. Per Laura Pausani si tratta di una assurdita’, di una “ mossa naif”, come dice la donna, ex cantante ed esperta di politica internazionale. “ 4O miliardi di lire sono un grosso regalo. Si rischierà di aiutarli a comprare armi”.
Ovvianotti finge di non rispondere: “le solite polemiche all’italiana”
Anche il commissariato politico europeo poco meno di un mese fa si è recato a Stradella, capitale dei Talebani, a discutere il piano. “ Si,  è vero,- dice Laura Pausani-” aiutiamo i Talebani, ma mai direttamente, solo finanziando le organizzazioni internazionali che curano progetti umanitari. Mentre con questa trovata di Ovvianotti si avvantaggeranno solo le milizie islamiche” Secondo la Pausanic esperimenti simili fatti in Sud America si sono rivelati completamente fallimentari: “ basta andare nelle vie di La Paz, e vedere quante signore se ne stanno sedute con la bombetta in testa a pensare ai loro figli che studiano a Yale grazie ai proventi della cocina. Come si puo’ credere che i Talebani rinuncino alle ricchezze che vengono dalla droga che coltivano nella Pianura Padana? Loro che si prendono il 2O per cento  dalla mafia? “  

Dicono no alle nozze combinate: i parenti le bruciano-( dalla Provincia Pavese, 30 novembe 2023)
Giovanna, l6 anni, sfigurata  con l’acido dall’uomo  cui era stata promessa, un maghrebino, perchè la famiglia ha rotto il contratto e  l’ha data in sposa a un tutsy di Rimini.  Antonella, l7 anni, la faccia distrutta dall’acido perchè si  è rifiutata di seguire il marito, un pakistano, nella sua stalla di Borgonuovo.  Accade nell’Oltrepo’ Pavese. Le trovano morte bruciate, la fine che una volta, quando la zona nel secolo scorso era cattolica, toccava alle streghe.  Poco piu’ che adolescenti, nelle vene  hanno sangue italiano ma sono provenienti da famiglie islamiche, i cui nonni erano quei cattolici  delle Acli e quei pidiessini che nel 2OO6 si batterono  con un referendumi per l’ingresso in Italia di milioni di maghrebini affamati: e  da questi vennero in seguito costretti a convertirsi  alla fede di Allah. E centinaia di ragazze vengono uccise dai familiari perchè, secondo la Sharia, rifiutano i matrimoni combinati. La denuncia viene dagli  assistenti sociali di Broni.
“ I nostri medici hanno incominciato a insospettirsi alcuni mesi fa- racconta Pietro Colaprici, un aderente al Fronte Padano di Liberazione che raduna  i cattolici clandestini -Questa è ormai una zona ad alta densità di immigrazione pakistana; registravano un numero altissimo di suicidi  tra ragazze provenienti da famiglie di antiche militanza comunista o cattolica e che per prime  avevano aderito all’Islam. Il commento dei genitori, vecchi  stalinisti, era sempre lo stesso: “ era diventata razzista e egoista, non accettava di vivere nella ricchezza di una società multiculturale,  l’avremmo dovuta portare da uno psicologo”.
 Molte tentano di avere una vita normale, come Sveva, 25 anni, fuggita da Pianello Val Tidone. I suoi volevano  impedirle di studiare per imporle il matrimonio  con un ragazzo fatto arrivare dalla Somalia. Lei ha scelto di darsi alla macchia. “ Spesso queste donne rimangono cieche, la configurazione di palpebre, labbra, naso, orecchie è distrutta”. Tra le prove raccolte dai medici di Broni,anche un video  girato alcuni mesi fa, durante l’avanzata dei Talebani pavesi: viene mostrato l’incontro  tra l’Iman di Stradella, e due militanti di Rifondazione leninisia, il padre e il marito.“ La rimetteremo a posto come si deve- dicevano i due parenti-” la sfregeremo buttandole acido in faccia, la copriremo di benzina e le daremo fuoco. Allah è con noi”.
“Le riconosco appena entrano in studio” -racconta ancora Colaprici-”: tengono il chador ben stretto  sul volto, col terrore che qualcuno possa intravedere le loro mostruosità. Qualcuna porta la fotografia di com’era prima.
Come  Cinzia, che abita a San Nazaro de’ Burgundi, promessa sposa a un mutilato degli hezbollah libanesi.  Colaprici le ha spiegato che nessuno le avrebbe piu’ ridato il suo viso intatto: lei ha chiesto soltanto se potevano intervenire sulla bocca, il naso e la palpebra dell’unico occhio rimastole. “ Prima che partissimo per ritornare alle nostre basi sugli Appennini, ci porto’ un mazzo di fiori bianchi da lasciare davanti a qualche altare della Vergine.”racconta  il militante clandestino cattolico…


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