cap.9: l’attentato degli islamici a Roma ( ecco il nuovo capitolo del romanzo Amore mio ferma Maometto )

Creato il 12 gennaio 2015 da Claudiober

Avevano le macchine fotografiche al collo, i cappelli di paglia e le scarpe da ginnastica. Il naso all’insu’ a seguire il dito della guida che indicava il Colosseo, e  poi l’arco di Tito e la casa delle Vestali.
Uccisi a pugnalate, falciati dalle raffiche di mitra tra le colonne corinzie, inseguiti dalla morte nella Curia romana, gli archi di trionfo, i chioschi di bibite davanti al posteggio dei pulman.
Lo spettro piu’ temuto dal governo del Vaticano   era  diventato reatà al Foro Romano, nel cuore di Roma, il cuore dell’industria turistica del piccolo stato voluto dal compagno Francesco. Una realtà ancora piu’ sanguinosa degli incubi peggiori: un commando di estremisti islamici   aveva massacrato  senza pietà 6O turisti svizzeri, giapponesi, inglesi, tedeschi, francesi.Un’azione ben congegnata per fare il maggior numero di vittime tra gli occidentali, bloccare il flusso turistico e dare un colpo micidiale all’economia del Papa Re. E un segnale alla comunità internazionale mentre in Sicilia la tensione saliva alle stelle . Gli integralisti islamici si erano evidentemente preparati con la massima cura. Non erano  stati casuali nè il momento nè il luogo.( nella foto sotto, l’eco di Tito dopo l’attentato islamico ) 

La prima fase  era iniziata verso le dieci del mattino, quando l’afflusso dei turisti diventava  ogni giorno piu’ intenso, in questo periodo dopo  Natale in cui cominciavano i saldi. Gli attentatori  avevano sequestrato un pulman turistico in via Veneto per raggiungere il Colosseo.  Qui solo un mese fa si  era tenuto un grandioso concerto pop con il papa e suor Lussuria, la pop star religiosa  . Ma era  anche un luogo che si prestava alle imboscasate, pieno di portici e di sotterranei.  Gli estremisti  islamici  del Califfato di Bagdad erano  scesi e  avevano  sparato subito contro i pulman parcheggiati. Erano  restati subito uccisi una ventina di svizzeri. Poi  gli islamici avevano  attaccato il Colosseo, lanciando granate.  Quindi la folla  era  corsa dentro l’antico stadio, con i turisti che scappavano sulle gradinate , o cercavano rifugio tra i ruderi, in fondo ai portici. Molti erano stati finiti a coltellate.
“Alcuni corpi sono stati fatti a pezzi dai terroristi”, racconta oggi  poi  un testimone.
Pare che il massacro sia durato  45 minuti. Quando infine  arrivò la Guardia Svizzera Cavalleggera  ( ormai composta  esclusivamente da etnia mandingo, ndr) la battaglia si spostò nel vicino foro, sulla via sacra che  conduce fino alla base del Campidoglio, la piazza piu’ famosa di Roma. I terroristi  qui si  divisero. Alcuni scapparono verso piazza Navona. Un gruppo si  impadronì invece di un pulman, uccise tutti i passeggeri  e si lanciò verso fontana di Trevi. Forzarono un posto di blocco, ammazzarono tre agenti e si  impadronirono di nuove armi e di munizioni.  Tra le forze si sicurezza fu allora  il caos.“Abbiamo sentito  sentito gli spari durare almeno tre ore”, hanno detto  alla fine gli scampati. Una folla di civili si  è  radunata sul luogo dell’eccidio, qualcuno  ha sputato sul cadavere dei terroristi. Sono intervenuti gli elicotteri militari, l’esercito pontificio ha ordinato il coprifuoco.
Nel primo pomeriggio cadde un grande silenzio.

“ABBIAMO CAPITO CHE ERA QUALCOSA DI GRAVE”

“Se siamo ancora vivi è perchè la notte prima della strage abbiamo fatto tardi al Piper, e cosi’ all’alba  abbiamo dormito un po’ troppo”, raccontarono  ora le sorelle Giovanna e Irina Cotti, di Bellinzona, in crociera sul Tevere con un gruppo di altri italiani, amici o parenti tra di loro. “Così, visto che avevamo fatto un po’ tardi, la nostra guida aveva deciso di cambiare l’itinerario e invece che al Colosseo, a quell’ora troppo affollato, siamo andati in piazza di Spagna”.Giovanna e Irina, due signore sulla cinquantina ci raccontano la loro avventura sulla piazza del Campidoglio. Sotto, guardando il foro romano, si possono  notare i segni della sparatoria. Il sangue delle vittime si raggruma sui marmi.
“Stavamo arrivando a piedi in piazza Venezia, quando abbiamo sentito i primi colpi. Abbiamo capito subito che stava succedendo qualcosa, anche se non potevamo sapere che cosa. Gli spari venivano da via dei Fori Imperiali, qualcuno diceva che forse era una rapina postale, qualche altro che la polizia avesse acciuffato un ladro. Ma gli spari continuavano, sembravano piu’ intensi, vicinissimi.”
“Eravamo accompagnati da una guida turistica dell’ente romano, e la prima preoccupazione di costui è stata quella di tranquillizzarci, e di minimizzare tutto.
“ State calmi, non è nulla” – ci ha detto- molto probabilmente c’è qualcuno che si diletta nella caccia ai gatti. O alla peggio si tratta di una faida di famiglia”.

( nella foto sotto ,un  pullman di pellegrini cattolici  dopo l’attentato )
Il racconto di Giovanna e Irina ora si fa più drammatico: “M pochi secondi dopo la guida turistica ci ha spinti in fretta e furia dentro il carcere mamertino e ci ha invitati a  gettarci a terra e a metterci al riparo. E’ allora che nello spazio d’un attimo siamo stati presi dal panico. Abbiamo capito che nessuno ci stava dicendo la verità.”
“Abbiamo veramente avuto paura, anche perchè non si vedeva in giro un poliziotto che fosse uno. La guida ci diceva di stare tranquilli, poi a un certo punto ci ha detto: “affidatevi a Dio” ed è  scappato. Allora  abbiamo pensato di chiudere i cancelli e di puntellarli con una pietra in modo che non si potessero aprire dall’esterno. I primi poliziotti (della guardia Svizzera senegalese,ndr)   armati fino ai denti, li abbiamo visti arrivare un’ora e mezza dopo i primi spari.  Scendevano dalle camionette e salivano a piedi verso il Colosseo. La sparatoria si è fatta allora piu’ intensa.  Sentivamo le guardie svizzere chiamarsi tra di loro. I terroristi sparavano correndo all’impazzata, uno di loro, forse il capo, sventolava un lenzuolo bianco. Alcuni sembravano in preda a un deliro, e a colpi di sciabola dilaniavano i cadaveri.
Poi abbiamo visto uno in abiti civili, evidentemente un ferito, che camminava premendosi il ventre. Forse era un terrorista”.
“Lo scontro è andato avanti per un’altra ora . Abbiamo pensato che da un momento all’altro i terroristi sarebbero arrivati per ucciderci tutti. Invece sono arrivati i poliziotti a prenderci. Cercavano di farci  credere che non era successo niente di grave”
E’ proprio li’, ai piedi del Campidoglio, che il commando ha infatti cercato di dileguarsi dopo aver compiuto il massacro al Colosseo. Lì sono stati circondati e uccisi dopo aver terminato le munizioni.
Altre testimonianze gettano oggi una luce  ancora piu’ terrificante sull’accaduto.
Rosa Maria Lo Savio, una italo-americana del Texas, ci ha raccontato in ospedale  gli episodi piu’ salienti del massacro, descrivendo i terroristi come giovani esaltati che cantavano e ballavano mentre ammazzavano a sangue freddo decine di innocenti. Questo atteggiamento da fanatici non impediva pero’ loro un certo metodo: sparavano alle gambe alle loro vittime per impedire loro di fuggire, poi si vicinavano per finirle con un colpo di grazia alla testa o tagliando loro la gola.
La signora Lo Savio racconta che la scena della strage è durata in tutto una ventina di minuti, e che lei deve la sua salvezza al fatto di essersi imbrattata la pelle di sangue , riuscendo così a frsi credere già morta.
“Erano una dozzina, tutti armati e molto giovani- ora racconta ancora sotto choc – ci hanno costretti a metterci in ginocchio sugli scalini del Colosseo e ci hanno sparato contro. Un uomo corpulento è caduto su di me, e una signora che era alle mie spalle è caduta anch’essa coprendomi, cosi’ che io avevo solo un braccio e una gamba che sporgevano fuori. Mi hanno sparato prima sul braccio e poi sulla gamba. Dopo – ha continuto la superstite- hanno ricominciato, giustiziando i turisti rimasti vivi. Ho sentito anche le urla di dolore delle ragazze che facevano parte del nostro gruppo, che sono state tutte trascinate via. Mi sembrava che se ne fossero andati, invece ho sentito una signora che diceva di non muoversi, perchè stavano tornando. Allora mi sono nascosta dietro l’uomo che stava steso vicino a me, ho imbevuto il mio foulard di sangue e me ne sono imbrattata dappertutto. Da quel momento sono rimasta immobile. I terroristi andavano e venivano, ballavano, cantavano, invocavano Allah. E’ passata un’ora, un’ora e mezzo. Poi qualcuno mi ha tirato una gamba, credevo che fosse giunto il mio momento di morire, e invece erano i soccorritori.”
Altri particolari agghiaccianti vengono da fonti inglesi. I morti britannici sarebbero 26:  di questi , tre sono una nonna, la figlia di 24 anni e una nipotina di soli cinque anni.“Ci siamo salvati rifugiandoci dentro la Tomba di Romolo-ha raccontato una donna al suo arrivo all’aereporto di Londra- siamo rimasti intrappolati in quel buco per due ore insieme con due francesi e  un americano. Chi invece ha cercato rifugio dentro al Colosseo o è scappato lungo la via Sacra è stato inseguto e ucciso dai terroristi”
Ma c’è anche un giallo nel dramma. L’atroce sospetto che i terroristi islamici abbiano cominciato anche a sequestrare i civili. A complicare il tutto, le cifre che non quadrano: 35  francesi morti, 5 dispersi. Cinque persone, tutte donne,che ancora ieri sera, non si sapeva che fine avessero fatto.
Secondo diverse testimonianze, le ragazze, tutte giovani, sono state prelevate dai terroristi mentre erano inginocchiate insieme agli altri turisti, prima di essere giustiziati. Qualcuno ha udito le loro grida di terrore mentre venivano fatte salire su un pulmino.
I superstiti, intanto, sono stati  subito assistiti da un sacerdote, don Giulio Cremaschi, e da uno psicologo, Hans Fussler. Entrambi hanno filtrato le domande dei giornalisti, evitando cosi’ il rischo di un ultriore trauma.
“Anche se sono ormai salvi- ha spiegato Fussler- hanno ancora molte prove da affrontare. Soprattutto devono superare le scene d’orrore in cui sono stati involontari protagonisti.”
“Quando vivi una esperienza del genere- ha spiegato- quando ad esempio ti uccidono una figlia in quel modo, provi dentro di te un grane vuoto. Hai solo quell’orribile immagine negli occhi e il nostro compito è di evitare che non riescano piu’ a cancellarla dalla mente”
“Dolore, collera, a in alcuni casi ostinato silenzio” le impressioni raccolte da don Cremaschi.
“Un uomo- ha aggiunto- sapeva che sua figlia era stata uccisa. Mi ha allora chiesto di poter parlare con sua moglie. Ho dovuto dirgli che era stata uccisa anche lei”

PAPA FRANCESCO SOTTO TIRO

( nella foto sotto , milizie islamiche fondamentaliste arrivate sui barconi e sulle carrette e accolte dalla Karitas, sfilano alla Magliana)

Dove le figure scolpite nel marmo mostrano i legionari di Roma che tornano vittoriosi dalle loro spedizioni in Dacia, le mani insanguinate di una delle vittime hanno lasciato la loro impronta. E’ questo il segno piu’ vistoso della carneficina compiute sotto la Colonna traiana dai terroristi della Gamaa Islamya di Catania, che  hanno rivendicato il massacro  lanciando nuove minacce ai turisti e ammonendoli   a  “evitare Roma”.E intanto, nel tentativo di cancellare al piu’ presto possibile il ricordo della tragedia le autorità romane stanno provvedendo  a gettare ettolitri di solventi sulle pietre della via Sacra, e a lavare e persino raschiare i bassorilievi antichi.
E’ passato solo un giorno dalla terribile strage a Roma, e c’è chi incomincia a mettere sotto accusa il compagno papa Francesco, presidente del neonato Stato Pontificio .
Quel sangue che il  compagno papa, giunto nei Fori Romani piu’ per rassicurare la folla che per commemorare le 57 vittime, non ha nemmeno voluto vedere il giorno della strage. Eppure era ancora lì, a chiazze,  rivoli larghi come torrenti di montagna, percepibile sotto un velo di sabbia che il sole non è riuscito a essicare.
Erano le otto del mattino quando siamo arrivati ai piedi del Colosseo. E già il luogo appariva in stato d’assedio. Ah, se il giorno della strage ci fosse stato un decimo di tiratori scelti che oggi vediamo appostati sui tetti delle case, delle truppe antisommossa che vediamo sfilare con i loro elmi corazzati, degli agenti del Mukabarat, la polizia segreta dello Stato Pontificio, che se ne stanno in attesa del papa con le radio attaccate alla orecchie. e i fianchi gonfi di pistole!
Ma non c’erano, quella mattina. E così i terroristi, sei o sette (ancora non s’è ben capito) sono potuti salire su un pulman in via Veneto e scendere davanti al Colosseo, superando la debole difesa di tre guardie ecologiche. Una volta vicino ai turisti, hanno cominciato a sparare contro i pulman,  inseguendo le loro vittime che disperate, si nascondevano sotto i portici. E come se non bastasse uccidere, hanno infierito con i coltelli sui corpi dei moribondi.
Nè, se ci fosse stata una adeguata sorveglianza, avrebbero potuto gli integralisti tentare la fuga a piedi verso il Campidoglio fino a quando, ma questo è successo tre ore dopo il massacro, finite le munizioni, sono stati uccisi a uno a uno. Ovvero, secondo un’altra ricostruzione, si sono suicidati per non cadere vivi nelle mani della polizia pontificia.
Il compagno Francesco ora  cerca di minimizzare. Arriva attorniato da uno stuolo di guardie del corpo mandingo. A ogni passo che compie verso il Colosseo si ferma a rispondere alle domande di noi giornalisti. Il succo delle risposte è semplice: “ nessuno Stato puo’ garantire il 1OO% di sicurezza personale in nessuna parte del mondo, non in America, non in Europa.”
Quando alla guerriglia islamica, per papa Francesco non esiste. “ Siamo- dice- sotto una minaccia criminale. Questa non ha nessuna connessione con l’Islam che vuol dire pace, non hanno niente a che vedere con la religione. Sono criminali e basta. Non offendiamo i musulmani ”.
E’ l’indomani dalla strade e però annuncia una serie di misure piu’ dure, per garantire la tranquillità dei turisti a Roma che considera “ come fratelli e sorelle”. Il primo provvedimento è stato il siluramento del primo ministro  dello Stato Pontificio.
Lì, a pochi passi dal corteo ufficiale, c’è una comititiva che si ostina a mantenere fede al suo programma. Fra i turisti del gruppo, Gaynor Reed, 4O anni, gallese, viaggia su una sedia a rotelle. Il compagno papa  si avvicina: “ I hope you enjoy your stay here” gli dice in inglese. Gaynor risponde che farà di tutto per restare a Roma e vedere la Cappella Sistina, anche se è stata annessa alla grande Moschea costruita sui ruderi di san Pietro.
“Ma era proprio necessario che a  24 ore dalla strage il Colosseo fosse già riaperto ai turisti?’” si chiede Norio Tanaka, corrispondente da Roma di una catena di giornali giapponesi. Forse pensava, Norio, alle quattro coppie di turisti giapponesi in luna di miele, trucidate davanti al Tempio di Vesta, quasi nascosti dai pilastri del tempio. O forse pensava alla nona delle vittime giapponesi, un uomo di mezza età che un giornalista romano giura d’aver visto con il ventre squarciato  e un volantino della Gamaa ficcato tra le viscere.
Molti hanno preferito andarsene. Negli alberghi di via Veneto è comparso l’invito del Foreign Office  ai cittadini inglesi di lasciare Roma e  di dirigersi a Fiumicino, dove cinque aerei inviati  per la bisogna hanno provveduto al rimpatrio.
Al tramonto, le strade di Roma sono già vuote. Le carrozzelle portano in giro solo i loro stanchi conduttori. I romani che vivono di turismo sono disperati.Dicono che all’assalto finale contro i terroristi hanno partecipato anche molti civili disarmati accorsi dalle trattorie vicine. Hanno voluto cosi’ dimostrare da che parte stanno. Ma ormai la stagione dei saldi  è perduta. I tre milioni di turisti attesi per questo dopo Natale, chi li vedrà piu’ a Roma?

CHI  SONO  I  FRATELLI  MUSULMANI  ROMANI

E’ tempo ora di fare i bilanci.L’obiettivo dei terroristi è stato  duplice: mettere in ginocchio la prima industria dello Stato Pontificio, il turismo, e rilanciare la guerra santa contro il “ regime apostata” di papa Francesco.
I dieci milioni di stranieri che visitano  Roma ogni anno versano  5 miliardi di dollari nelle casse esauste della Chiesa cattolica, scossa da  uno scisma, abbandonata dai fedeli di etnia italiana, e rappresentano ormai l’unica fonte di valuta privata dello Stato Vaticano e di quel che resta del Lazio. L’inevitabile crollo del flusso dei pellegrini e dei turisti rischia ora di rallentare una crescita  economica stimata attorno al 5% e di vanificare i positivi risultati delle riforme avviate sotto l’egida della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale. L’industria turistica aveva gravemente sofferto negli anni scorsi a seguito dell’invasione islamica in Italia. Ma la spietata repressione condotta dall’esercito pontificio( 4O mila uomini, quasi tutti contractor madingo e masai) e dal Mukhabarat, il servizio segreto, avevano rassicurato i tour operator e gli investitori stranieri. L’arresto di 2O mila oppositori e l’impiccagione di Omar Piperno, il fondatore dei Fratelli musulmani romani, le confessioni estorte con la tortura dalla Santa Inquisizione, la fucilazione di 9O terroristi  islamici avevano fatto pensare a un definitivo smantellamento della struttura operativa della guerriglia islamica, che dal 2016  insanguina Roma. Ma era uno sbaglio: oggi l’Islam ha colpito Roma.
Il primo movimento islamista romano era nato all’interno del dialogo tra le religioni, in un gruppo a Centocelle che si faceva chiamare “ Comunità di santa Brigidina”. Il loro programma si basava su un dialogo disarmato tra religione cristiana, sempre messa sotto accusa e in minoranza, e  quella musulmana, egemone e intollerante,  e soprattutto su una cieca politica di accoglienza sfrenata e demagogica. Uno oscuro senso di colpa  si era impossessato dei cattolici, che donavano, una dopo l’altra, le piu’ belle chiese di Roma ai musulmani, perchè le trasformassero in moschee. Circa dieci milioni di immigrati dal Libano, dall’Iraq, dal Pakistan,dal Bangla Desh  furono accolti a Roma,  e sistemati nelle borgate.  Dopo il colpo di stato di Rifondazione Leninista, i romani decisero di farla finita con Omar Piperno e i suoi centri sociali, e tentarono di linciarlo. Ma Piperno non era un piccolo utopista, era un intellettuale .Da allora  la Comunità di santa Brigidina cambio’ nome  e fondo’ l’associazione dei fratelli musulmani romani, e si apri’ ad altri terroristi storici,  che si ispiravano alla lotta armata di 6Oanni prima.
Il nuovo terrorismo si nutriva della frustrazione di un milione di africani dello Zambia , del Ruanda e della Nigeria, invitati dalla Chiesa nel Lazio come rifugiati politici e condannati all’emarginazione nelle borgate romane.
Il 9O% della popolazione immigrata era disoccupata e ogni anno lOOmila giovani africani romani cercavano, senza speranza, un posto di lavoro.  La legge sulla riforma agraria voluta da Mohammed Fini che aveva abolito la proprietà della terra e l’aveva data a chi aveva lo status di rifugiato politico, togliendola ai legittimi proprietari, aveva gettato sul lastrico milioni di romani che erano cosi’ dovuti emigrare al Nord, nella Repubblica Cispadana e nel Cantone Italiano. Misure che  avevano fatto crollare del tutto l’economia di Roma e di tutto il Lazio, causa l’impreparazione delle masse africane immigrate alla tecnologia moderna.
“Le cosi’ dette riforme agrarie del compagno Francesco – ci ricorda ora il rettore dell’Università di Bellinzona Viktor Sgarbi- scavarono un solco ancor piu’ profondo tra il governo e le grandi masse di imigrati, tra i ricchi funzionari progressisti e i  poveri  del Terzo Mondo fatti affluire a Roma. Finchè Roma finì nel mirino degli attentati del Califfato di Bagdad, attraverso una nuova sigla: la Gamaa di Catania.”
Le 5OO moschee di Roma sono diventate  cosi’ la base clandestina di un nuovo movimento che, con la proclamazione dello Stato Pontificio da parte dei gesuiti , hanno sempre di più costituito  un riferimento obbligatorio per quella  massa di diseredati. Persino all’interno della  Università della Sapienza, culla dell’islam piu’ tollerante, sono nate  cellule dei Fratelli musulmani romani. A Roma come a Frosinone o in Ciociaria le librerie sempre di più vendono  quasi esclusivamente testi religiosi, mentre sempre piu’ donne indossano l’abito tradizionale musulmano, e i predicatori e gli imam distribuiscono cassette registrate con le “ sura” del Corano.

GLI   ERRORI   DI  FRANCESCO

Francesco ,il papa compagno imposto  dai gesuiti , fin dal primo anno di pontificato aveva  sempre corteggiato gli ambienti dell’Islam ufficiale nel tentativo di isolare gli integralisti: Ramadan per tutti i cristiani, chisura di san Pietro e trasformazione in Moschea, abolizione degli alcolici nei night di Roma, interruzione dei programi televisivi  per mandare in onda la preghiera del venerdi’, censura dei film e degli spettacoli indecenti, libertà di propaganda per quegli Iman che giustificavano la pratica pre-islamica della mutilazione genitale femminile. Persino la elemosina obbligatoria per i rom ai semafori, per compiacere la parte laica della sua giunta.Una strategia a doppio taglio che  negli anni non è riuscita  a appagare i piu’ fanatici assertori della “sharia”, la legge coranica, e  ha umiliato  i settori cattolici della società  romana.
E Il Cantone Italiano e la Repubblica Cisalpina ? Finora sono rimasti a guardare, piu’ interessati a combattere il regime dell’emiro Alì Monta a Milano, che a denunciare la falsa democrazia dello Stato Pontificio, a condannare la violazione dei diritti umani o a cercare di capire le profonde lacerazioni e contraddizioni culturali che il mondo islamico attraversa sul cammino della modernizzazione economica e sociale. Una miopia allarmante.
E anche la Casa Bianca e Bruxelles sembravano non avere una strategia precisa.
Intanto il regime degli islamisti radicali  da Kabul a Theran  a Bagdad a Crotone si rafforza e i gruppi armati fondamentalistici hanno continuato le loro carneficine a Palermo come a Bologna, a Napoli : per arrivare infine  a Roma.
Ma i Fratelli musulmani romani  negano di essere coinvolti nelle stragi. Ad attuarle –dicono- sarebbe  un gruppo terrorista catanese che, pur proclamandosi siciliano, sarebbe manovrato dai servizi segreti russi.. Lo sostiene  al telefono dalla sua casa dei Parioli Muntasser Crocetti , vice di Omar Piperno.
Ci spiega che i Fratelli musulmani romani non praticano la lotta armata, anche se costituiscopno un punto di riferimento per le fazioni piu’ estreme romane da quando alcuni  ex militanti di Prima Linea e delle Brigate Rosse vi entrarono agli inizi del 2016, dopo aver aderito all’Islam.
Qual’è la vostra posizione nei confronti della strage del Colosseo?allora gli chiediamo.
“ E’ un attentato folle, criminale, inimmaginabile e barbaro. Non ci puo’ essere alcuna relazione tra questo attentato e l’Islam. Nessuna religione e nessuna legge umana o divina lo giustificano. Noi siamo scioccati e tristi per la perdita di tante vite umane innocenti”
Chi c’è dietro questo attentato allora,sor Crocetti ?
“Ho l’impressone che ci sia un collegamento tra questa strage e il processo in corso contro  alcuni boss di Cosa Nostra  al tribunale di Perugia”
Intende dire che il terrorismo islamico è pacifista?
“Nessun gruppo islamico romano dispone dei mezzi necessari per portare a termine una strage di queste dimensioni. Credo che dietro al gruppo che ha compiuto la strage ci siano i servizi segreti di paesi stranieri. La Russia.”
Ritiene allora che i terroristi non siano islamici?
“Anche se loro si definiscono islamici non hanno nulla a che fare con la religione. Noi siamo per la pace. I terroristi sono un vero enigma. Sono molto ben addestrati, portano a termine delle operazioni che richiedono una pianificazione ad alto livello. Chi sono, in realtà?”

TRA I MUSULMANI ROMANI

San Lorenzo, un quartiere popolare di Roma, è la roccaforte dell’integralismo romano; squadre di guardie svizzere armate fino ai denti pattugliano le viuzze ancora animate a notte fonda; i turisti già scarsi davanti alla basilica di san Giovanni (oggi moschea, ndr) qui sono dei perfetti sconosciuti e si limitano a sfrecciare in autobus verso il Colosseo. Eppure proprio a san Lorenzo i pulman si arrischiano a fare benzina; e in uno dei miei viaggi in pulman, un uomo barbuto con galabbeya pesante a proteggerlo durante la rigida notte dell’inverno romano mi si avvicina e, dopo avermi salutata cordialmente, mi pone la domanda consueta da queste parti: “ ma tu che sei cristiana,  sto che non porti il chador. E cosa ne pensi dell’Islam?”
Nasce cosi’ un dialogo serrato, per quanto possa permetterlo le mie conoscenze di arabo, incontro sui valori culturali comuni alle due religioni. “ Eppure al di là di ogni convinzione personale- osserva sicuro Ahmed, nome del mio interlocutore a ricordarne in modo indubitabile la fede religiosa- l’Islam si pone come religione completa e perfetta, in quanto rappresenta lo stadio finale, il culmine d’un processo di rivelazione iniziato con il giudaismo e proseguito con il cristianesimo”.
Ahmed si accende e partendo da questo concetto giunge a una conclusione estrema: “ fondandoci sulla superiorità dell’islamismo, noi siamo pronti, costi quel che costi, a portare il verbo di Allah nella casa di ogni romano, convincendo anche chi è tiepido a schierarsi dalla nostra parte”
“ E finiremo per rovesciare il governo della Chiesa- si infervora Saber, un altro passeggero, un giovane dalla barba ancora piu’ folta, con appesa al collo alla piccola mezzaluna, simbolo dell’Islam. Fa parte del Collettivo di via dei Volsci.”il governo è corrotto, s’intasca i finanziamenti occidentali e fa cattiva propaganda alla nostra religione”.
Incuriosita e un po’ incosciente faccio notare che forse anche i terroristi con il piombo dei loro fucili fanno cattiva propaganda alla causa musulmana e anch’essi ricevono  finanziamenti da paesi apertamente favorevoli all’integralismo: “ sono paesi che hanno dichiarato guerra agli infedeli e che vogliono far trionfare la purezza dei valori islamici proletari contro la corruzione e il capitalismo: chi è detentore della verità è legittimato a esprimersi anche con la forza”.
Curiosamente i miei interlocutori non negano le responsabilità  di altri stati nel terrorismo romano: “ il fine giustifica i mezzi” dicono.
E i turisti? Cosa c’entrano loro nei vostri affari interni?
“I turisti venendo a Roma ne sostengono l’economia e seppur indirettamente, incrementano la corruzione; inoltre alcuni indossano un abbigliamento succinto e offensivo per le nostre credenze; sono un invito al peccato”
“Siamo pronti al peggio- concludono i due, che mi rivelano di far parte della colonna delle BR locale ”- siamo votati alla morte,cosi’ vuole Allah, cosi’ sta scritto nel Corano, secondo la corretta interpretazione degli Iman e degli sceicchi nostri fratelli”

Ludmilla Suchiànova, inviata 


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