The salt, salt smell of the thick sea air, And the smooth round stones that the ebbtides wear,-- When will the good ship come? The wretched stumps all charred and burned, And the deep soft rut where the cartwheel turned,-- Why is the world so old? The lapping wave, and the broad gray sky Where the cawing crows and the slow gulls fly, Where are the dead untold? The thin, slant willows by the flooded bog, The huge stranded hulk and the floating log, Sorrow with life began! And among the dark pines, and along the flat shore, O the wind, and the wind, for evermore! What will become of man?
George Santayana (1863-1952)
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La spiaggia bassa e sassone e il pino nano,
La baia e la linea lunga dell'orizzonte,
Quanto lontano, io, da casa mia!
Il sale e l'odor salso dell'aria dell'oceano
E le rotonde pietre che lima la marea.
La nave, quando arriverà?
Le vestigia bruciate, rotte, carbonizzate,
E il profondo segno lasciato dalla ruota.
Perché così vecchio il mondo?
Le onde scintillanti e il cielo immenso e grigio
Solcato lentamente dai corvi e dai gabbiani.
E tutti i morti, dove?
Il delicato salice piegato sul pantano,
Il grande scafo marcio e i tronchi galleggianti.
La vita porta pena!
E in mezzo ai pini scuri e sulla sponda liscia
Il vento che flagella. Il vento, sempre il vento!
Che ne sarà di noi?
[traduzione trovata nel profilo di Santayana scritto da Savater e pubblicato nella raccolta di quest'ultimo, Apostati ragionevoli, Il Mulino, Bologna 1995]