Non amo Paolo Flores D’Arcais, ma qui ha ragione da vendere.
Se ne devono andare. Basta. Non tocca a loro. Non più.
Per Flores fa un errore madornale. La butta in caciara e ci mette dentro tutti. Metodo che è tipico di lui (e che mi era anche sfuggito ad una prima velocissima lettura) e che lo rende, anche lui, vecchio nei metodi da opposizione da salotto. D’altronde lo avevo detto anche quando ero andata a sentire lui e D’Alema si beccavano su un palco su politica ed antipolitica uscendo da quella sala disperata sia per le cose sentite dall’uno che per le cose sentite dall’altro.
Diciamo che i puntini sulle i li mette bene Civati. D’altronde cosa dovrebbero fare Bersani, Vendola e Di Pietro? Un suicidio collettivo? E chi ci resta? E come? In che modo? Insomma in sostanza dice le stesse cose di Grillo condite con un po’ di salottismo in più.
I partiti devono rinnovarsi. Ovvio. Lo sa Flores come funziona un partito? Non mi pare. Non è facile andare a dire a qualcuno che ha vinto un congresso di farsi da parte. Diciamo che Flores, che è di sinistra e che è coetaneo di D’Alema per me è corresponsabile del disastro.
Forse o Bersani (parlo per il PD) guida la transizione (come accadde in Spagna) o noi forse, dovremmo essere consigliati al massimo di fondare un altro partito. Tipo il PD che Vorrei. Sul fatto che stare dentro a fare la foglia di fico a D’Alema stia diventando ridicolo posso anche concordare.