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Capire un biip di rugby

Creato il 05 ottobre 2011 da Rightrugby
Capire un biip di rugby Abbiam già detto la nostra sulla fine delle illusioni Mondiali,  abbiamo anche riportato le dichiarazioni a caldo dei vertici federali. Le quali, siamo lieti di annunciare, per adesso si schiantano addosso al signorile e fragoroso silenzio dell'ex coach Nick Mallett.  
Due sono le critiche del Presidente Dondi, come avete letto su Repubblica e da noi, sul Tumblr e nel post citato. Critiche indirette al coach per il tipo di gioco (definito "catenaccio" tout court) e direttamente ai giocatori ("deboli mentalmente": voleva dire stupidi o piuttosto senza palle?). Critiche che ci fan sovvenire una di quelle liste che girano tra i consulenti aziendali: "le dieci cose che un capo non deve MAI dire ai suoi dipendenti".
Anche secondo noi, beninteso, giocatori ed ex coach non sono esenti da colpe. Gli errori, di formazione e quelli che arrivano dal lontano, li abbiamo sempre rimarcati; in sintesi Mallett col gruppo dei "senatori" ha costruito il gruppo più solido e coeso che poteva con le risorse (e i collaboratori) più imposti che dati, ma nonostante qualche colpo di ... fortuna (Semenzato) con qualche anello molto debole.
In particolare Castrogiovanni, considerato talmente forte da non poter essere "tamponabile" all'occorrenza da nessuno, tanto che in Nuova Zelanda avevamo portato tre piloni sinistri su quattro.
C'è stata poi la lunga storia dell'apertura: McLean, Masi, Marcato ... a un certo punto un paio d'anni fa Mallett puntò su Craig Gower. Il suo improvviso ritiro ha esposto lo stretchato centro dello schieramento Azzurro a buchi difensivi devastanti, mostrando che aveva ragione Mallett a considerarlo indispensabile  nel suo modello di gioco. Il coach qui ha la colpa di non aver coltivato alternative; invece di tamponare l'assenza con Kris Burton, il più d'alto livello che aveva provato anche se non difensivamente impeccabile, ha avallato altre scelte più "politically correct", come le definimmo in tempi non sospetti.
Detto delle "colpe" di Mallett, troviamo che proprio il caso Gower sia emblematico e sia stato poco analizzato nelle sue ripercussioni tremende per la difesa, con buona pace di quelli che "la difesa non avanza". Questi s'è sottratto dalla lotta a pochi giorni dal mondiale, ma il vero fijo de 'na m...  è stato chi ha deciso di negargli, conoscendone le conseguenze, un contratto biennale. La Fir e gli Aironi eran disposti a pagarlo solo un anno, giocoforza avendo una alternativa, il giocatore ha scelto il meglio per il futuro della sua famiglia. Al che il Presidentissimo (la Fir aveva il carico maggiore di stipendio e quindi responsabilità: 60%) ha provato il depistaggio: "non c'è posto in Nazionale per chi ci viene per i soldi". Infliggendo così alla nazionale almeno una meta subita a partita e al pupillo Accademico Riccardo Bocchino, un incolpevole bravo ragazzo che passava di lì per caso, lo sputtanamento in Mondovisione.
"Nel rugby", discetta Dondi a proposito del modulo di gioco Mallettiano, "se scendi in campo pensando solo a difenderti, allora finisce che perdi di sicuro". Peccato che  l'Italia abbia marcato più mete e segnato più punti in questa edizione che non Francia e Samoa, classificandosi tra i migliori otto attacchi overall, fatto mai visto nella storia. Persino nel primo tempo contro l'Irlanda, al 64% di dominio territoriale subìto i nostri contrapponevano il 57% di possesso palla: scelta tattica appropriata, non debole passività. Altro discorso è che sia durato solo 40 minuti: abbiamo analizzato i perché, in sintesi nello sport a volte va considerato anche l'avversario ...
Il Presidentissimo s'è anche aggregato al partito di quelli che "la difesa non avanza", evoluzione dell'antico "bisogna placcare", evabbè; anche su questo abbiamo già detto la nostra.
Sui giocatori "deboli mentalmente": si sa trattarsi di una generazione di rugbisti di buon livello, forse mediamente la migliore mai vista su queste sponde; solo un po' troppo assuefatti alla sconfitta, come ammise Mirco Bergamasco durante la preparazione, dopo quattro anni spesi a incontrar solo squadre più forti, con l'eccezione di una Pacifica l'anno e del Giappone alla fine. Qualcuno pretendeva si trasformassero proprio adesso in vincenti d'amblè solo dicendogliqui si fa l'Italia o si muore, armiamoci e ... partite? !Da che pulpito, caro Presidente rimasto a casa!
Dondi purtroppo ricorda il rugby di epoche e geografie pionieristiche, tutto abnegazione e slancio: da un po' siamo in era Pro, dove conta la tecnica individuale e collettiva e la preparazione fisica. Il carattere contro Australia e Irlanda è durato quanto l'ossigeno, cioè un tempo; gettar la stampella contro il nemico rimane gesto perdente, ed è opinabile se sia eroico o faccia piuttosto solo rabbia impotente (in figura: Enrico Toti).
Quanto al ruolo giocato dall'informazione, il messaggio lo manda Mauro Bergamasco, uno dei protagonisti non positivi della sconfitta: "Forse siamo arrivati troppo carichi all'appuntamento decisivo". E vorrei vedere, 'sti quarti di finale da anni so' peggio della Cerca del Sacro Graal! Grande il contributo al proposito offerto dall'informazione alle vongole che ci ritroviamo, purtroppo non solo nel rugby.
Rimane allora ineguagliato il vero epilogo di Nick Mallett, offerto un annetto fa a mo' di sfogo - epitaffio: "Qui c'è un sacco di gente che di rugby non capisce un biiip". Mitico.
Era rivolto ad addetti ai lavori e parti in causa nazional popolari tutte; francamente non ci sentiamo di darli torto, proprio A VALLE di Dunedin, dopo aver letto e sentito le reazioni di cui sopra.
Del resto i fatti restano e le chiacchiere stanno a zero: siamo tornati a casa, la caccia al colpevole è argomento che poco di appassiona, sarebbe più interessante pensare alle soluzioni. Dondi nell'intervista, finite le accuse, lascia qualche interessante spiraglio al proposito: "Sulle scelte di Brunel non metterò becco", dice, dopo aver ammesso che in generale c'è poco che funzioni in quel movimento dopo che da un paio d'anni la Fir ne ha fatto il takeover completo. Cita come esempio la Under20 che ha faticato a qualificarsi pur avendo i mondiali in casa. "Bisogna cambiare programma. Subito".  La parola è quella giusta, vedremo se ne saranno capaci e cosa intenderanno cambiare.
Ci limitiamo allora per adesso a un bravò al nostro ex coach non esente da colpe - ma chi non fa non sbaglia. A lui e ai ragazzi, con la medesima motivazione. Grazie per il lavorone fatto a livello di basics, nel team building e nell'approccio strategico al Mondiale; grazie per averci provato e per quel grande momento - verità, racchiuso in una frase che faremmo scolpire alta sul marmo dello Stadio Flaminio.

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