Capitale europea della Cultura 2019: vince Matera, la Città dei Sassi della Basilicata

Creato il 17 ottobre 2014 da Alessiamocci

Matera è la Capitale della Cultura 2019, la decisione è stata comunicata dal presidente della Giuria di selezione, Steve Green − esperto di politiche culturali e pianificatore di strategie per le organizzazioni culturali −, al Ministro dei beni e delle attività culturali, Dario Franceschini.

Una scelta senza dubbio difficile, tanto più che nel precedente articolo – pubblicato sempre per Oubliette Magazine –, abbiamo visto quali sono le caratteristiche storico-artistiche delle sei città candidate che, lo ricordiamo, erano Matera, Lecce, Cagliari, Ravenna, Perugia e Siena. Finisce, perciò, un periodo di promozione, in cui – parafrasando il film di Gabriele Sorrentino, vincitore del Premio Oscar –, ogni città ha mostrato la sua «grande bellezza».

È stato un periodo di scommesse e d’ipotesi per la possibile vincitrice, ma anche un momento di riflessione e coinvolgimento; soprattutto perché – si spera – abbiamo compreso quanto l’Italia possa dare ancora qualcosa di sé.

Un’immagine che si avvicini a un nuovo Rinascimento, favorito dall’innovazione e da un ripensamento delle risorse di un paese che dovrebbe ottenere il massimo rendimento dalla cultura, appunto. D’altra parte il programma che le sei città hanno presentato all’Unione europea si fonda su queste ultime peculiarità.

La creatività e il sostegno culturale sono, dunque, le basi dell’intero programma. Il criterio di scelta è stato la partecipazione di tutti in particolare dei cittadini, che hanno contribuito ad attribuire la giusta importanza all’evento stesso.

«Open Future» è lo slogan con cui Matera si è presentata all’Unione europea. Il suo concetto è l’insieme democratico, che abbraccia sia i cittadini, sia le istituzioni senza distinzioni di sorta. Matera è una città magnetica, che si distingue per il suo particolare assetto urbano caratterizzato dalla presenza degli storici rioni Sassi, di qui gli appellativi di «Città dei Sassi», o «Città Sotterranea». I Sassi, che sono stati riconosciuti nel 1993 Patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

Si parla, dunque, di futuro e di apertura nei confronti dei giovani ai quali, in realtà, bisogna puntare affinché avvenga quel cambiamento che molti desiderano per la propria vita. Perché i giovani, con le loro idee, possono – e devono – contribuire a migliorare una situazione economicamente difficile.

La cultura, dunque, deve farsi promotrice di una nazione che potrebbe valutare adeguatamente le sue risorse persino quelle artistiche, utili affinché si sviluppi maggiormente il turismo.

A proposito dell’esito, Steve Green ha definito tutte le città candidate: «laboratori che possono far fiorire la cultura, l’industria, la creatività e le città scelte». Sì, perché «è stata la partecipazione della città e dei cittadini, ma anche la buona governance e il retaggio che verrà lasciato. C’è stato un vincitore, certo, ma nessun perdente. Le città che non ce l’hanno fatta devono continuare a fare il meglio per la cultura, i valori e i principi in cui hanno creduto», ha detto lo stesso Green. Così, più che puntare a una sola città, si dovrebbe scommettere sull’Italia intera.

Dopo l’accettazione formale da parte di Dario Franceschini, a metà 2015 l’Unione europea proclamerà ufficialmente la Capitale della Cultura 2019.

Nell’attesa che ciò avvenga, si auspica che siano formulati diversi programmi e iniziative per lavorare in un’unica direzione, come ha affermato il sindaco di Matera, Salvatore Adduce: «Non siamo avversari, siamo cooperatori». Tutto potrebbe prendere il via dalla città lucana, che lo scrittore e pittore Carlo Levi – nel suo libro Cristo si è fermato a Eboli (Einaudi, 1945) – ha visto come un monumento di civiltà cittadina e un’importante testimonianza storico-culturale: «Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua bellezza».

Written by Maila Daniela Tritto


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