Capitali in Svizzera, verso accordo Roma-Berna per lotta all’evasione

Da Mrinvest

Il Governo italiano punta ai capitali in Svizzera per fare cassa e per combattere l’evasione fiscale

Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, a margine del G20 in Messico, ha annunciato che ci saranno importanti novità in merito all’accordo che l’Italia sta cercando per risolvere il problema dei capitali in Svizzera, illecitamente esportati nel Paese elvetico dai nostri connazionali, cioè, in pratica quelli sfuggiti al Fisco.

Gli sherpa dei due Stati sono al lavoro a Roma, proprio in questi giorni, alla ricerca di una soluzione che soddisfi entrambi. In gioco ci sono sia l’interesse della Svizzera a non essere additata come un paradiso fiscale ed a risolvere il contenzioso sui lavoratori transfrontalieri (problema della doppia tassazione), sia quello dell’Italia a combattere l’evasione fiscale ed a rastrellare quanti più quattrini possibili.

Non si conoscono ancora le cifre esatte del fenomeno, ma si calcola approssimativamente che

i capitali in Svizzera esportati dagli italiani presso le banche elvetiche ammontino a non meno di 120 miliardi, ma forse arrivano anche a 200 miliardi.
Già con il governo Berlusconi si erano intavolate trattative per il rientro di questa massa ingente di denaro, sfuggita anche al cosiddetto “scudo fiscale”, che aveva tassato i capitali esportati illecitamente all’estero e poi rientrati, al 5% e successivamente al 6%.
Sulla base delle aliquote che Roma imporrà su questo flusso di capitali si spera di ottenere fino a 40 miliardi di euro, una vera boccata di ossigeno per i conti pubblici nostrani, sebbene lo stesso ex ministro Tremonti calcolò oltre un anno fa in non oltre 2,5 miliardi gli incassi reali presumibili.

La Svizzera chiede in ogni caso di essere esclusa dalla black list dei paradisi fiscali, mentre non si sa se a pagare saranno direttamente i “furbetti” sorpresi ad avere depositato capitali in Svizzera o la stessa Berna, che risarcirebbe Roma con un calcolo forfetario.
Esistono, tuttavia, precedenti di accordi negli ultimi mesi tra la Svizzera ed altri Stati della UE, oltre che con gli USA di Barack Obama. La Germania, ad esempio, ha imposto un’aliquota tra il 21 e il 41% dell’ammontare dei capitali esportati illecitamente, mentre l’Austria li ha tassati tra il 15 e il 38%. Successivamente, gli importi ormai sanati sono stati comunque soggetti a tassazione, ma solo sulla parte relativa ai “capital gain”, con un’aliquota del 26,375% per la Germania e del 25% per l’Austria.

Non sappiamo se l’Italia seguirà questa soluzione o, al contrario, se accetterà una vecchia proposta informale avanzata da settori della politica elvetica, che consisteva nel pagare a Roma subito 12 miliardi (il 10% dei 120 miliardi di capitali presumibili) e successivamente una cifra pari ad una percentuale sui guadagni in conto capitale su questi capitali in Svizzera. In ogni caso, pare sia finita l’era dello Stato elvetico come meta felice e sicura per i poco avvezzi al pagamento delle tasse.


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