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Un anno è trascorso dagli avvenimenti del primo capitolo: avevamo lasciato la Jookran High School for Girls e i suoi spiriti inquieti in una situazione di stallo, con un finale aperto che lasciava ampio spazio ad un possibile sequel. Tale sequel è inevitabilmente arrivato, ma “Whispering corridors 2” (aka “Whispering Corridors: Memento mori”), a sorpresa, decide di non raccogliere il testimone della prima parte, né dal punto di vista tematico né da quello stilistico. La mano del regista è diversa e si vede. Per fortuna (ma non è un giudizio di merito, né in un senso né nell’altro, aldilà del fatto che si possa preferire il “sequel” al primo film) ci offre una storia totalmente nuova e una rappresentazione che ha abbandonato i toni vintage del primo film a favore di atmosfere decisamente più moderne, mentre dal punto di vista tematico i meccanismi del sistema scolastico coreano questa volta sono appena sfiorati.
Ma siamo pur sempre in una scuola, in questo secondo episodio, e ancora una volta in una scuola privata tutta al femminile nella quale facciamo subito la conoscenza di So Min-ah (ben interpretata dall’esordiente Kim Min-sun) nell’istante esatto in cui si imbatte in un curioso diario dalla copertina rossa, appartenente alle sue compagne Min Hyo-shin e Yoo Shi-eun, un diario che le due evidentemente in qualche modo condividevano. L’oggetto già a prima vista appare alquanto curioso e decisamente fuori dall’ordinario: colorato ed elaborato, è un diario che descrive le tribolazioni delle due ragazze, e che racconta di come il legame speciale che queste condividono venga trasformato dal verificarsi di vari eventi in una situazione logora e inconciliabile.
Ricordate quando la volta scorsa parlammo di quelle risatine e di quei bisbigli, reali o soltanto immaginati, che si potevano sentire ovunque tra i corridoi scolastici? Quei nemmeno tanto vaghi segnali di disapprovazione o di derisione che sono stati la classica colonna sonora dell’insicurezza degli adolescenti di tutto il mondo? In questo secondo capitolo quei bisbigli sono amplificati dal singolare legame che Hyo-shin e Shi-eun condividono: un rapporto che va ben oltre la semplice amicizia, qualcosa di sostanzialmente inaccettabile tra i corridoi di una scuola, un rapporto i cui segreti più intimi erano stati affidati ad un diario.
The first kiss is like the smell of fresh apples. I've smelled the blood on your lips, that I've touched with my tongue. Hyo-shin e Shi-eun sembrano due adolescenti come le altre – la risata da bambine, i pensieri da adulte e il diario riempito di cuoricini – ma in realtà sono lesbiche e impegnate in una relazione molto sofferta. Il diario rosso descrive tutto, dai fremiti dell’innamoramento al rifiuto della propria omosessualità, fino alla tensione che deriva dal loro diverso approccio di fronte all’inevitabile: se in una prevale il disagio per la condivisione di quell'amore davanti agli altri, per l’altra non c’è ragione di vergognarsi dei propri sentimenti. Ma quando quest’ultima finisce dritta fra le lenzuola di un insegnante depresso, l'amore della prima muore definitivamente. E con la morte dell’amore anche tutto il mondo precipita, trovando la sua conclusione nel suicidio di Hyo-shin. Ma sarà questo il vero movente?
Lo scopriremo anche grazie alle “indagini” di Min-ah, che dal canto suo sembra essere completamente ipnotizzata dal ritrovamento del diario delle due compagne. Questo sembra prendere il completo sopravvento su di lei, diventandone l'ossessione che la costringe compulsivamente a cercare di penetrare nei segreti più intimi delle due amanti, cosa che rapidamente la trascinerà in una spirale di follia. Il suo stato d’animo verrà amplificato dall’effetto allucinogeno di una pillola che la ragazza ritrova tra gli oggetti della defunta Hyo-shin e assume, e che poi si scoprirà essere tossica in quanto parte e simbolo di quel patto di amore e legame eterno, fin nella morte, stipulato da questa con Shi-eun (tema che come vedremo tornerà prepotentemente in evidenza, insieme a quello sociale, nella quinta parte della saga). Il destino di Hyo-shin si compie sul tetto della scuola, ma la sua essenza continua a incombere su tutto l’edificio – perché Shi-Eun non è l’unica ad avere un debito con lei - fortificata dal flusso continuo dei pensieri degli studenti e del corpo docente che non cessano di interrogarsi sul motivo del suo gesto. Motivo che a noi viene svelato un po’ alla volta, in un lungo flashback, quando ormai la scuola è in preda al delirio collettivo, tra la furia di Hyo-shin, lo smarrimento di Min-ah, il rimorso di Shi-eun. In un finale memorabile l'ira dell’anima inquieta di Hyo-shin si scatena su tutti, serrando le porte della scuola e non permettendo a nessuno di lasciarla, riportandoci alla mente la celebre Carrie White di Brian De Palma.
Ma cosa vuole Hyo-Shin? Probabilmente, solo gridare la sua rabbia e non venire dimenticata, il che spiegherebbe perché sul suo diario Min-ah abbia in precedenza trovato la dicitura Memento Mori con accanto la (a mio parere discutibile) traduzione “ricordati dei defunti”… Can you hear it? The world is made of sounds. All the People have their own tune. It can become a harmony or a dissonance. Together, we could make a perfect harmony. You'll find a whole new world. You must remember this tune. If one of us dies before each other, promise to come for the other on a rainy day.
Memento Mori, lo si può trovare, come detto, nella descrizione delle problematiche adolescenziali - tema universale, certo, ma non per questo meno interessante. La storia è in definitiva la descrizione di un rito di passaggio che chiunque, di qualsiasi età, dovrebbe vedere per comprendere le complessità dell’età adolescenziale. Complessità che esistono e nel film sono ben esemplificate dalla rivalità tra le studentesse e dagli attacchi a quelle di loro che per un motivo o per l’altro finiscono per emergere dalla massa - rivelando una mal tollerata diversità - ma soprattutto dalla lunga e imbarazzante sequenza in cui alle ragazze, in biancheria intima, vengono effettuati controlli medici in classe i cui risultati, annunciati ad alta voce, rivelano chi di loro è più bassa, grassa o meno prosperosa della media; e assumono tragiche derive quando coinvolgono aspetti come la disabilità o l’omosessualità.
Se, come siamo portati a pensare, si vuole individuare un tema sociale all’interno di Shi-eun è affetta da sordità e cerca disperatamente di non farsene accorgere, trasformando la sua vita scolastica in un’estenuante finzione cui non vuole aggiungere anche l’onta di dichiararsi omosessuale, mentre Hyo-shin si dimostra la più coinvolta, la più dipendente dall’altra e, forse per questo, anche la più coraggiosa: la pressione sociale è troppo per Shi-eun ed è proprio il desiderio di Hyo-shin di vivere la loro relazione alla luce del sole la vera causa della rottura tra le due. Con un’intuizione davvero originale gli avvenimenti del secondo film della saga Whispering Corridors non vengono presentati in ordine cronologico: passato e presente sembrano accadere contemporaneamente, al punto che sembrano confondersi insieme, lasciando in un primo momento sbigottito l’occasionale spettatore, inevitabilmente abituato ad una rappresentazione cronologica lineare. Tuttavia il gioco è condotto in maniera intelligente, accompagnando il pubblico in una direzione per poi sorprenderlo con una piega inaspettata. Un altro horror anomalo insomma, costruito sul senso di colpa e sul dolore e, di conseguenza, più psicologico che altro.
Per merito di trovate che all’epoca non avevano ancora assuefatto (corridoi deserti, mani che sbucano dal nulla, eccetera) la tensione rimane costante per tutta la durata del film, nonostante le uniche morti messe in scena siano di fatto due suicidi. Oltre alle visioni di Min-ah, molto interessante è anche la scelta di usare la saturazione del colore per mostrare il punto di vista dello spirito di Hyo-shin, e di mostrare il suo volto, gigantesco, che incombe sulla scuola resa una trappola, una metafora del suo potere di possessione e controllo. Ma tutti gli ultimi adrenalinici minuti di delirio collettivo nella scuola sono notevoli, anche se poi tutto l’elemento orrorifico viene meno e si sceglie per una soluzione struggente: le porte della scuola si riaprono, Min-ah si libera dell’influenza di Hyo-shin e Shi-Eun, finalmente, piange. Quando poi fa l’atto di salire sul tetto, capiamo che è per ricongiungersi alla sua amata. Questo però non viene mostrato, forse un modo di restituire a lei e a Hyo-Shin, finalmente, l’intimità di una relazione spezzata ma, in fondo ai loro cuori, ancora viva e pulsante.
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