Sony A7 con Zeiss Planar 2/45 – 1/1500 F2.8 ISO 100 – RAW
“Ricordavo che quello che cercavo era in direzione della chiesetta del Drago, appeso a dei tralci di vite con del fil di ferro. Dopo pochi minuti tornai fuori sullo spiazzo in cemento con un bidoncino di latta. Era tutto arrugginito e senza coperchio, ma ancora intero, con una forma cilindrica abbastanza regolare. Mi guardai intorno, poi lo piazzai rovesciato quasi al centro della corte. Raccolsi una scheggia di mattone, contai tre passi dal bidoncino e su quel diametro col mattone tracciai a terra un cerchio tutto attorno.”
Sono di nuovo qui, con un sorriso sornione davanti alla tastiera. Questa volta l’ho combinata grossa, la storia si è complicata non di poco. Eheheheh. Ho dovuto però far prendere un po’ di vantaggio alla storia scritta sulla storia fotografica. La seconda aveva iniziato a condizionare la prima e non era un bene. L’obiettivo finale di tutto questo lavoro è un nuovo legal thriller, che sia avvincente, complesso e teso almeno quanto NON TI SVEGLIARE. Le foto già pubblicate mi stavano impedendo di ricombinare in piena libertà quanto già steso. C’erano parti che volevo tagliare o rifare, ma quelle foto in 1=1 erano lì a scandire una sequenza ormai scolpita nella roccia.
Poco male, ho cambiato tutto. Dimenticate l’ordine dei capitoli che avete visto, dimenticate quello che vi ho raccontato fino ad ora. Non è più vero niente. Forse. Comunque adesso il meccanismo fila perfettamente, come una Beretta Calibro 9 appena oliata, devo solo riuscire a trovare il tempo di scrivere, scrivere, scrivere.