“Mi hai riconosciuto, eh?” le dico.
“Già. Gli studenti si vestono male, ma non così tanto”.
Evidentemente lo stile Fonzie qui non ha attecchito.
Il cielo è ormai sgombro, e nell’aria c’è un dolce odore di pioggia appena terminata.
“Allora, come mai qui?” mi dice.
“Indago.” Come diamine mi è venuta questa frase? Proprio quello che dovevo evitare di dire…
“Su cosa?”
“Brutta storia. Ho incontrato Ralf, mi ha detto che hai un fratello.”
“Già. Lui ne ha fatta di strada. Anche io non scherzo. Dì la verità, quanta impressione ti ha fatto il vedermi così?”
Tanta.
“Non tantissima, in effetti immaginavo che avresti fatto qualcos’altro”
Che bugiardo.
“Piuttosto, parlami di questo tuo fratello, non mi avevi detto di averne uno.”
“Infatti non lo sapevo fino a 6 anni fa. Tramite Ralf ho scoperto che esiste un gruppo chiamato Autorità Federale responsabile per la documentazione della Stasi, che si occupa di questo. Ho scoperto che mia madre non morì, ma si trovò nella zona di Berlino Est nella notte in cui chiusero il passaggio. Era incinta di mio fratello.”
“Ma sei sicura fosse tuo fratello? Che documento ti ha fatto vedere?”
“Era un foglio fotocopiato nel quale era scritto che mia madre aveva dato alla luce un bambino; questo foglio aveva evidenti segni di come fosse stato fatto passare in una distruggi documenti.”
Come il foglio ritrovato nella stanza del cadavere. Come migliaia, se non milioni di altri fogli.
“Potresti farmene avere una copia?”
“Certo, se vuoi te la scannerizzo e te la invio.”
“Certo, manda a questo indirizzo. E’ di un amico, ora non ho il pc con me.” Le do l’indirizzo del commissario.
“Ma pensi possa essere coinvolto?”
“Onestamente non lo so. Che tu sappia è qui?”
“Sì, e non ricordo si sia mosso.”
Bene.
Entriamo in un pub. Fuori il cielo è ormai rosso per il tramonto. Vorrei seppellirla viva di domande, di curiosità. Farle LA DOMANDA.
Alla fine penso di sembrare un po’ scemo, assorto in questi pensieri con davanti un Daiquiri. Credo che mi si veda fissare intensamente dei cubetti di ghiaccio che galleggiano. Infatti vedo Marty ridere.
“Beh, come mai questa strada?”
“Diciamo che era una cosa che mi aveva sempre appassionata. Io non ho mai lasciato gli studi, sebbene lavorassi al Black Vinyl. Dopo che ho lasciato, mi sono trasferita a Monaco e mi sono laureata”
Fisso sempre più intensamente il Daiquiri. Roteo lentamente il bicchiere. Ne tocco il bordo. Non so come sparare il colpo che ho in gola da 25 anni.
“Vuoi sapere perché me ne sono andata, vero?”
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