Capitolo chiuso

Ecco, ora anche l’ultimo traguardo è stato raggiunto.Dopo lo svezzamento, l’addio al pannolino e quello al ciuccio, la resa alla quotidianità dell’asilo, il sapersi vestire da solo (più o meno), non ci restava che questa battaglia da affrontare, noi due insieme.E adesso finalmente, dopo una preparazione che dura dalle vacanze di Natale, Ettore si addormenta senza più bisogno della mano della mamma ad allontanare le sue travolgenti paure.È quasi tardi, lo so bene. Gli altri due ci erano arrivati ben prima, ma Ettore è il piccolino, l’ultimo, quello che si è ritrovato una mamma rammollita e ormai stanca, oltretutto vinta dalla tenerezza, e così certi scogli della vita lui li ha potuto affrontare con morbidezze ben diverse rispetto ai suoi fratelli.Ecco, ora io sono contenta, mi si sono liberate ulteriormente le serate, non mi ritrovo più seduta sulla seggiolina, con la testa ciondolante nel buio, ad aspettare che anche lui crolli, mentre io sarei già crollata da un pezzo.Ora io sono contenta, perché so che il peggio è passato, che anche il mio piccolo sta diventando quasi grande, e il suo prossimo compleanno segnerà definitivamente l’uscita dalla fase bebè.Io sono contenta, davvero, lo giuro. Ma c’è una specie di malinconia stupida che mi piange dentro, una cosa che non so se ha a che fare con la nostalgia di ciò che non avrò mai più - il cucciolo da accudire, i piedi grassi e i passi incerti, le nanne addosso, quei profumi là e quegli sguardi che sono di sole e luna insieme – o se ha piuttosto a che fare con la consapevolezza di ciò che non sarò più io, di ciò che avrò alle spalle, delle scelte che non potrò più fare, di un tempo finito per me, ancor più che per lui.