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IV. Una realtà nefasta
Sentivo la chiave girare nella porta e mi ero spostato poco prima che si aprisse. Era entrato di nuovo Timothy. Il suo sguardo sembrava frustrato, a quanto pareva non vi erano novità particolari, poi ad un tratto si era messo ad osservare la mia mano e si era rivolto a me.
Timothy: Apri quella mano e fa vedere cosa hai preso stavolta! Che è?Ah! ma è un jojo , ora ti sei messo a rubare anche uno stupido giocattolo per bambini? Ascolta, il capitano vuole il suo evening mint tea con whisy. Sai fare del tè?
Al diavolo il capitano! Non avevo voglia di pensare al tè e nemmeno a quelle patate di pomeriggio, ma purtroppo ero obbligato ad eseguire gli ordini. Avevo preparato quel tè mentre Timothy mi sorvegliava, mi aveva anche detto come preparare quella stana bevanda. Poi consegnando la teiera a lui , l'aveva presa per portarla dal capitano. Mi rimisi al lavoro pensando che forse avevo qualche altro minuto di libertà. Continuai a cercare la fessura di quella piccola chiave che avevo trovato, si inseriva perfettamente nella fessura di uno degli armadietti di cucina e lo aprì. Dentro c'erano un sacco di porcherie e oggetti rovinati nel tempo, ma avevo trovato una lima e un calzino logoro con due monete dentro. Le due monete erano forate nel centro e riportavano il marchio della nave , la propaganda della scoperta del nuovo mondo. Sotto il disegno di un galeone vi era una data: April 1531 AD Al rovescio invece vi era incisa l'icona di un chicco di caffè e alcuni uomini con un sacco che salivano la rampa di una nave. Inoltre vi era inciso il nome di questa nave e il suo compito: Ojo de la diosa – transporto cafè del nuevo mundo. L'altra moneta era uguale con l'unica differenza l'anno della coniazione che era: Diciembre 1534 AD
Dal peso, dal colore e dalla brillantezza non avevo dubbi e forse voi non ci crederete, ma quelle erano autentiche monete d'oro!! La nave prima che questi barbari pirati se ne impossessassero, doveva essere una nave spagnola per il trasporto del caffè! L'oro e la lima senz'altro mi sarebbero stati utili e presi entrambi le cose, ma non avevo risolto il problema principale: uscire! Ero costretto ad aspettare e poco dopo era tornato Timothy. Mi aveva tirato fuori dalla cucina e attraversando un corridoio pieno di corsari, alla fine eravamo arrivati alle celle. Mi ero trovato una specie di prigione e già stavo sconvolgendo dallo schifo che vedevo intorno a me, il degrado di quella nave era inaudito. La cella era squallidissima come tutto il resto, il pavimento sembrava una specie di tappeto, la polvere ammorbidita e impastata nel tempo si era attaccata ai miei piedi come se fossero brandelli di stoffa. Il letto era una branda di legno, bloccato all'estremità con delle catene di ferro arrugginite e con un rivestimento in ferro sui lati, anche esso ormai in pessimo stato. Mi stavo domandando se li non ci fossero anche topi, ma ad una prima occhiata non ne avevo trovato nemmeno uno, forse anche ai topi si disgustavano a stare la dentro!
Guardandomi attorno avevo notato che non c'era nessuno, tutte le persone prigioniere erano dalla parte opposta. Ma Timothy era andato a parlare con un corsaro vicino una cella posta in penombra. Non potevo segare le sbarre di legno con la lima, quei uomini stavano sorvegliando la stanza e se ne sarebbero accorti subito. Rassegnato mi ero messo ad aspettare sperando in un po' di fortuna, i muri nel frattempo scricchiolavano in continuazione, facendo una cantilena che faceva : Criiiic , Croooc , Criiiic , Croooc ,Criiiic , Croooc. La nave dondolava e per tenermi in equilibrio avevo dovuto tenermi alle catene di quella branda. Quel dondolio alla fine incominciava a farmi rilassare finché purtroppo mi ero addormentato. Qualche ora più tardi Timothy ero tornato per svegliarmi.
Timothy: Wake up!! Ho voglia anch'io di dormire un altro po' che quasi non mi reggo dal sonno. Ma se non ci presentiamo in cucina il sonno ce lo fanno passare per sempre! Quindi vediamo di darci una mossa! Come vanno le ferite? Riesci a camminare? Si meglio? Allora muoviti patata lessa!!! Come ben sai, bisogna preparare la colazione per duecentotrenta persone e fra poche ore è l'alba. Vai avanti e muoviti!!!
Ero distrutto, a fatica riuscivo a tenere gli occhi aperti, ma malgrado ciò dovevo rimettermi in piedi. Quel ragazzo dai capelli rossi non sembrava non aver dormito molto, aveva una faccia orribile con due occhiaie da far paura. Teneva a fatica gli occhi aperti e mi stava riportando in quella maledetta cucina. Il mio compito era sempre lo stesso, fare una zuppa la cui ricetta si trovava nel ennesimo libro. Mentre ero intento nei preparativi, avevo un dubbio, ma dove diavolo era Martin?
Timothy: Martin? E' vero! Devo ancora svegliarlo ma non mi reggo in piedi, mi prepareresti un caffè? Si fa con i chicchi tostati , poi prendi il ...caffè ............ Zzzz! Eh? che succede? Martin? Ah! è vero! Devo andare a svegliare quel sleepyhead! Non sopporto più questa vita, chiudi a chiave eh? A dopo
Timothy si era messo a dormire in piedi, ci avevo visto giusto che crollava dal sonno ma non so se era il caso di colpirlo e stordirlo. Secondo me era meglio che andava da Martin e magari si addormentasse prima di arrivarci. Era era uscito barcollando e lasciando la porta aperta, la sua stupidità era ammirevole, perché mi aveva servito un occasione d'oro su un piatto d'argento. Potevo farcela e non dovevo perdere tempo! Ancora era buio e i corsari non mi avrebbero notato se trovavo un punto dove buttarmi in acqua. Se poi magari mi sentivano e se ne accorgevano, non potevano vedermi col buio. Ovviamente dovevo sperare di non incontrare squali o correnti marine discensionali, sarebbe stata la mia morte!
Mi ero ritrovato nel corridoio e mi muovevo silenziosamente, in quel momento fra l'altro non c'era nessuno. In direzione di prua sentivo il fruscio del mare e l'odore salino attirarmi come una calamita. Il destino mi aveva graziato ed ero davanti ad una feritoia, si trattava di una porticina inutilizzata per cannoni. Alzando la levetta di ferro ero riuscito ad aprirla. Ero stato irradiato da deboli bagliori, erano le prime luci dell'alba. Guardando sotto si vedeva lo scafo, incrostato di conchiglie e di alghe e si vedeva anche un gran numero di corde appese. Quest'ultime servivano per embarque, i marinai si calavano da esse e invadevano le navi arpionate. Vi erano anche degli oblò illuminati e dava l'impressione, come se quel gigantesco legno fosse pieno di fiammelle accese ovunque.
Di nuovo vidi quella polena che affiorava dall'acqua con la luce della luna e contemporaneamente assistetti a qualcosa di strano: un'ombra era apparsa dietro di me. Mi fece venire i brividi mentre vedevo avvicinarsi l'ombra di una creatura alata, si avvicinava fino a sentirne il fiato sul collo mentre stavo togliendo la testa dalla feritoia. Il terrore mi attanagliò in un attimo, ci fu un rumore di passi veloci dietro di me, cercai di non farmi prendere dal panico afferrando la lima per difendermi. Scuotevo la testa in tutte le direzioni e non capivo cosa mi ero successo, la visione scomparve improvvisamente cosi come era apparsa. Il cuore mi batteva in gola mentre mi sforzavo di stare calmo. Intorno a me sembrava tutto tranquillo. Mi venne da mettermi le mani nei capelli e pensavo che avevo avuto una stupida allucinazione! Avevo comunque dovuto scartare quella feritoia perché così stretta che non ci passavo e avevo proseguito invece dritto verso il corridoio. Alla fine ero arrivato davanti a una porta che mi veniva famigliare, nella stanza dove avevo pelato le patate con Martin, ma da quella stanza non si poteva fuggire.
All'improvviso avevo sentito dei passi, un tonfo di scarpe si stava avvicinando sempre più, con una luce che incominciava ad illuminare quell'ambiente lugubre. Corsi via, ma mi ero ritrovato in un vicolo cieco con una porta davanti a me, intagliata elegantemente e con incisioni ornamentali. Chiunque stesse arrivando, doveva entrare per forza lì dentro, e proprio per la bellezza della porta, doveva essere un luogo importante. Se c'era qualcuno la dentro, non mi sarei potuto giustificare dicendo di essermi perso, incominciavo a spaventarmi all'idea di essere scoperto e torturato. Comunque avevo cercato di non andare in panico e nemmeno volevo arrendermi, dovevo correre quel rischio e l'unica possibilità era entrare dentro quella porta, stringendo i denti, mi ero avventurato per nascondermi la dentro.
Sir Murdock:Buongiorno Edward! Era l'ora che mi portassi quelle carte!
Ero rimasto terrorizzato a vedere quella persona davanti a me, era il capitano voltato a guardare il mare dalla vetrata del suo alloggio personale, la mia unica fortuna era stata che non si era voltato a controllare chi fossi veramente! Avevo aperto completamente la porta e di istinto, mi ero messo dietro ad essa, in maniera tale che non mi vedesse ne lui, ne quel corsaro che arrivava da dietro. Passato qualche istante, il capitano urlò nuovamente il nome e il cognome di questo Edward, intimandogli di rispondere. Nello stesso tempo con un tempismo perfetto, dalla porta entrò lo stesso uomo del corridoio e con tono sommesso rispose subito al capitano. Nessuno fin ora si era accorto di me, ma naturalmente la cosa non mi tranquillizzava.
Edward Draymond:My Captain, vedo con dispiacere che oggi sembrate nervoso già di prima mattinata. Tuttavia ho qui le mappe, verificate se sono quelle che cercate.
Sir Murdock: Good! Secondo questa mappa invece siamo nel punto spagliato dell'isola! E sempre secondo questa, la loro cattedrale si trova in questo punto, siamo troppo a nord! Dobbiamo costeggiare l'isola da sud ma rischiamo l'attenzione delle loro navi. Un bel problema! Forse non vi piacerà questo ordine ma dobbiamo prepararci al peggio, vado in coffa a controllare se finalmente abbiamo una mappa che corrisponde fedelmente, mentre tu manda gli uomini a pulire i cannoni e a caricarli, in cucina saranno pronti non prima di un ora per la colazione. Muoviamoci!
Menomale se ne erano andati mentre io ero ancora dietro alla porta spalancata, la chiusero da fuori e non mi avevo completamente notato. Che brutto rischio che ho corso ma ho avuto una fortuna sfacciata a essermi salvato e ho tirato un respiro di sollievo. Mi ero ritrovato dentro un autentico Vivienda de Captàn, uno dei luoghi più importanti di qualunque galeone. Qua venivano discussi in privato gli affari ed era anche dove il capitano si riposava. Rispetto al resto della nave, era tenuta molto bene, con un tavolo di legno intagliato elegantemente e così del resto anche gli altri mobili. Sopra il tavolo vi era adagiato un gigantesco libro, con la copertina in cuoio e con iscrizione fatta con il fuoco che diceva: diario di bordo. Il letto era poco distante, con vicino un armadio e una bella cassettiera. Comunque data la situazione dovevo solo aspettare che si fossero allontanati abbastanza e uscire di nuovo nel corridoio. Provai a girare la maniglia e mi resi conto che vi era un enorme problema: il capitano aveva chiuso a chiave la porta e io ero in trappola!
Mi ero avvicinato alle finestre, forse potevo calarmi in acqua da li, ma ero rimasto brutalmente deluso nel vedere le grate di ferro, così strette da non poterle attraversare e abbastanza robuste da volerci ore a segarle con la lima. Sotto ai miei piedi vi era un immenso tappeto rosso e solo ora notavo li vicino una libreria, cercavo affannosamente un modo per uscire da lì, rovistando fra i cassetti del tavolo in cerca magari di qualche chiave. Il primo cassetto era pieno solo di lettere, nel secondo invece avevo trovato qualcosa che mi apparteneva: la collana che Christina mi aveva regalato poco prima di partire.
Ancora mi si sgomentava il cuore al ricordo di averla vista piangere per me, mentre mi dava quella collana. Avevo deciso di riprendermela, di per sé non valeva molto ma per Christina aveva un immenso valore affettivo, infatti la collana era appartenuta a sua madre. Non immaginate quanto mi lusingava l'idea che l'avesse data a me, ero sempre più certo di amarla. Quell'oggetto mi aveva dato una nuova forza: quella di non abbattermi per nessun motivo, volevo rivederla e dovevo uscire da quella nave a qualunque costo! Sopra lo scaffale avevo notato una chiave e sotto di essa, uno strano libro intitolato Ojo della diosa – 1558 Sir Henry Murdock. La mia curiosità un giorno mi avrebbe ucciso, ma mi ero deciso di prendere anche quel libro. Mentre avevo preso queste cose, avevo dato un occhiata al diario di bordo, l'ultima pagina era stata scritta da poco, si capiva dall'inchiostro che non era ancora asciutto.Logbook , 19 September 1572 AD
Sembra che le carte dell'isola siano errate in termini di rapporti in scale e il concetto di misurazione riesce ancora difficile a questi vecchi cartografi. A questo punto devo persino mettere in dubbio se le coordinate siano addirittura false, magari l'isola non è neppure questa dove ci troviamo!Non riesco ad orientarmi su questa mappa tanto che da stanotte non chiudo occhio, non posso sprecare altro tempo e monete ad osservare dalla mattina alla sera quella stupidissima e primitiva isola tropicale. Dobbiamo almeno entro oggi sapere dove dirigerci, visto che nemmeno questo sembra il punto esatto.
La mappa aveva la forma dell'isola ma era scritta al rovescio! Si sbagliavano ad andare a sud se cercavano la cattedrale di Castillo de los Condes, perché si trovava a nord, ma in fondo non erano affari miei! Mi ero diretto verso la porta ed ero riuscito ad aprirla con la chiave appena recuperata. Dopo aver aperto la porta e chiusa di nuovo a chiave, con molta prudenza mi ero di nuovo avventurato in quel corridoio, fino ad arrivare davanti alla porta della cucina che era spalancata e illuminata, si poteva sentire Timothy lamentarsi: Damn!! Dove è il cuoco? Martin invece se la rideva a crepapelle prendendo in giro Timothy. Ero nei guai e non potevo superare la porta aperta, senza essere visto. Per non farli sospettare del mio tentativo di fuga, ero tornato indietro e avevo preso un piccolo calderone dalla stanza delle patate, così contemporaneamente avevo nascosto dentro una brocca: la lima, le monete d'oro, la collana, la chiave della stanza del capitano e il libriccino che avevo trovato.
Mi ero tenuto solo lo jojo che era insospettabile. Per giustificarmi avrei detto a Timothy che senza pentola non si sarebbe potuta bollire l'acqua, e era ovvio del resto, così potevo imbrogliarlo che non essendoci andato lui, c'ero andato io. La scusa reggeva? o non ci sarebbe cascato? Ma ero deciso a fare così, lui arrivò correndo in quella stanza e mi aveva trovato prima che ero riuscito io stesso ad andare nella cucina.
Timothy: Tu stai abusando della mia pazienza! Chi ti ha detto di andare a prenderti la pentola da solo? Fammi indovinare, stavi cercando di forzare qualche vecchia porticina, non e' vero? Ti imploro di smetterla di cercare una via d'uscita! Ci vado di mezzo io! Prima voglio scoprire quanto male devo farti, vediamo cosa hai rubato! Aha! Qua c'è qualcosa, mi sa che per te è finita male!! Vediamo cosa hai in tasca? Lo jojo? Come si può essere cosi' imbecilli da andare in giro con uno jojo? Lo rivuoi? Sei proprio un bambino! Ma ora vattene subito in cucina prima che ci scoprono a perdere tempo!!!!
Il suo chiasso mi lasciava indifferente, mentre si sentiva importante e forte, se non avessi avuto tanta sfortuna a quest'ora ero scappato e lui non lo avrebbe scoperto in tempo, ma lo stesso la situazione ora mi costringeva alla prudenza. Se avevo attirato l'attenzione, dovevo scaricarla su qualcos'altro prima di rischiare di essere tenuto sorvegliato ogni istante fino alla vera partenza della nave, ma in fondo Martin col suo tradimento ancora aveva un conto in sospeso con me, e se l'occasione lo richiedeva avrei sacrificato lui! Martin si trovava in cucina e insieme a lui iniziammo a riempire il pentolone e ad accendere il fuoco. Quella mattina dovevamo bollire carne essiccata e friggere uova di galline dentro delle padelle, condirle con poco sale e pepe. Quel cibo faceva un odore orribile, mi chiedevo come poteva mangiare una schifezza del genere di mattina ma poi mi sono ricordato che in fondo sono inglesi.
Mi avevano portato tre aragoste appena pescate e ancora vive, che dovevo bollire per il capitano e per i due pezzi grossi della nave: Marchese Matthews che è il finanziatore di Sir. Murdock e proprietario della merce che trasporta, e poi il sotto ufficiale Edward Draymond che è il capo di una grossa parte dei cannonieri e degli armigeri. Io come colazione avrei preferito dei piccoli mamon chino dentro quelle barbute bucce, o una noce di cocco con dentro quel latte dolce oppure una guanabana verde e dal sapore zuccherino, non certo quelle schifosissime uova fritte con carne bollita. Tutto comunque proseguiva lineare come cerimonia religiosa, avevamo servito i tavoli stavolta dovevo andarci anchio, e avevo continuato con il lavare la cucina, i piatti e incominciare i preparativi per il pranzo. A un certo punto in cucina era venuto a trovarmi qualcuno che avrei preferito non vedere. Potevo essere scocciato di Timothy e arrabbiato con Martin ma lui lo odiavo nel vero senso della parola!
Marshall:Hilandlubber! Che si dice? Sei degno di vivere? Io dico di si perché la tua vendita mi hai reso un po' di soldi. Il capitano è stato felice di assaggiare le tue pietanze, quindi valevi il tuo prezzo e io ho riscosso la mia parte. A te abbiamo procurato un lavoro della tua taglia. Quindi tutti vissero felici e contenti, no? Non mi importa niente di un native in meno nella tua isola, tutti quelli che hanno la pelle più scura della mia non hanno bisogno di monete, ma solamente di lavorare! Te l'avevo detto che il lavoro era per dura gente di mare e ti avevo detto che non era per te! Non sei stato abbastanza forte da non lasciarti mettere i piedi in testa ma non prendertela a male, fai finta che sia una lezione di vita detta da un vero uomo! Un saggio si era perfino allungato a dire: non desiderare ciò' che non conosci , potresti non essere pronto a riceverla. Hahahahaha!!! Spero che il soggiorno e la signoria di questa nave sia di tuo gradimento, che il servizio sia ottimo e possa rendere confortevole questo lungo viaggio senza ritorno. Comunque! Il capitano ha bisogno di te, come on!
Marshall mi aveva preso per una spalle e col pugnale nella schiena mi aveva portato in coperta. Alla vista del sole gli occhi avevano incominciato a bruciarmi e io ad abbagliarmi, mi ero già quasi abituato all'oscurità della nave. Oltre al sole battente, vi era un forte vento marino che feceva svolazzare i miei lunghi capelli. I corsari avevano abbassato le vele e stavano alzando l'ancora, mentre il capitano si trovava al timone. Di sicuro stavano per dirigersi a sud dell'isola, dove si trovavano solo folta vegetazione e nient'altro, era deducibile se seguivano l'errore di mappatura. Marshall mi aveva portato dritto davanti al capitano. Ero costretto a salutarlo e così ho dovuto fare, l'avevo salutato alzando la mano destra sulla testa, come sembrava nella loro usanza. Sir Murdock aveva fatto un cenno di mano a Marshall, in modo che se ne andasse e poi rivolgendosi a me si era mostrato con un orribile sorriso sulla bocca. Si era tirato indietro i suoi lunghi capelli biondi per poi fermarli con il suo capello di cuoio. Infine Simpatico come al solito disse:
Sir Murdock: Sembra che la pallottola a tuo favore, tu te la sia conquistata. La tua colazione mi è piaciuta cuoco, purtroppo però mi sei costato 5 spanish dollar e devi sapere che sono molto tirato con le monete, questo non mi rende proprio di buon umore. Ora ci penserai tu a togliermi questo dispiacere, sempre che tu non voglia assaggiare colpi di frusta! Dunque. Tu sei di questa zona e ora mi dirai dove si trova la cattedrale della cittadella di Castillo de los Condes, il cardinale dovrebbe essere Ramìrez Ignazio. Rispondi! Bene, quindi sostieni che sarebbe a nord sopra il vostro villaggio? Secondo la mia mappa è a sud, come mai? La boscaglia dove si troverebbe? A sud fino all'isolotto? Qui segna un bosco e un isolotto a nord ma nulla del genere a sud! Forse ho capito cosa è successo! Resta qua cuoco e vediamo se questo isolotto è dove dici te!
Avevo voglia di spedirlo in direzione della fine del mondo! Ma avevo preferito non mentirli e dirli la verità, se sospettava che io lo ingannassi, sicuramente se ne sarebbe accorto subito e preferì rispondere onestamente alle sue domande, visto che la frusta non era una cosa che volevo conoscere. Dal timone di fronte a me ora potevo vedere benissimo quella Obras de arte, le donne alate incastonate, non erano angeli come avevo pensato ma qualcos'altro. Le mani e i piedi avevano dei lunghissimi artigli, i volti erano sfigurati da smorfie, come se se urlassero con la bocca spalancata. Queste due statue incastonate nel timone mi ricordavano molto la polena e l'allucinazione avuta poche ore prima, quando avevo sporto la testa da una fessura.
Il tutto mi tormentava, mi incuriosiva e mi intrigava allo stesso tempo, era come una calamita alchemica attratta dal ferro. Quelle manifatture di legno dovevano avere un senso. Sotto il timone notai anche altro, vi era una parte in cui il legno era diverso e leggermente abbassato con la forma di un quadrato, forse era una porticina grande quanto bastasse per infilarci la mano e contenere qualcosa. Forse quelle due statue erano la chiave per aprirla. La raffigurazione invece sul timone era una donna e un drago alato. Intanto il capitano vide col binocolo l'isolotto che cercava, era visibilmente contento e mi aveva dato una pacca sulle spalla. Poi aveva notato la mia curiosità nell'osservare quell'intreccio di enigmi, per cui visibilmente turbato si rivolse a me.
Sir Murdock: Good job, cook! Cosa hai di guardare? Ah, quelle maledette statue! Si è vero, sono strane. Sono strane quanto strano può essere l'inferno. Conosci queste figure? La donna e il drago sono descritte nel mito di Naoussa, secondo molti è solo una favola ma a volte certe storie assurde possono essere vere. Hanno un segreto che trasformano donne in mostri! Ma questo non ti riguarda, non vedo comunque l'ora di trovare la cattedrale. Che dici? Come osi parlare senza il mio permesso, cuoco! Comunque per tua informazione non voglio derubarla dell'oro. Non che non mi dispiacerebbe, ma non è quella la priorità! Mi serve qualcosa di molto più particolare e importante.
Con occhi pieni di ambizione sorrise guardando l'orizzonte, mentre io ero rimasto indifferente alla sua crudele gioia e vi auguro anche a voi di non avere mai a che fare con gente del genere! Intanto non capivo una cosa, un capitano di una nave di corsari che va verso una ricchissima cattedrale nemica, per cosa di così particolare? E cosa mai poteva dare una chiesa oltre all'enorme tesoro che possiedono? Ero pervaso da questi dubbi ed ero sicuro che non cercavano la spiritualità! I corsari erano famosi per volere solo ricchezza. E poi quella cosa che mi aveva detto mi faceva ricredere sul fatto che magari qualche colpo di cannone, non gli avesse fatto battere la testa. Una persona sana di mente, come poteva andare in giro a raccontare che statue trasformano donne in mostri? Le donne neanche erano permesse su di una nave! Sicuramente era pazzo! Lui era tornato ai suoi pensieri e aveva fatto cenno di andarmene. Ero stato riaffidato a Marshall per essere riaccompagnato in cucina. Mentre scendevo le scale improvvisamente Marshall mi prese per un braccio cercando la mia attenzione, io tuttavia non avevo proprio voglia di parlare con lui.
Marshall: Scommetto che non credi a una sola parola del capitano e ti sembrerà tutto cosi assurdo! Anche Jeffrey non mi vuole credere! Ma devi sapere una cosa, io l'ho vista! Che dici? Non abbiamo niente da dirci? Sai che ti dico io? Se ti trasformano in un ammasso di budella e ti danno da mangiare ai pesci, sarò contento lurido indios!!
Mi aveva tirato contro il muro e mi aveva tirato un calcio, dopo di che mi aveva preso per la gola e mi premette contro la parete. Per quanto una persona possa sopportare anche quando conviene non fare scene, io una cosa aveva capito in quel istante, ne avevo davvero abbastanza di quei soprusi!!!
Voltandomi gli avevo ricambiato il pugno che avevo ricevuto da lui alla mia cattura e lo presi in pieno! Aveva fatto un lieve urlo stridulo e con una goffa caduta era finito a terra, solo sfortunatamente si era rialzato subito. Comunque si era permesso a portarmi la mia vita, farmi subire quel inferno, ero davvero infuriato e lui me la avrebbe pagata cara, anche a costo che fosse stata l'ultima cosa che avrei fatto! Dalla scala scesero dei corsari venuti a vedere la scena, non erano intervenuti, non indovinereste cosa avevano incominciato a fare. Avevano incominciato a scommettere monete sul esito e a fare il tifo. Marshall che aveva continuato a fissarmi con rabbia, aveva tirato fuori un cuchillo de caza per affrontarmi da degno vigliacco, io invece non avevo un pugnale e non avevo nulla con cui armarmi. Aveva cercato di afferrarmi per un braccio, ma io ero a schivarlo e mi tenevo in guardia, dal momento che nemmeno potevo fuggire. I pirati erano da entrambi i lati del corridoio e continuavano a esultare a quella scena.
Nuovamente si era scagliato contro di me, cercando di colpirmi ma non ci era riuscito nemmeno stavolta, in risposta gli avevo scagliato un pugno ma lui lo aveva bloccato col braccio. Infine aveva sferrato un nuovo colpo più alto che per poco mi aveva sfiorato il viso, ero davvero nei guai. Avevo arretrato visto che il gioco si faceva sempre più pericoloso, ma a un certo punto avevo una pistola premuta alla mia nuca. Il mondo mi fermato addosso sperando che quel qualcuno non mi sparasse, ma a un tratto avevo visto una punta di uno stocco allungarsi, stranamente contro Marshall. Era un corsaro con una folta barba che stufo di quella scena, aveva deciso di intervenire mentre gli altri gli fischiavano contro. Lo stesso uomo con un viso sadico mi aveva lasciato lo stocco in mano, dandomi una pacca e dicendomi: difenditi. Disse ad Marshall che era sleale da parte sua prendersela con uno più piccolo e disarmato, ora poteva affrontare un duello degno.
Si era allontanato rimettendo la pistola nella sua fodera e facendo cenno che potevamo continuare. Guardai Marshall cercando di capire cosa provava in quel momento. Spaventato aveva deciso di non attaccarmi, mentre io mi ero avvicinato a lui con la spada fra le mani. Poi con le spalle al muro aveva ripreso un po' di coraggio e aveva allungato ancora una volta il coltello verso di me, ma io vedevo la paura nei suoi occhi e mi sentivo sicuro. Quello che fece io pero' non me lo aspettavo. Mi aveva lanciato contro il pugnale e vedendomi la morte arrivarmi, mi ero scansato. Ringraziando forse le preghiere di Christina, quella punta tagliente si piantò nel muro e non nel mio petto. Il cuore mi batteva violentemente per lo spavento, mentre lui ritrovandosi disarmato incominciava a innervosirsi, e aveva ragione perché era il mio turno. Io alzando di nuovo lo stocco verso di lui, ero pronto a vendicarmi. Lui visibilmente impaurito dal possibile esito della battaglia, aveva deciso di scappare a gambe levate. Tutti si misero a fischiare Marshall e in quel istante compresi che non c'era bisogno di avere paura, se ci credevo, potevo tenere testa a quella gente meschina. All'improvviso ci fu un colpo di pistola e le urla del capitano che terminarono la scena, il pirata di prima si era ripreso il suo stocco e mi gridò di correre subito in cucina ora, se non volevo avere guai.Proseguimento (Capitolo V "La misteriosa creatura")
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