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Capo d'Orlando - A Villa Piccolo Tahar Ben Jelloun
Creato il 03 luglio 2013 da Antonella Di Pietro @Antonella_Di_PiLa duplice mostra è promossa dalla Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella e da “Il Cigno edizioni” e curata da Aurelio Pes. Ingresso libero. L’anteprima per la stampa è in programma sempre martedì 9 luglio, alle 11, in concomitanza con la conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2013 de “Le porte del Sacro”.
Saranno presenti all'inaugurazione il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, il Presidente della Fondazione, Carmelo Romeo, i consiglieri Aurelio Pes e Alberto Samonà, e Lorenzo Zichichi (Il Cigno edizioni).
Una mostra gratuita per la Fondazione Piccolo, resa possibile grazie all’impegno di Lorenzo Zichichi e degli artisti che hanno voluto, in questo modo, donare questo grande evento, quale messaggio di sostegno a Villa Piccolo.
“Écrire peindre”
Tahar Ben Jelloun (da tutti considerato il massimo scrittore marocchino) insiste nel considerare semplici “scarabocchi” privi di significato i suoi disegni e le sue pitture. Eppure sono una testimonianza unica di un grande artista, che dimostra di esserlo non soltanto per i suoi versi, ma anche per la sua arte pittorica. “Quando disegno frasi in arabo – sottolinea - le rendo indecifrabili a forza di riscriverle e di metterle le une sulle altre. Alla fine viene fuori un caos di caratteri incompiuti o molto frammentati, spezzati nel loro slancio, il tutto dà la sensazione di una vertigine in cui non si riconosce più niente. Quando si desidera che una frase sia letta, si scrive una lettera. Quando si vuole dimostrare che i grafemi arabi hanno la stessa affascinante eleganza dei grafemi cinesi li si seppellisce sotto un piccolo torrente di colori e di inchiostro”.
Tra le tante tele (tecnica mista), che rievocano le città del Mediterraneo, da Roma a Fez (sua città natale), dal souk di Tangeri alla Spagna, vista dalla città portuale marocchina, fino a Madeira, l'autore di "Creatura di sabbia" e "Notte fatale" (con cui ha ottenuto il premio Goncourt), torna questa volta grazie alle immagini, a parlare di viaggi e migrazioni.
“Dolce Acqua”
Nei nuovi paesaggi, dipinti soprattutto nella campagna a nord di Roma, ma anche a Long Island, si coglie il palpito della vita, esaltato da Ettore de Conciliis nella ricchezza cromatica della sua pittura. Sembra possibile percepire il fruscio della luce, il crepitio dei colori, fino al sentore dei profumi. “Tocchi rapidi di colori - ha scritto Maurizio Marini - che si sovrappongono e vibrano in un’atmosfera poetica e vitale, che non a caso sconfina dal microcosmo al macrocosmo, dalla zolla tempestata di piccoli fiori agli ammassi stellari dell’universo”.
Ai paesaggi de Conciliis abbina le nature morte, anch’esse sorprendenti per la loro vivezza, ma che manifestano una sostanziale differenza, nelle modalità di pittura, rispetto ai dipinti en plein air. Viste e riprodotte in uno spazio chiuso, le nature morte di de Conciliis si sottraggono a quell’effetto di fusione, o brulicante frantumazione, delle masse sfaldate dalla luce che è caratteristico di tutta la sua pittura di paesaggio, e costituiscono un capitolo a sé, basato su una sorta di congelamento dei volumi, che evoca valori tattili e geometrici, sia pure addolciti da morbidezze di tono. La luce è anche qui protagonista, benché diversa, tesa a modellare delicatamente e rotondamente le forme. La pittura di de Conciliis costituisce un caso particolare nel panorama dell’arte attuale. Lontana da qualsiasi cadenza delle avanguardie e post-avanguardie, propone la propria bellezza al di fuori dei programmi, si muove nel proprio spazio immune da compromessi con la ricerca forzata del “nuovo” e sembra non curarsi dei terremoti che hanno preceduto la sua nascita e accompagnato la sua crescita.
La mostra, che potrà essere visitabile fino al 15 settembre, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19, accoglie al suo interno anche diverse opere di artisti come Piero Guccione, Mimmo Rotella e Igor Mitoraj a cui Tahar Ben Jelloun ha dedicato alcuni scritti.
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