Capo Dipartimento “invita” a votare per liste amiche: scoppia il caso all’UPO

Creato il 07 febbraio 2012 da Lapulceonline

Se si firmano “Studenti Furiosi” un motivo ci sarà.  Gli studenti (e dottorandi) sono quelli dei Dipartimenti di Area Medica di Novara;  furiosi lo sono perché le elezioni universitarie sono state un flop colossale: a gennaio (25 e 26), mese di esami, in pochissimi si sono presentati alle urne. perché impegnati a studiare. Ma sono furiosi (ed indignati) soprattutto per il comportamento di un docente, e che docente. Nel periodo elettorale, molti studenti di medicina hanno ricevuto una email da Fabiola Sinigaglia, al vertice del Dipartimento di medicina dell’Università del Piemonte  Orientale. Nella missiva elettronica si informava dell’appuntamento elettorale, ma non solo: “E’ importante sostenere le candidature dei nostri studenti per dar maggior forza alla medicina negli organi di governo dell’università”, c’è scritto, con tanto di nome della lista e primo candidato da segnare. Sia per il Senato Accademico sia per il CdA.

La “giustificazione” pro domo sua di dar forza al dipartimento è vista dagli “studenti furiosi” come una propaganda, un modo di influenzare gli studenti-elettori utilizzando mezzi pubblici, dal momento che le liste “consigliate” non erano le uniche in lizza. E’ stata considerata, insomma, un’ingerenza inaccettabile nella gara più democratica in assoluto: le elezioni popolari. Si profila una turbativa elettorale? O è solo una leggerezza imperdonabile? Sta di fatto che qualcuno, dal Rettore in giù, dovrà confortare gli “studenti furiosi”.

“Animati dalla convinzione che il voto sia un diritto e soprattutto una scelta libera”, scrive il gruppo di indignati, “ci appare chiaro che tale questione, come minimo, dovrà essere sottoposta agli organi competenti, in ragione del fatto che l’ateneo ha, a quanto ci risulta, un codice etico”.

Docenti e coordinatori di Dipartimento, seppur amanti della propria materia e “partigiani” per passione, dovrebbero essere super partes, o almeno non seminare e-mail che restano nei computer anche di chi può non gradire la “pressione” piovuta dall’alto.


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