La “giustificazione” pro domo sua di dar forza al dipartimento è vista dagli “studenti furiosi” come una propaganda, un modo di influenzare gli studenti-elettori utilizzando mezzi pubblici, dal momento che le liste “consigliate” non erano le uniche in lizza. E’ stata considerata, insomma, un’ingerenza inaccettabile nella gara più democratica in assoluto: le elezioni popolari. Si profila una turbativa elettorale? O è solo una leggerezza imperdonabile? Sta di fatto che qualcuno, dal Rettore in giù, dovrà confortare gli “studenti furiosi”.
“Animati dalla convinzione che il voto sia un diritto e soprattutto una scelta libera”, scrive il gruppo di indignati, “ci appare chiaro che tale questione, come minimo, dovrà essere sottoposta agli organi competenti, in ragione del fatto che l’ateneo ha, a quanto ci risulta, un codice etico”.
Docenti e coordinatori di Dipartimento, seppur amanti della propria materia e “partigiani” per passione, dovrebbero essere super partes, o almeno non seminare e-mail che restano nei computer anche di chi può non gradire la “pressione” piovuta dall’alto.