Da dove cominciare? Beh, dal regista, Francois Truffaut. E si potrebbe finirla lì. Poi mi vengono in mente i revisionisti, i detrattori dell'ultim'ora che lo relegano a film da Nouvelle Vague fine a sè stesso. E allora scatta la molla della rabbia. Senza "Jules e Jim" cosa sarebbe stato il cinema? Forse avrebbe evitato ripetizioni stantie e poco originali, forse avrebbe evitato di compiere scempi su scempi di originalità discutibile. Ma, forse, senza "Jules e Jim", il cinema non sarebbe stato cinema, ma semplicemente fiction. Come i film che vanno di moda oggi, che vedono un continuo assuefarsi della dimensione del racconto-narrazione senza un mezzo stilistico di trasmissione degli stessi adeguato e consono. Cosa fa di "Jules e Jim" un film profondamente vivo? Al di là dei moralismi, bigottismi, qualunquismi, revisionismi, "Jules e Jim" è affascinante perchè coglie una rappresentazione ante-prima guerra mondiale e introduce i caratteri di un'Europa tra Belle Epoque, conflitto, instabilità e spirito individualista, nuovi fascismi. Ma Truffaut, che non è un passatista, aggiorna tutto sull'onda dell'Onda (gioco di parole necessario) che sta travolgendo già il mondo, le istituzioni, la società. In "Jules e Jim", film del 1962, appare l'uomo e la donna come sessualmente ed emotivamente in cerca di cambiamenti costanti, incapace di confinare sè stesso in una monogamia che sa di sistema totalitario e oppressivo. Ma Truffaut è anche un maestro cosciente della carica emotiva che può avere un'opera artistica, e svia l'interpretazione, non lascia sull'asfalto buoni e cattivi, quanto più delinea un mondo che opera secondo impulsi, senza giudizi di valore. La sua mano di regista ha dei momenti di genialità assoluta, come quando condensa singole espressioni di Jeanne Moreu in una sequenza di pellicola segmentata, o quando stacca improvvisamente per riprendere in una diversa circostanza parallela gli stessi personaggi, con ellissi che accrescono la capacità di attenzione, mista a quello stupore che si prova di fronte a qualcosa che sembra insieme incomprensibile e impossibile, imprevedibile e colpisce l'occhio più della testa. Il cinema di Truffaut si mostra, in "Jules e Jim", una sorta di compendio da regia, segno di studio, di comprensione tecnica, di attenzione ai processi psicologici degli spettatori. Truffaut è il regista-montatore, ma anche il regista-autore, ma anche il regista-poeta, ma anche il regista-narratore, ma anche il regista-attore, ma anche il regista-cultore. E poco contano i suoi attori maschi, Henri Serre e Oskar Werner, ai cui personaggi è legato il titolo dell'opera; a dominare è Jeanne Moreau che crea una donna incredibile e uscita da qualche dipinto novecentesco e ricolma di letterarietà e sfuggevolezza, imprimendosi nella mente di chi guarda. Da un testo del "matusa" Henri-Pierre Roché, Truffaut scova la grande giovinezza dei vecchi.
Da dove cominciare? Beh, dal regista, Francois Truffaut. E si potrebbe finirla lì. Poi mi vengono in mente i revisionisti, i detrattori dell'ultim'ora che lo relegano a film da Nouvelle Vague fine a sè stesso. E allora scatta la molla della rabbia. Senza "Jules e Jim" cosa sarebbe stato il cinema? Forse avrebbe evitato ripetizioni stantie e poco originali, forse avrebbe evitato di compiere scempi su scempi di originalità discutibile. Ma, forse, senza "Jules e Jim", il cinema non sarebbe stato cinema, ma semplicemente fiction. Come i film che vanno di moda oggi, che vedono un continuo assuefarsi della dimensione del racconto-narrazione senza un mezzo stilistico di trasmissione degli stessi adeguato e consono. Cosa fa di "Jules e Jim" un film profondamente vivo? Al di là dei moralismi, bigottismi, qualunquismi, revisionismi, "Jules e Jim" è affascinante perchè coglie una rappresentazione ante-prima guerra mondiale e introduce i caratteri di un'Europa tra Belle Epoque, conflitto, instabilità e spirito individualista, nuovi fascismi. Ma Truffaut, che non è un passatista, aggiorna tutto sull'onda dell'Onda (gioco di parole necessario) che sta travolgendo già il mondo, le istituzioni, la società. In "Jules e Jim", film del 1962, appare l'uomo e la donna come sessualmente ed emotivamente in cerca di cambiamenti costanti, incapace di confinare sè stesso in una monogamia che sa di sistema totalitario e oppressivo. Ma Truffaut è anche un maestro cosciente della carica emotiva che può avere un'opera artistica, e svia l'interpretazione, non lascia sull'asfalto buoni e cattivi, quanto più delinea un mondo che opera secondo impulsi, senza giudizi di valore. La sua mano di regista ha dei momenti di genialità assoluta, come quando condensa singole espressioni di Jeanne Moreu in una sequenza di pellicola segmentata, o quando stacca improvvisamente per riprendere in una diversa circostanza parallela gli stessi personaggi, con ellissi che accrescono la capacità di attenzione, mista a quello stupore che si prova di fronte a qualcosa che sembra insieme incomprensibile e impossibile, imprevedibile e colpisce l'occhio più della testa. Il cinema di Truffaut si mostra, in "Jules e Jim", una sorta di compendio da regia, segno di studio, di comprensione tecnica, di attenzione ai processi psicologici degli spettatori. Truffaut è il regista-montatore, ma anche il regista-autore, ma anche il regista-poeta, ma anche il regista-narratore, ma anche il regista-attore, ma anche il regista-cultore. E poco contano i suoi attori maschi, Henri Serre e Oskar Werner, ai cui personaggi è legato il titolo dell'opera; a dominare è Jeanne Moreau che crea una donna incredibile e uscita da qualche dipinto novecentesco e ricolma di letterarietà e sfuggevolezza, imprimendosi nella mente di chi guarda. Da un testo del "matusa" Henri-Pierre Roché, Truffaut scova la grande giovinezza dei vecchi.
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Un lungo fatale ultimo addio di Il Velo Nero
Recensione di Lullibi con raid di Libera(le intrusioni in blu)!Caspiterina gente! Finalmente! Ero lì a dire alla solita compagna di merende Libera che gli... Leggere il seguito
Il 02 giugno 2015 da Junerossblog
CULTURA, LIBRI, ROMANZI -
Cannes in 48 recensioni (da Alias María a Zvizdan)
Alias María Amnesia Amy AN As mil e uma noites – Volume 1, o inquieto (Arabian Nights vol. 1) Carol Cemetery of Splendour Chronic Comoara (Le Trésor) Dheepan... Leggere il seguito
Il 29 maggio 2015 da Luigilocatelli
CINEMA, CULTURA, PROGRAMMI TV, TELEVISIONE -
Cannes 2015 in 48 recensioni
48 film in 48 recensioni da Cannes 2015. Tutti i film del concorso (11 su 19). 11 film su 19 di Un certain Regard. Più film fuori concorso, proiezioni... Leggere il seguito
Il 29 maggio 2015 da Luigilocatelli
CINEMA, CULTURA, PROGRAMMI TV, TELEVISIONE -
Intervista di Irene Gianeselli al regista Federico Greco: viaggio nel cinema...
Federico Greco è regista, sceneggiatore, editor e doppiatore. Ha scritto e diretto format televisivi per la Rai e per Sky, documentari, cortometraggi e film. Leggere il seguito
Il 22 maggio 2015 da Alessiamocci
CULTURA -
Cannes 2015: i 5 film che ho visto oggi lunedì 18 maggio
Marguerite et Julien 1) La loi du marché (La legge del mercato) di Stéphane Brizé. Concorso. A 51 ani Thierry perde il lavoro. Leggere il seguito
Il 19 maggio 2015 da Luigilocatelli
CINEMA, CULTURA, PROGRAMMI TV, TELEVISIONE -
Cannes 2015, i 5 film che ho visto oggi ven. 15 maggio
‘L’ombre des femmes’ di Philipe Garrel The Lobster di Yorgos Lanthimos. Concorso. Ci sia aspettava un gran film, e grande film è stato. Il migliore tra i... Leggere il seguito
Il 16 maggio 2015 da Luigilocatelli
CINEMA, CULTURA, PROGRAMMI TV, TELEVISIONE